In un mondo che abbatte i confini fisici a vantaggio di spazi sempre più fluidi e da condividere, le lampade portatili giocano un ruolo da protagoniste. E la loro praticità non ne pregiudica né l'estetica né la resa luminosa

La pandemia ha probabilmente assestato il colpo di grazia alla immutabilità rigida degli spazi fisici (si pensi solo alle postazioni di lavoro), a vantaggio di una fluidità irreversibile a cui le aziende più smart hanno già iniziato a far fronte.

Flagrante indizio di questa tendenza è il proliferare delle lampade ricaricabili e portatili, spesso adatte anche agli ambienti outdoor, che brand prestigiosi e altri maggiormente di nicchia affidano nelle mani di designer lieti di accogliere questa nuova sfida creativa.

Davide Oldani non è un designer, ma con la sua Bontà, disegnata per Artemide, riesce a riflettere sull’interazione tra luce, cibo e convivialità. La sua lampada è definita da un corpo in vetro bianco opalino che diffonde la luce, mentre nell'incavo superiore è inserita una ciotola (sempre in vetro) pensata per contenere alimenti da condividere. Una ciotola più alta e una più ampia, inoltre, possono combinarsi o alternarsi alla sua sommità.

Secondo lo chef, “Bontà svela i suoi segreti quando la porti in tavola, e ne scopri la magia quando si combina con il cibo. Non è la lampada, infatti, ma la luce stessa ad accogliere il cibo e a esaltarlo nell'interazione che si crea”.

Altro modello di sicura suggestione è Hipatia, parte del nuovo catalogo a by arturo alvarez. Adatta per interni e per esterni, ha il classico (e atemporale) aspetto da lanterna, a cui il paralume in maglia di acciaio inossidabile regala una nota di poesia.

Sempre pensate in ottica indoor/outdoor sono le Nui Mini disegnate da Meneghello Paolelli Associati per Luceplan, che traducono in una versione da tavolo e ricaricabile l'estetica della famiglia Nui, definita da due volumi cilindrici sovrapposti che si completano e interagiscono fra loro. Le Nui Mini sono disponibili in tre varianti di colore (bianco, greige e sabbia) per il cappello, mentre alla base in cristallo è  riservato il compito di generare un raffinato gioco di riflessi.

Tradotto in italiano il suo nome, Chispa, significa scintilla, come a evocare un'ideale combustione creativa. L'ha disegnata Joan Gaspar per Marset e il suo look – con quella griglia che ne protegge il diffusore, circondandolo, e la base dotata di un gancio per appenderla dove serve – rappresenta la sintesi tra la tipica luce da officina e una lanterna da campeggio. Leggera e intrinsecamente pop, Chispa assicura tre differenti livelli di luce per qualsiasi situazione e mood, ed è disponibile nei colori arancione, blu, verde o nero.

Con i suoi volumi geometrici e il ricorso alla lamiera di ferro, rispecchia lo stile industrial tanto caro al suo designer: è Drum, ideata per Olev da Marc Sadler e pensata sia per gli ambienti domestici sia per ristoranti e ambienti contract. Drum è dotata di tecnologia led Dim to Warm, che permette di regolare l’intensità e il colore della luce per ottenere l’atmosfera più adatta in ogni occasione: attraverso un pulsante posto sotto la testa della lampada, è infatti possibile trasformare gradualmente la luce bianca calda in caldissima e soffusa.

Poesia e recupero, infine, sono i temi cardine di Santa Marta, piccola abat-jour portatile a forma di tappo disegnata per Pieces of Venice da Matteo Ragni. A differenza dei tappi non è però realizzata in sughero, ma facendo ricorso a legno di bricole dimesse, vale a dire i classici elementi di segnalazione che punteggiano la laguna di Venezia. Per accenderla e spegnerla, è sufficiente ruotare i due elementi che la compongono: base e cappello.

 

In apertura, Hipatia, lampada portatile dal catalogo a by arturo alvarez.