Una selezione delle lampade più interessanti da vedere negli spazi fieristici di Rho, nei padiglioni dedicati alla biennale dell’illuminazione

Dalle lampade-gioco di Ingo Maurer ai sistemi brevettati di Artemide che massimizzano il flusso luminoso, per illuminare di più e consumare meno, con grande attenzione al comfort visivo e all’ambiente.

Una selezione, sicuramente non esaustiva, delle tantissime novità da non perdere a Euroluce 2023, la biennale del Salone del mobile dedicata all'illuminazione, fino a domenica 23 aprile alla fiera di Rho.

Euroluce si svolge nei quattro padiglioni 9-11 e 13-15, in uno spazio espositivo di 29.431 metri quadrati con 314 espositori, di cui circa il 45 per cento esteri.

Leggi qui l'intervista a Beppe Finessi, curatore di Euroluce 2023

Helgoland di Carlotta de Bevilacqua per Artemide, pad 11, stand 114

È il progetto di cui Carlotta de Bevilacqua, presidente e ceo di Artemide, va più fiera.

Stiamo parlando di Helgoland, un elemento piatto di appena 12,5 millimetri di spessore, che prende il nome dall’isola tedesca nel Mare del Nord, dove nel 1925 un giovanissimo Werner Heisenberg inventò il principio della fisica quantistica.

Helgoland è formato da ottiche esagonali come un alveare, che collaborano tra loro per massimizzare il flusso luminoso, per illuminare di più e consumare meno energia. Una rivoluzione, un progetto brevettato, o meglio, come dice la stessa de Bevilacqua, una nuova fisica della luce.

Black Flag di Konstantin Grcic per Flos, pad 13, stand 106

Uno dei progetti più potenti di Konstantin Grcic: è Black Flag per Flos, una luce da parete estensibile formata da una barra verticale e tre orizzontali, che si dispiega come una bandiera per illuminare un intero ambiente o un grande tavolo.

“La lampada Black Flag incarna lo spirito ribelle del suo nome, ispirato all’omonima band hardcore punk statunitense”, racconta il designer, “ma è anche un pezzo di design funzionale e sorprendente.

La sua capacità unica di estendersi fino a 3,5 metri dalla parete porta la luce nel cuore di qualsiasi spazio e, quando è ripiegata, ricorda una scultura elegante e visivamente potente. È un pezzo importante, scultoreo, che attira lo sguardo, pur rimanendo umile nel suo scopo”.

In fiera, la lampada è in mostra con la scritta Act now, un invito ad agire ora per salvare l'ambiente.

La lampada è progettata con il minimo dei materiali, prevalentemente alluminio, senza colle né saldature. Ogni elemento può essere facilmente disassemblato per essere riparato o sostituito. Inoltre, Black Flag viene spedita in barre smontate, piatte, riducendo i volumi e l’impatto del trasporto.

Pli di Felicia Arvid per Foscarini, pad 11, stand 106

A 24 anni ha partecipato al SaloneSatellite. A 28 anni, nel 2022, ha vinto il Compasso d'Oro con il sistema fonoassorbente Klipper per Caimi Brevetti, divenendo la più giovane progettista donna a vincere il 'nobel' del design.

È Felicia Arvid, la (bravissima) creativa danese appassionata di sartoria, con un background in fashion design. Quest’anno debutta nell’illuminazione con Pli per Foscarini, una lampada a sospensione formata da un anello di luce intorno al quale la designer drappeggia a onde un foglio sottilissimo di carta o di legno per dare vita a una serie di morbide pieghe e sbalzi.

Felicia Arvid e Foscarini mostrano che per creare luci emozionanti e funzionali non servono effetti speciali o complicazioni. Alla base della magia c’è l’idea.

Pic-a-stic di Ingo Maurer, pad 11, stand 208

Grande ritorno, quello di Ingo Maurer a Milano, dopo la scomparsa del suo fondatore, nel 2019, e dopo l'acquisizione di Foscarini.

L'azienda di Monaco torna ad emozionarci, e divertirci, con lampade-gioco che strappano il sorriso (evviva!).

Un esempio? Pic-a-stic, una lampada che ricorda il gioco shanghai: è fornita in kit da oltre 50 bastoncini colorati da disporre liberamente, trasversalmente o parallelamente, intorno al corpo luminoso centrale, sorretti da un anello elastico in gomma nera; basta spostare i bastoncini per modificare la forma della lampada, proprio come accade nel celebre gioco da tavolo.

Asintoto di Davide Groppi, pad 13, stand 122

"Tutte le mie lampade, anche quelle nuove, sono sogni calati in una dimensione di concretezza progettuale”, racconta Davide Groppi, inventore, progettista e produttore con il suo omonimo brand, che già da piccolo giocava costruendo lampade a mano, osservando il padre elettrotecnico.

“Mi piace pensare alle nostre lampade come a piccole invenzioni capaci, con molta semplicità, di emozionare e sorprendere.

E, ogni volta, lo scopo della mia ricerca è dimostrare qualcosa di nuovo, mai visto prima. Con questi sentimenti ho creato e selezionato una nuova collezione di lampade”.

