Qual è il vero significato di Open Borders? Che ogni cosa ha una sua origine precisa, senza la quale non potrebbe esistere contaminazione. Partendo da questo dato di fatto, l’evento di Interni vuole porsi oltre i normali confini del progetto. Sia nei materiali, sia nelle forme. E, è il caso di dire, anche oltre i confini fisici delle tre location: Università degli Studi, Orto Botanico di Brera e Torre Velasca.
E Milano è la città ideale per questo tipo di esplorazione. Se esiste in Italia una città veramente open borders, questa è Milano. Città di incroci e ibridizzazioni perenni. Metropoli poliedrica in continua evoluzione, piattaforma internazionale e laboratorio di innovazione, Milano sfugge a qualsiasi tentativo di definizione.
Sperimentazione e contaminazione, innovazione e dialogo, definizione dell’indefinibile (come succederà ad Audi City Lab): tutto questo sarà Interni Open Borders, da oggi fino al 23 aprile.
Nella città dove già secoli fa Leonardo sperimentava e innovava superando gli allora usuali confini della conoscenza umana, è nata l’industria del design. E design significa bellezza, creatività, ricerca, cultura, industria.
Spesso la definizione di industria della cultura fa storcere il naso. Ma non è forse vero che le risorse investite in cultura non sono mai a fondo perso? Da questo punto di vista, l’evento di Interni è da sempre una contaminazione di idee, progettualità, creatività, ricerca e industria, rappresentata da tutte le aziende partner che permettono la realizzazione della mostra-evento durante la Design Week milanese.
Il risultato che ne scaturisce è la bellezza: delle installazioni, delle location che le accolgono, di incontri e dibattiti che animano la settimana. E se forse la bellezza non salverà il mondo, sicuramente permetterà sempre di conoscerlo, progettarlo, migliorarlo.
Testo di Danilo Signorello – Foto di Efrem Raimondi