Eleonore Cavalli di Visionnaire: che cosa vuol dire timeless, in un mondo che corre velocissimo

La collezione Beauty con venti proposte inedite tra arte e design. La capsule Caprice disegnata da m2atelier e le nuove creazioni di Alessandro La Spada. La partecipazione ad Alcova con Gupica per l’allestimento De Rerum Natura. E una nuova installazione del Pavone di Marc Ange per il SuperSalone, ispirata al tema diversità e inclusione. Sarà una design week intensa, per Visionnaire, giunta al cinquantanovesimo anno di vita. Dalla nascita, l’azienda non ha mancato un’edizione della fiera. Ne abbiamo parlato con il direttore creativo, Eleonore Cavalli.

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In tanti parlano di design “timeless”: che cosa vuol dire per Visionnaire concepire collezioni senza tempo?

Nell’epoca dei prefissi fast-, ready to-, easy to-, la velocità e la volubilità dell’acquisto sembrano le caratteristiche chiave di tanti casi di successo, e talvolta sono strategie con le quali anche il mondo del lusso deve confrontarsi. Visionnaire ha sempre considerato l’esperienza di acquisto un momento emozionale, e quindi in un certo senso volubile, in cui accade qualcosa di profondo: il cliente identifica un oggetto che accende un desiderio e in un istante tocca le corde della sua anima, procurandogli gioia, ricordo, ebrezza, soddisfazione. Si crea un’affinità elettiva con i manufatti, una relazione che si protrae nel tempo, perché se trattati con amore, essi diventano parte insostituibile della nostra vita. Visionnaire ha compreso che i manufatti sono innanzitutto vettori di valori e subito dopo una bellissima manifestazione creativa.

Questo concetto ampio, sintetizzato nell’espressione Meta-Lusso, ovvero ‘oltre’ il lusso, ci invita a scoprire tutto ciò che esiste al di là del manufatto in sé, induce ad approfondire l’origine delle materie prime e quindi la tracciabilità, i processi produttivi, l’innovazione tecnologica che essi rappresentano, l’esperienza artigianale che ne ha definito l’unicità, tutto l’ecosistema virtuoso che permette la realizzazione di un oggetto portatore di valore. Tutto questo significa dare forma a oggetti timeless, non legati alle tendenze o alle stagionalità, ma espressione positiva dello spirito di quel tempo e, perché no, in grado di svolgere un'azione trasformatrice.

Quali scelte state compiendo in fatto di sostenibilità, altra parola chiave del presente?

Dietro il concetto di sostenibilità si cela un mondo estremamente complesso, che va dai prodotti ai processi produttivi, passando attraverso la responsabilità sociale e territoriale. Quando, nel 2017, abbiamo scelto di intraprendere un percorso verso il lower impact, in modo strategico e globale, e non episodico, abbiamo compreso subito che la sfida più grande sarebbe stata coinvolgere i nostri partner. Una realtà come Visionnaire, che ha un sistema produttivo sviluppato lungo tutta la dorsale italiana, ha impiegato anni per sensibilizzare l’intera rete artigianale. Abbiamo agito da pionieri. Ci siamo fatti ambasciatori di questa nuova filosofia, spingendo per primi sulla ricerca e l’innovazione, per rendere possibile quello che sembrava complesso da mettere in atto. Il primo passo per sensibilizzare i nostri artigiani è stata un’analisi, svolta proprio insieme a loro, per conoscere lo stato di fatto da cui partire. Abbiamo studiato l’intero processo di lavoro, dalla progettazione del prodotto, alla vendita, al ciclo di fine vita.

Quest’analisi ci ha permesso di approdare a strategie e obiettivi chiari, che nel 2019 abbiamo esplicitato anche nel libro d’arte Decalogo, il nostro manifesto valoriale. Nel 2017, con la collezione Greenery, abbiamo cercato di innovare partendo dai nostri punti forti, ovvero una serie di imbottiti iconici, che abbiamo proposto in una versione alternativa, più sostenibile. Al posto dei materiali tradizionalmente impiegati, abbiamo optato per dei corrispettivi naturali, adoperando ad esempio noccioli di ciliegie per le imbottiture dei cuscini, o gomme di origine vegetale al posto di quelle derivate dal petrolio. Questo è stato il risultato di un attento processo di ricerca e sperimentazione, che ci ha portato a scoprire soluzioni inedite e a reimpiegare tecniche antiche. Abbiamo presentato un nuovo rivestimento, ribattezzato Iris, ottenuto attraverso una tecnologia sofisticata che porta la firma di una giovane start up italiana. La plastica delle bottiglie che inquinano i nostri mari viene polverizzata e poi tessuta.