Tra le novità c’è Asintoto, “l’evocazione di un buco nero da cui non esce nemmeno la luce, un luogo da cui la luce riesce a scappare e pervade lo spazio di meraviglia e capienza. Astrazione, purezza, segno grafico. Spento, il disco appare enigmatico, presenza simbolica dell’assenza della luce”.

Liiu di Studio Vantot per Luceplan, pad 11, stand 102

Bellissima, all'entrata dello stand di Luceplan, la luce Liiu di Studio Vantot.

Riduttivo chiamarla lampada: Liiu è una scultura luminosa modulare che libra nell’aria “come un salice nella brezza”, come racconta il duo di designer basato a Eindhoven.

I corpi lampada sono intrecciati in una sottilissima struttura in acciaio inossidabile, cavi metallici elettrificati che trasportano la corrente, ancorati al soffitto e tenuti in costante tensione con dei contrappesi. Il montaggio è semplice e veloce.

Il plus: si possono spostare i corpi illuminanti lungo le funi elettrificate, per indirizzare il flusso luminoso dove serve, e cambiare di volta in volta la composizione di questa eterea scultura di luce.

Africa di Francisco Gomez Paz per Vibia, pad 15, stand 126

Francisco Gomez Paz mette a segno un altro colpo da maestro e per Vibia presenta Africa, una lampada senza fili che con la sua forma conica allungata antropomorfa ricorda le sculture africane in ebano.

Una task lamp maneggevole che diventa una compagna di vita e di lavoro. Basta sfiorare un pulsante sulla testa per accenderla, spegnerla e regolarla di intensità, mentre per ricaricarla si appoggia il fusto su una base di alluminio magnetizzata, in continuità con il disegno scultoreo della lampada.

“Africa offre tutte le funzionalità necessarie di una lampada da lavoro senza bisogno di nessun meccanismo”, racconta Francisco Gomez Paz.

"Mi hanno sempre affascinato i meccanismi e la loro complessità, perciò ho provato una sensazione contrastante quando mi sono reso conto che con l'efficienza attuale dei led e l'autonomia delle batterie potevo fare una lampada da lavoro senza i tradizionali bracci articolati.

Ho dovuto reprimere molte idee interessanti di meccanismi e cercare un approccio diverso e semplificato. Da questo processo è nato Africa”.

Thalea di Francesco Librizzi con Paolo Rizzatto per FontanaArte, pad 11, stand 101

“L'ho progettata con il mio maestro Paolo Rizzatto”, racconta Francesco Librizzi, art director di FontanaArte.

Thalea è formata da una serie di paralumi in vetro borosilicato colorato che, grazie a un giunto, si possono comporre in configurazioni molteplici, ispirate alle proporzioni dei capolavori dell’arte rinascimentale italiana.

Thalea è una famiglia che nasce ed esprime tutta la passione di Rizzatto e Librizzi per la luce e il colore: i paralumi in vetro sono a scelta in tante cromie, dai torni caldi ai freddi, da combinare per creare atmosfere e mood differenti.

Due le sorgenti luminose: una lineare che diffonde la luce ambientale attraverso i vetri colorati, e uno spot per illuminare direttamente le superfici. Il risultato è una luce emozionale e funzionale, bella anche da spenta.

Halley di Richard Sapper del 2005, rieditata da Stilnovo, padiglione 15, stand 120

È la grande protagonista dello stand di Stilnovo. È Halley, la lampada da lavoro progettata da Richard Sapper nel 2005 e adesso riproposta da Stilnovo.

Come l’omonima cometa del sistema solare, Halley si muove ruotando di 360 gradi attorno al suo peso equilibratore in orbite regolari.

La parte posteriore della testa (la 'coda' della cometa) che ne permetteva il raffreddamento nel progetto originale, si libera oggi del vecchio sistema di dissipazione, non più necessario grazie alla tecnologia led contemporanea, e adesso ingloba un dimmer di prossimità: basta avvicinare la mano a un centimetro da Halley per accenderla, spegnerla e regolarne l’intensità luminosa.

Un progetto riletto in collaborazione con gli eredi del geniale progettista tedesco, e attualizzato con le moderni sorgenti a led ad alta efficienza e luce bianco-calda.

Teresa di Ferruccio Laviani per Kartell, pad 2, stand A11

A distanza di vent’anni da Bourgie, una delle lampade più amate e copiate, quest’anno celebrata nello showroom Kartell con una nuona edizione limitata coloratissima, Ferruccio Laviani progetta Teresa, una lampada che sembra schiudere i propri petali in un gioco di luci calde e avvolgenti.

Un ulteriore passo in avanti nella sperimentazione di nuove idee progettuali e tecniche di stampaggio industriale nel campo dell’illuminazione che permette di ottenere curve e volumi inediti.

Dall’allure anni Settanta, Teresa è ideale come lampada da tavolo, ancora più scenografica se messa di fianco al letto sul comodino. Realizzata in policarbonato riciclato, è disponibile in tanti colori in finitura lucida.