Siamo abituati a scovare i talenti nelle collettive, soprattutto quelle delle periferie della città. Ma sempre di più i designer più talentuosi vengono arruolati molto presto dai grandi marchi. Ecco qualche esempio virtuoso

L’ultimo fotogramma incornicia un boost di progettualità intorno a un lungo ripiano in calcestruzzo, riempito di progetti di laurea in design provenienti da tutte le scuole e accademie d’Europa. Era The Lost Graduation Show, la formula che il Supersalone aveva trovato, lo scorso settembre, per non dimenticare i giovani designer nell’edizione priva del consueto appuntamento in fiera con il Satellite.

Tornata a Rho la vetrina per gli under 35, il FuoriSalone continua a essere una dimensione altrettanto importante per i progettisti junior, anche se parlare di under lascia sempre una scia di retorica. O, peggio, di paternalismo. Ma è un rischio che va corso, se vogliamo avere un’idea dell’aria che tira tra chi disegnerà il mondo di domani o ha già iniziato a farlo.

La conferma, Guglielmo Poletti da Flos

Gugliemo Poletti, classe 1987, arriva al suo debutto per Flos con un curriculum denso, tra gli studi ad Eindhoven e i progetti apprezzati per Desalto e Decoratori Bassanesi che hanno convinto i design curator della storica azienda di luci, Calvi Brambilla, a portarlo in scuderia.

To-Tie (dall’inglese legare, fissare) è la lampada da tavolo composta da una serie di elementi ridotti al minimo indispensabile e tenuti insieme dalla sola tensione meccanica, senza bisogno di viti, collanti o saldature. Nello spirito della lampada, rivivono le intuizioni dei fratelli Castiglioni e dei loro geniali ready-made.

"I miei oggetti" spiega Poletti, "traggono origine dal fare. Parto sempre da studi fisici, utilizzando i materiali per innescare l’intuizione, piuttosto che filtrare le idee attraverso un processo di disegno guidato dalla razionalità.

Ciò si traduce in una ricerca costante di singoli gesti costruttivi, attorno ai quali il lavoro viene sviluppato. To-Tie non fa eccezione, poiché nasce da una personale ricerca di lunga durata sul tema della tensione strutturale, che, grazie alla collaborazione stimolante con Flos e al know-how unico dell’azienda, è stata tradotta con successo per la prima volta in un prodotto industriale".

La scommessa, Linde Freya Tangelder e il progetto Patronage di Cassina

C’è un’azienda ambasciatore del made in Italy che ha pensato bene di ripescare in questo tempo incerto una parola e un concetto antico e nobile: patronaggio, ovvero mecenatismo, la pratica secolare che nell’Italia rinascimentale è stata il motore dello sviluppo delle arti.

Dall’incontro tra Cassina e la brasiliana Linde Freya Tangelder è nata la prima tappa del progetto Patronage, attraverso il quale l’azienda di Meda decide di scommettere sui talenti.

Per l’occasione, Cassina ha seguito la realizzazione dei progetti elaborati dalla designer brasiliana durante l'esperienza di IN Residence a Torino, curata da Barbara Brondi e Marco Rainò, rimodulando alcuni pezzi di collectible design nell'ottica della produzione in serie.

Il coraggio, Vita Lenta a cura di Finemateria a Isola District

Arrivano alla design week sull’onda di un successo fulminante. Le loro sedie e poltrone 'estratte' dal poliuretano espanso, presentate alle ultime due edizioni di Edit Napoli, hanno conquistato la critica e gli addetti ai lavori. Giovanissimi, laureati allo Ied di Milano nel 2019, Stefano Bassan e Gianluca Sigismondi, i Finemateria, si cimentano per la prima volta con la curatela, tenendo le redini di un progetto che coinvolge sedici studi.

Ispirato a un concept che, ragionando per stereotipi, è quanto di più lontano si immagina dall’attitudine di uno studio under 30, Vita Lenta è una riflessione intorno ai percorsi espositivi legati al design editoriale e di ricerca, indipendente, ma anche un progetto individuale e corale allo stesso tempo.

"Spesso la visita risulta statica e inespressiva, senza andare oltre una percezione visiva superficiale spiegano i curatori. "Vita Lenta è invece un invito a perdere la cognizione del tempo". Insieme ai progetti di Bassan e Sigismondi, Vita Lenta è l’occasione per apprezzare anche i lavori di altri studi quotati, da Plasticiet all’accoppiata Pretziada + Studiopepe passando per Cara/Davide e Lorenzo Mason.