 

Per la Milano Design Week, Visionnaire presenterà un nuovo progetto, un book, intitolato Re-Generation, interamente dedicato ai quei tessuti e pelli che rispettano criteri a basso impatto. In questa speciale selezione di materiali, ogni singolo tessuto verrà corredato di una scheda tecnica contenente dettagli su composizione, filatura, tessitura, sistemi di coltivazione e tracciabilità che ci permette di conoscere il ciclo di vita del prodotto. Un’altra soluzione è accorciare il viaggio dei prodotti. Visionnaire ha creato un’apposita lista quick ship, che rende i prodotti in stock, destinati nel lungo periodo allo smaltimento, disponibili all’acquisto a condizioni vantaggiose per il consumatore e tempi di consegna celeri. Con un plus: scegliere i prodotti geograficamente più vicini rispetto al negozio a cui ci si rivolge.

Il binomio arte e design, in cui siete pionieri, è ormai interpretato da molti marchi. Come mantenete una vostra rilevanza e unicità?

L’arte è da sempre parte del nostro linguaggio espressivo. Abbiamo sempre voluto realizzare collezioni e manufatti che potessero ampliare gli orizzonti immaginifici dei nostri amatori e alimentare il loro spirito visionario. Ecco perché nel 2008 abbiamo deciso di aprire all’interno del nostro showroom di Milano uno spazio interamente dedicato al mondo dell’arte, la Wunderkammer. Io e Marco Morandini, art curator per il brand, abbiamo investito parte della nostra vita nell’alimentare questa galleria, ricercando sempre nuovi talenti da coinvolgere, che potessero dialogare o creare dei corto circuito con le nostre collezioni, ma in ogni caso realizzare un progetto ambizioso e totale.

Nel 2019 abbiamo realizzato con Marc Ange un progetto di art design poetico e commovente, come è la vita stessa dell’esemplare a cui è ispirato il Garden Beauty (guarda qui), il Pavone. Il trono pavone è stato frutto di una sperimentazione ingegneristica durata mesi, per calibrare i pesi e definire le curve perfette della raggiera dello schienale, per rendere armonioso il rapporto tra ottone e tessuto e realizzare sfumature di colore brillanti e stupefacenti come sono in natura le piume del pavone.

La collaborazione con i designer Draga & Aurel, poi, si traduce in una capsule davvero originale; il progetto di Amos e Lego sono accomunati dalla combinazione a contrasto di due materiali – il cemento e l’alluminio – trattati con finiture diverse. L’erosione con sale dell’Himalaya, posto all’interno dello stampo in legno del cemento e la sabbiatura effettuata a mano sulla superficie dell’alluminio, restituiranno sempre un prodotto diverso dall’altro, garantendone l’unicità nella riproducibilità.

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Che cos’è il lusso per Eleonore Cavalli in questo momento storico 2021, nel mezzo di una pandemia che ci fa vivere sull’ottovolante?

Oggi molti dicono che il vero lusso sia avere tempo, tempo da dedicare a sé stessi ovviamente. E io concordo sul fatto che questo tempo vada un poaccaparrato, perché ci sfugge in modo fastidioso. Per me avere tempo significherebbe impegnarmi in prima persona in attività di supporto alla Terra: allevare e ripiantare coralli nella barriera corallina o aiutare animali in via d’estinzione a sopravvivere in gradi oasi di recupero, per esempio. Eppure ora che un po’ più di tempo ne abbiamo avuto, per stare con le nostre famiglie, con i nostri pensieri, nelle nostre case, riappropriandoci di molte cose che avevamo dimenticato, dirò di più… il vero lusso oggi è la felicità, che deriva dal senso di pienezza della propria vita. Sapere di essere al posto giusto, perché lo si sceglie ogni giorno e non perché si è costretti a farlo. Questo senso di libertà, ma soprattutto di profonda coincidenza tra desiderio e realtà, credo sia oggi la cosa a cui tutti noi aneliamo.