Ritorna, al quinto anno, l’evento più atteso del FuoriSalone di Milano. Gli ideatori ci anticipano le novità (tra cui Alcova Project Space), le installazioni più spettacolari e i nomi emergenti da non perdere

Dopo aver registrato lo scorso anno più di 60mila visitatori, ritorna Alcova, l’evento più atteso del FuoriSalone di Milano, in calendario dal 17 al 23 aprile 2023, quest’anno in una nuova location, cioè il monumentale ex macello di Porta Vittoria, in viale Molise 62.

Giunta alla quinta edizione, Alcova è una mostra delle mostre, che non vuole essere una rassegna curatoriale, ma una piattaforma del design indipendente in tutte le sue espressioni, e allo stesso tempo un’occasione per scoprire e riattivare luoghi dimenticati della città.

Oltre 70 gli espositori già annunciati, tra designer, aziende, gallerie, istituzioni che attraverso progetti di ricerca indagano ambienti di vita, prodotti, sistemi, materiali e innovazione tecnologica.

A raccontarci le novità, gli ideatori di Alcova, cioè il tandem inossidabile formato da Valentina Ciuffi, fondatrice di Studio Vedèt, e Joseph Grima, alla guida di Space Caviar.

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Perché per Alcova 2023 avete scelto l'ex macello di Porta Vittoria?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Accettiamo delle sfide sempre nuove, avremmo potuto fermarci nella ricerca e restare nella location dello scorso anno, molto amata da tutti, cioè l’ospedale militare di Baggio.

Il nostro è un progetto itinerante, come un progetto di urbanistica temporanea, è un contributo importante che diamo alla città, è un modo per Milano di riscoprirsi.

Visitiamo tantissimi spazi prima di scegliere quello giusto per Alcova, perché deve avere dei requisiti tecnici molto precisi per ospitare l’evento, deve essere accessibile, facile da raggiungere, con una buona parte di spazi coperti e diversificati, ma soprattutto che sia un luogo un po’ magico, speciale, inedito, che ci trasmetta delle sensazioni.

Fondamentale anche il rapporto con il verde, noi andiamo a caccia di luoghi che vivono il momento topico di passaggio in cui la natura si riappropria dell’architettura e della città, dato lo stato di abbandono, ciò contribuisce alla magia del posto.

Dopo aver attivato un ex panettonificio, una fabbrica di cashmere e gli edifici abbandonati di un complesso ospedaliero militare, questa volta esploriamo l’ex macello di Porta Vittoria, è l’ultima occasione per vederlo così com’è, perché poi verrà trasformato per ospitare un nuovo interessante insediamento culturale e urbanistico”.

Quali sono le novità di Alcova 2023?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Tra le novità c’è Alcova Project Space, evoluzione di Curated by Alcova dello scorso anno, uno spazio-mostra in cui promuoveremo una selezione di progetti che secondo noi rappresentano con forza e originalità i linguaggi più interessanti del momento.

Alcova infatti non è una mostra curatoriale, ma è una selezione delle proposte che ci arrivano spontaneamente.

In Alcova Project Space invece in modo proattivo scegliamo di esporre alcuni designer che per noi sono rappresentativi di filoni contemporanei.

Alcova Project Space potrebbe evolversi in futuro, diventare uno spazio permanente che lavora tutto l’anno, oppure potrebbe spostarsi con noi e partecipare ad altre mostre, oppure vivere online.

Inoltre, avremo un concept store in collaborazione con Older, lo studio formato da Letizia Caramia e Morten Thuesen che ci personalizza da anni le divise, sarà un punto vendita Older x Alcova, quindi con pezzi di collectible design del duo di creativi, e con altri oggetti pensati appositamente per questa edizione”.

Come avete ripensato l'ex Macello di Porta Vittoria?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Lo scorso anno abbiamo capito di aver raggiunto il limite massimo di visitabilità dello spazio, quindi ci siamo calibrati sull’idea di non superare la dimensione e l’entità del 2022.

L'ex macello di Porta Vittoria, macello comunale costruito tra il 1912 e il 1914 su progetto di Giannino Ferrini e Giovanni Filippini, e dismesso tra il 1995 e il 2005, si estende su 20mila metri quadrati, con tanti esterni, una superficie espositiva di poco superiore a quella dell’anno passato, ma dosata bene.

Non abbiamo occupato ogni angolo, in modo vorace. Le richieste di partecipazione sono tante, ma crediamo che Alcova debba mantenere la sua anima ed essere visitabile in modo sostenibile”.

Qualche anticipazione sugli espositori di quest’anno?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Alcova è una mostra sfaccettata che tocca più argomenti, dai materiali al genere, dall’innovazione al craft.

Ci sarà per esempio This is Denmark, un’installazione costruita sui temi di paesaggio e suono, che esplora il rapporto tra chi fa design in Danimarca oggi e il suo heritage.

La ricerca sui materiali è un tema indagato da numerosi partecipanti, da Atelier Luma - Luma, Arles che, coordinato da Jan Boelen, inviterà i visitatori in un viaggio spettacolare alla scoperta dei materiali e delle loro evoluzioni; ai finlandesi di Habitarematerials, che presenteranno una maxi installazione curata da Nemo Architects, una grande enciclopedia di materiali innovativi e sostenibili con cui il pubblico potrà interagire. La start-up Chair 1:1 proporrà un percorso di produzione completamente circolare, il duo californiano Prowl mostrerà come realizzare una sedia interamente compostabile, mentre Stacklab chairs trasformerà senza retorica i tessuti riciclati.

