Ebanisti, fabbri, tessitori, ceramisti, intrecciatori, ma anche techno-crafters e artigiani digitali. Ecco dove andare per vedere i maestri all'opera

Michele de Lucchi, Mario Trimarchi e Francesco Faccin che dialogano con gli artigiani coreani Gangyong Park, Hyungkun Lee e Sungja Hur, i Co/Rizom che portano a Milano fabbri, intagliatori, ebanisti e tessitori dell’Europa centrale, il libanese Richard Yasmine che celebra gli intrecciatori (in via d’estinzione) del vimini e rattan.

La Milano Design Week è l’occasione per vedere le eccellenze dell’alto artigianato all’opera, maestri provenienti da tutto il mondo, protagonisti di mostre, installazioni, workshop e performance live.

Non si tratta di operazioni nostalgiche, ma di percorsi che guardano al passato e alle tecniche millenarie per riscrivere i codici estetici e formali del fatto a mano, dove la tecnologia non è più un’antagonista ma una compagna di bottega, e dove la ricerca sui materiali e la sperimentazione danno vita a nuove, incredibili, possibilità applicative ed espressive.

Again, from the earth’s foundation

Korea Craft Design Foundation, Fondazione Feltrinelli, viale Pasubio 5

Tra gli appuntamenti ad alto tasso di artigianalità, al Brera Design District va in scena Again, from the earth’s foundation, la mostra della Korea Craft Design Foundation che coinvolge tre grandi nomi del design italiano, Michele de Lucchi, Mario Trimarchi e Francesco Faccin, chiamati ad interpretare l’estetica coreana, rileggendo rispettivamente le opere degli artigiani Gangyong Park, Hyungkun Lee e Sungja Hur.

Un lavoro a più mani che, oltre all’interessante scambio tra due culture apparentemente lontane, vuole fare luce, ancora una volta (ma non è mai abbastanza), sul valore dell'artigianato e sull’uso di materie prime, per salvaguardare saperi millenari e risorse naturali.

Little monsters/Scary beasts

5Vie Headquarters, via Cesare Correnti 14



Nel distretto di 5Vie, l’associazione Co/Rizom mette insieme gli artigiani dell’Europa centrale (Albania, Austria, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Ungheria, Romania, Uzbekistan, insieme alla Nigeria), talenti e realtà, spesso sconosciuti e lontani dalle narrazioni mainstream, ma dall’autentica carica espressiva e dall’incredibile capacità manifatturiera.

Un patrimonio genuino e prezioso, che va dall’intreccio di fibre naturali all’intaglio del legno, dai coloratissimi tessuti patchwork ai tappeti in lana taftati a mano. Il risultato sono Little monsters/Scary beasts, oggetti dalle fattezze antropomorfe che, contrariamente a quanto suggerisce il titolo (in italiano 'Piccoli mostri/bestie spaventose'), appaiono invece come presenze amichevoli che strappano il sorriso.

Craftmania

Nilufar Depot, viale Lancetti 34



La craft-revolution irrompe al Nilufar Depot di Nina Yashar, con Craftmania, curata da Valentina Ciuffi con il suo Studio Vedèt.

Un’indagine che mostra, attraverso i lavori di Carlo Lorenzetti, Etienne Marc e del duo olandese Odd Matter, la techno-craft, l’artigianato potenziato dalla tecnologia e dalla ricerca, che guarda alla tradizione ma per scompigliare le regole, per riscrivere i codici formali ed estetici, in modo sensato e proficuo, ma con quel pizzico di provocazione che non guasta mai.

Un esempio? Carlo Lorenzetti, ossessionato della tecnica ceramica del colombino, un’arte che precede la scoperta del tornio e risale al 4000 A.C, arrotola argilla in forma di cordoli impilati gli uni sugli altri concentricamente per dare forma a delle sculture.

Lorenzetti attualizza una tecnica millenaria con nuovi impasti ceramici resistenti e stabili, e si spinge oltre, incastonando tra ceramica e vetro dei device wireless per il caricamento di telefoni cellulari.

Woven Whispers

5Vie headquarters, via Cesare Correnti 14

Woven Whispers, sussurri intrecciati, dell’acclamato designer libanese Richard Yasmine nel distretto 5Vie, è un elogio all'artigianato e un proclama per preservare un patrimonio culturale unico.

Un’installazione popolata da mobili nomadi, ispirati al modernismo, al movimento Arts and Crafts, oltre che influenzati dai più antichi metodi di produzione di arredi noti alla storia, con materiali come il vimini e il rattan, che risalgono a 5000 anni fa, usati dall’Egitto al Medio Oriente, dalla Persia al romano impero.

