Quando il design entra nel mondo della nautica lo rivoluziona: è successo in Italia, nel 1929, con Gio Ponti. Ecco come è andata

Gio Ponti comincia a interessarsi all’arredo navale fin dal 1929, nella fase di passaggio tra l’art direction della Richard Ginori e quella di direttore a tempo pieno della neonata rivista Domus.

Conosce Gustavo Pulitzer Finali, tra i più illustri architetti d’interni navali del tempo, che gli commissiona il rivestimento in ceramica, con motivi geometrici, per la sala fumo della Motonave Saturnia.

Pulitzer e Ponti stabiliscono un asse tra Milano e Trieste sul quale si svolgerà il rinnovamento dell’architettura navale che presto porterà risultati sorprendenti.

Pulitzer diventa collaboratore stabile di Domus mentre Ponti si cimenta, dopo aver proposto una Cabina di lusso per transatlantici alla IV Esposizione Internazionale delle Arti Decorative a Monza (1930), nella realizzazione del rivestimento ceramico del bar di seconda classe della Motonave Vittoria (1931), prima nave passeggeri italiana di concezione moderna.

Comodità, gusto e ospitalità

Ponti disegna le piastrelle, prodotte da Richard Ginori, assieme al servizio da tavola e da thè nonché la posateria prodotta dalla Krupp italiana. Questa prima stimolante esperienza lo spinge a trattare l’argomento attraverso le pagine di Domus in più occasioni tra il 1931 ed il 1933.

Ponti teorizza, nel numero 46 dedicato proprio alla Vittoria, la necessità di un profondo rinnovamento della architettura navale basata sì sul concetto di comodità, eleganza e gusto, ma che individua una nave come "una viva testimonianza del tenore di vita della nazione che sulla nave esercita l’ospitalità".

Tre punti gli stanno a cuore. L’impiego di artisti e artigiani provetti in tutti campi delle arti applicate; l’unità di progetto degli interni per dar vita ad una continuità stilistica omogenea; la necessità di far partecipare gli artisti fin dalle prime fasi del progetto navale.

Gio Ponti e l’incanto del viaggiare

È solo nel dopoguerra che Ponti affronta il tema dell’arredo navale in prima persona.

L’opportunità è data dal programma di rilancio promosso dalla Marina Mercantile Italiana che vede tra il 1948 e il 1953, la costruzione ex novo o il riammodernamento di diverse unità passeggeri destinate a collegare l’Italia con il Nord e Sud America, L’Africa, l’Estremo Oriente e l’Oceania.

Navi non più solo destinate al trasporto dei migranti ma anche concepite per i viaggi di piacere o come Ponti afferma "L’arte di sedurre al viaggio è giunta a tanto e non l’incanto della meta dinnanzi a noi, ma l’incanto del viaggiare: viaggiare per viaggiare anzi viaggiare per ben viaggiare…".

Tra il 1948 e il 1953, partecipa, da solo o assieme a Nino Zoncada, altro grande architetto navale, a diversi concorsi indetti per l’allestimento degli interni e ne realizza alcuni, come Il Conte Grande (1949); il Conte Biancamano (1949); La Giulio Cesare (1951); Africa (1951) ed Oceania (1952) e il suo capolavoro L’Andrea Doria (1952).

Anche per Vittoria (1953) ed Asia (1953) partecipa al concorso senza aggiudicarsi la realizzazione.

Abitare all’italiana, sul mare

I progetti di Ponti si focalizzano verso gli ambienti pubblici come i saloni principali, le sale da gioco o di lettura, bar, ristoranti e alcune scale d’accesso ai diversi ponti della nave. Solo sull’Andrea Doria progetta e realizza uno dei quattro appartamenti di lusso: quello dello Zodiaco in collaborazione con Piero Fornasetti.

Per la realizzazione degli interni Ponti, fedele alla sua filosofia, chiama a collaborare artisti del calibro di Melotti, Fiume, Campigli, Fornasetti, De Poli, Zuffi e lui stesso che con l’artista Edina Altara realizza un grande pannello in vetro retro dipinto per lo scalone d’ingresso alla sala da pranzo del Conte Grande.

Gli interni curati fin nei minimi dettagli, come si può intuire dagli splendidi disegni di progetto, riflettono la sua idea di accoglienza e di comfort, abbinati all’importanza di trasmettere al viaggiatore, la sua idea di "abitare all’Italiana" a lui tanto cara.

Ponti cura, con progetti originali, anche gli arredi: poltrone e divani, tavoli e tavolini, banconi bar, rivestimenti e tendaggi, in modo manicale, per dar vita ad ambienti coordinati e accoglienti. Alcuni di questi arredi sono oggi rieditati, utilizzando i progetti originali, da Molteni&C, come la poltroncina D.151.4 progettata per L’Andrea Doria e recentemente un day bed per esterni entrato nella collezione outdoor.

Ponti non realizzerà mai il suo sogno di progettare un intero transatlantico e a metà degli anni ’50 si disinteressa al tema navi, adducendone la causa alla alta specificità insita nel progetto per l’arredo navale. Ormai è attratto da nuove opportunità offerte dall’architettura moderna e dal nascente fenomeno del design industriale che meglio possono interpretare il suo spirito volto a sperimentare sempre il nuovo.