Un altro filone sarà il contemporary craft con, ad esempio, i progetti di Cengiz Hartmann e Yuma Kano x Sho Ota, e delle nuove tecnologie esemplificate dalla ricerca di Kate Greenberg.

La mostra esplora inoltre i campi spesso trascurati del design sensoriale, indagandone la dimensione olfattiva, con il progetto inedito di Dwa per Les Eaux Primordiales, o quella del gusto, con l’installazione liquida di Mamo. Grande spazio ai nomi emergenti, come N/A (Natalia Triantafylli - Andrew Scott), Kiki Goti, Monstrum Studio, Sangmin Oh e WangyichuWangyichu, i cui progetti saranno a fianco di quelli di brand e studi affermati come Lindsey Adelman Studio o Atelier Areti.

Alcova 2023 indagherà il confine tra in&out con le installazioni site specific di Polcha e Objects of Common Interest.

Come ogni anno, vogliamo celebrare la forza unificante del design, capace di connettere talenti provenienti da luoghi diversi, come Cina, Giappone, Corea, Stati Uniti, India, Turchia, per citarne alcuni”.

Come scegliete i partecipanti?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Non c’è un processo definito e formale. Alcova è una comunità che cresce, quindi la maggior parte dei nostri partecipanti proviene dalle edizioni passate.

Altri invece si candidano spontaneamente, non ci sono delle call, ma funziona molto per passaparola.

Crediamo che questo sia il modo migliore per creare una sorta di coesione, per dare un senso di insieme e di continuità a tutti i progetti, come se Alcova diventasse l’espressione di un certo modo di vedere il design, senza che questo sia definito attraverso dei parametri specifici.

Alcova è un insieme di mostre che sono di designer indipendenti, ma anche di grandi istituzioni, di gallerie e collettivi, quindi la partecipazione è molto trasversale, pur essendo gli espositori accumunati da una certa visione del design”.

I partecipanti interpretano anche il luogo?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Un aspetto fondamentale di Alcova è il legame con l’architettura che ci ospita.

Scegliamo sempre dei luoghi che presentano una grande varietà di ambienti, alcuni enormi, altri molto piccoli, altri ancora simildomestici o sottoforma di grandi gallerie esterne.

Quindi noi facciamo il grande sforzo di selezione e interpretazione dei progetti che ci vengono sottoposti, collocandoli negli spazi che riteniamo essere adeguati alla loro ricerca, e anche alla loro capacità di investimento.

Al contempo facciamo sì che i progetti abbiamo una certa risonanza nel loro susseguirsi”.

Quest’anno Alcova è alla quinta edizione. C’è un’evoluzione nelle proposte che ricevete?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “A Milano, prima di Alcova, per il FuoriSalone non esisteva una piattaforma di grandi dimensioni per le espressioni di design non canoniche e non ortodosse, come per esempio i giovani collettivi che lavorano con la performance o che mostrano i processi, e non solo gli oggetti.

Noi siamo attenti e diamo spazio ad ogni forma di espressione, non solo alle installazioni o ai prodotti, ma anche alle proposte molto concettuali, fatte di suono, di persone che si muovono.

Essendo una piattaforma di ricerca, arrivano dei progetti molto sperimentali, non ci sono limiti.

Sempre più spesso riceviamo proposte già pensate per lo spazio, significa che siamo riusciti a trasmettere il concetto che Alcova non è una fiera, non ci sono degli stand, ma bisogna dialogare con l’architettura.

Un trend forte che ritorna, e che c’è sempre stato, è rappresentato, come detto prima, dai progetti di ricerca sui materiali”.

Basta trovare un luogo dimenticato per creare un evento di successo?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Non basta scegliere la location remota e poi metterci dentro delle cose, lo spazio è solo uno degli ingredienti. Alcova è il risultato di un lavoro permanente che portiamo avanti durante l’anno, per Alcova ma anche in qualità di curatori e di talent scout.

Sappiamo che molti, dopo di noi, hanno deciso di esporre in luoghi lontani e dimenticati.

Non siamo in competizione con nessuno. Al contrario, a noi interessa che tutti presentino proposte di valore, affinché l’esperienza del Salone del mobile di Milano e del FuoriSalone siano dei momenti sempre più importanti di convergenza, di scambio, di creazioni di nuovi contatti, è nell’interesse di tutti che la design week milanese vada bene.

Noi saremmo soltanto felici se anche altri ci aiutassero a portare avanti questo processo, per svecchiare il modo in cui si racconta il design indipendente ma anche quello mainstream.

Siamo i primi sostenitori di chi ci voglia aiutare ad andare in questa direzione, vogliamo che diventi la normalità nel mondo del design, non l’eccezione”.

Alcova è diventato un evento di grande successo. Avete paura di perdere un po’ della vostra libertà e indipendenza?

Valentina Ciuffi e Joseph Grima: “Pensiamo che il nostro modo di lavorare non sia cambiato in questi cinque anni, siamo rimasti un piccolo team molto affiatato, agile, sul campo e indipendente, non ci siamo mai istituzionalizzati.

La formula di Alcova non si è modificata: siamo una piattaforma per il design indipendente di ricerca.

È un progetto fresco, che portiamo avanti per (grande) passione, perché come attività principale abbiamo degli studi e facciamo altro, e penso che questo si trasmetta e si percepisca”.