L’opera è un viaggio nel tempo attraverso le culture e le civiltà, un racconto dei mestieri antichi attraverso le storie individuali dei singoli artigiani.

Barbagia Collection

Palazzo Litta, corso Magenta 24

Serena Confalonieri ci porta alla scoperta dell’artigianato sardo con la collezione Barbagia, realizzata con l’azienda Tessile M&Dusa di Samugheo, durante la residenza in Sardegna con il progetto ArtiJanus/ArtiJanas.

Da questo dialogo tra la designer e le tessitrici nasce una serie di elementi tessili in lana e cotone, cuscini e tappeti, lavorata 'a pibiones', che in sardo significa 'acino d’uva', con i caratteristici motivi a rilievo. I decori fanno riferimento a diversi elementi dell’identità culturale sarda, come i bronzetti nuragici, le piante autoctone e la brocca in terracotta archetipo di un vivere quotidiano autentico.

The New Paradigma + Isola Design Gallery

via Confalonieri 21, via Pastrengo 14

Non artigiani nel senso tradizionale, ma una new wave di talenti che uniscono e mescolano la filosofia del fatto a mano, il pensiero artistico, la sperimentazione e le nuove tecnologie. Due gli spot nell’Isola Design District dove avvistare questa nuova corrente di creativi: il primo è The New Paradigma, in una piccola ex fabbrica abbandonata in via Confalonieri 21, dove è possibile conoscere Jonathan Bocca, Annalisa Iacopetti, Sarah Roseman, Studio Neue, Pepijn Fabius Clovis e Tom Jacobs.

Il secondo hub è l’Isola Design Gallery in via Pastrengo 14, all’interno di un loft ricavato da un’ex opificio di 400 metri quadrati, dove ci saranno oltre sessanta designer a lavoro.

La cosa interessante è poter vedere questi designer-artigiani-artisti-inventori-ricercatori (comunicatori di se stessi e molto altro) all’opera, perché spesso, soprattutto quando si parla di giovani, non è tanto il risultato, quanto il processo a sorprendere.

Fabbrica Isia Faenza

Cattedrale della Fabbrica del vapore, via Procaccini 4

Per i cultori della ceramica, l’Isia di Faenza presenta il progetto espositivo Fabbrica Isia Faenza, una mostra che racconta una serie di esperienze sviluppate all'interno dell'istituto faentino.

Tra gli artworks, spicca un paesaggio di quattordici totem in ceramica realizzati dagli studenti durante un workshop con l’artista Diego Cibelli, coordinato dal docente Mirko Denicolò, frutto di un lavoro di ricerca d’archivio e di recupero di calchi e immagini provenienti dalla tradizione faentina e dalla Real Fabbrica di Capodimonte.

Gli studenti hanno sviluppato impasti da grès adatti a due tipi di foggiatura: a colaggio (impasto a sopensione acquosa) e allo stato plastico (per le integrazioni decorative), colorando i composti ceramici con pigmenti per ottenere tonalità polverose.

Italian Masters

Superstudio Più, via Tortona 27

Al Superstudio, riflettori puntati sugli artigiani italiani, presenti con partecipazioni singole o in collettive. Il best of del saper fare dell’Alto Adige è condensato in Fingerprint Südtirol, un’iniziativa organizzata da lvh.apa Confartigianato Imprese, Idm Alto Adige e Studio Oberhauser.

Mentre la collettiva Fuoriserie-Unicità per il domani del Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), sotto la direzione artistica di Sapiens Design e Stefano Lodesani Studio, dà voce a sette realtà provenienti da tutta Italia, come Busatti, famiglia di tessitori che dal 1842 opera ad Anghiari, in Toscana, oppure come la cooperativa Ceramiche noi di Città di Castello, fino alla startup Nestart di Rolo, Reggio Emilia, specializzata nel riciclo dell’acciaio di scarto industriale.

Promemoria

Via Bagutta 13/via Montenapoleone 8

Tanti, tantissimi i prodotti, in fiera a Rho e per le vie di Milano, in cui è possibile notare il tocco sapiente degli artigiani.

Tra questi, merita un pit-stop lo showroom di Promemoria, dove spicca il cabinet Tom Bombadil di Romeo Sozzi, un capolavoro di ebanisteria con le ante in legno che, come dei quadri, riproducono le geometrie policrome delle tipiche casette colorate che si affacciano sul lago di Como.