Il collettivo, Dopo? al Corvetto

Un’altra storia corale, sviluppata con grande capacità organizzativa dal gruppo Dopo?, che ha inaugurato a marzo i suoi spazi in una ex officina al Corvetto, dove hanno trovato casa designer, scenografi, architetti, giardinieri, programmatori, videomaker. Coerente con la missione di sviluppare progetti collaborativi e interdisciplinari, Dopo? ha messo su un cartellone di mostre e talk interessante e denso.

Da segnalare, tra le varie iniziative, quella del designer Lucas Maassen e del regista Alexandre Humbert, che portano un esperimento radicale in cui gli oggetti sono assenti e i protagonisti sono i designer con il loro corpi, le loro idee e i loro gesti. Spazio anche a Zerogloss Kitchen, la cucina modulare in acciaio, un sistema costruttivo semplice e pratico che esalta la convivialità.

Il primo bong made in Italy, Weed’d ad Alcova

Simone Bonanni e Weed’d hanno scelto Alcova, per presentare al grande pubblico la collezione di tre bong che sdogana ufficialmente, almeno da parte del design, la cultura della marijuana.

Ce n’era bisogno? Sì, come ha scritto Elisa Massoni su Interni qui, in un Paese che ancora non riesce a maturare una posizione laica e serena intorno a un tema che altrove nel mondo ha portato via via alla depenalizzazione della cannabis.

Non sappiamo se il design sdoganerà la cultura del fumo, ma sappiamo quanto il progetto - bello, funzionale e fattobene, all’italiana - possa contribuire a cambiare la percezione di un fenomeno sociale. Anche in Parlamento?

L’utopia possibile, Hyperburgers di Francesca Tambussi a Base

"Benvenuti in un supermercato interamente gestito dai consumatori, pieno di cibo auto-organizzato. Qui non ci sono intermediari: in questo negozio, per poter prendere, bisogna restituire qualcosa: che sia cibo, tempo o packaging".

Si presenta così Hyperburgers, il progetto di Francesca Tambussi, master in Social design all’accademia di Eindhoven l’anno scorso, di scena a Base e ironicamente sottotitolato Inconvenience store, negozio dei disagi, come a rimarcare la difficoltà di qualsiasi designer nel riprogettare la spesa alimentare, forse una delle pratiche di consumo meno elastiche al cambiamento.

L’installazione è realizzata interamente con avanzi e materiali di recupero donati, presi in prestito o di seconda mano.

Le scuole in cattedra. E l’Ecal spiega come si insegna il design

Anche in questa design week salgono in cattedra gli studenti. E, come sempre, i riflettori sono puntati soprattutto sull’Ecal di Losanna. L’anno scorso, l’allestimento dell’accademia svizzera fu un gioiello di ironia dedicato alla dipendenza da smartphone. Questa volta la scuola si presenta a Spazio Orso (Brera) con due concept: una mostra dedicata al suo stesso metodo di insegnamento (che è anche al centro del volume scritto dal designer Jonathan Olivares e dal direttore dell’Ecal, Alexis Georgacopoulos, e edito da Phaidon) e un progetto sul suono sviluppato con Yamaha.

Mentre alla Casa degli artisti in corso Garibaldi, l’accademia presenta con l'azienda svizzera di biciclette BMC i risultati di un workshop con Christian Spiess: gli studenti di Bachelor Industrial Design hanno lavorato su un modello di bici da città. Tutto è stato riprogettato, dall’equipaggiamento alle stesse biciclette. Impossibile citare tutte le scuole e le accademie che presidiano la settimana del design mostrando i frutti di workshop, sperimentazioni e partnership con aziende.

La mostra Exhibit di Base, in zona Tortona, è il punto di partenza ideale per un viaggio all’insegna dello scouting tra le proposte di Ied, Royal College of Art, Rufa, Tecnológico de Monterrey, Swedish school of textiles - University of Borås, Nuovo Istituto di Design di Perugia con Sara Ricciardi e Abadir, mentre gli allievi del master in Product del romano Quasar sceglie Isola per una collezione di giochi da viaggio in collaborazione con Keep Life, il marchio del materiale brevettato da Pietro Petrillo ricavato dai gusci di frutta secca.