Tra gli anni ’60 e ’70 il viaggio sulla Luna e una fiduciosa prospettiva del domani hanno animato il design di visioni pionieristiche e di creatività fantascientifica. Sono nati così oggetti e arredi dinamici, trasformabili e multifunzionali che, proiettati già in origine nell’avvenire, scoprono oggi la loro attualità

Gli anni ’60 sono stati per certi versi quelli del futuro. Un decennio intriso di sogni lunari, viaggi spaziali e visioni per il mondo a venire. Anche se l’allunaggio viene raggiunto solo alla fine di quel decennio, è un tema che infonde prospettiva in tutto il mondo progettuale tra gli anni ’60 e ‘70: film di science fiction, serie TV, narrativa di fantascienza e moda rispecchiano questa passione collettiva. Ovviamente il design non è da meno. Diversi, infatti, saranno i designer e i prodotti ispirati alla luna o che verranno accostati alla narrazione del più grande viaggio immaginato dall’uomo.

Tra le fiction che adotteranno nelle loro scenografie prodotti pensati per la vita reale del futuro prossimo, troviamo Space: 1999, ma anche Star Trek. La prima, in particolare, sposa spesso e volentieri le scene della sua Base Lunare Alpha con il design italiano di quegli anni. Uno degli autori maggiormente seguiti in questo senso è Joe Colombo, che con i suoi progetti segna una morfologia del tutto inedita e lontana dalle tipologie classiche. La sua revisione dei modi dell’abitare va alla radice: per cambiare le relazioni sociali c’è bisogno di multifunzionalità, dinamismo e trasformazione degli arredi.

“Nel passato lo spazio era statico”, spiegava il designer, “questa è stata la nozione classica per millenni. Il nostro secolo è caratterizzato invece dal dinamismo, c’è una quarta dimensione: il tempo. È necessario introdurre questa quarta dimensione nello spazio, in modo che lo spazio divenga dinamico”. E allora il suo progetto di arredo include il tempo sub specie della trasformabilità: la Tube Chair e la Multichair sono più che semplici sedute, sono dei veri e propri sistemi per sedersi, che prevedono molte diverse configurazioni con giunti che risolvono agevolmente la trasformazione e il passaggio da una funzione all’altra. Entrambe, seppur con forme diverse, possono essere installate e divenire sgabello, poltrona, chaise longue, divano, day-bed. Gli aspetti funzionali, uniti a un’estetica che ricorda l’origine del design di quegli anni, rendono entrambe le sedute ancora estremamente attuali. Non stupisce allora che questi pezzi, nati già proiettati verso il futuro, trovino collocazione perfetta in quel tempo che è diventato il nostro presente: così la Tube Chair è entrata nel catalogo Cappellini e la Multichair ha un posto di rilievo in quello di B-Line.

Uno dei campi di maggior sviluppo di quegli anni è stato quello di radio e televisori, che conoscono un boom commerciale corrispondente alla fioritura della loro progettazione. Ma, come spesso accade a questo settore, la rapida obsolescenza della tecnologia va di pari passo con quella delle forme, tanto che per questi prodotti sopravvivere a lungo è doppiamente difficile."

Ma il progetto più avveniristico di Colombo è probabilmente la poltroncina recentemente rieditata da Kartell in Pmma: dopo i primi prototipi in legno, finalmente la tecnologia attuale, a più di cinquant’anni dal progetto, è stata in grado di realizzarla in materiale plastico, così come era stata pensata in origine. In questo modo è stato possibile ottenere la sognata versione trasparente che la rende una forma fluttuante nell’aria.

Mai entrata in produzione corrente, invece, è un’altra icona di quegli anni, la Nastro di Cesare Leonardi, autore poliedrico che aveva unito nel suo progetto le esperienze di architetto, scultore e paesaggista, dando vita a forme a dir poco lungimiranti. Tanto che Ron Arad si è più volte dichiarato suo ammiratore e non ha fatto mistero di essersi in parte ispirato al suo lavoro per la sua capacità di rendere funzionale una forma scultorea. Dal punto di vista dell’alleanza scultura-funzionalità, forse il primato della visione pionieristica spetta al celebre attacco a fungo della serie Pedestal di Eero Saarinen: un progetto del 1958 prodotto senza interruzione da Knoll e scelto in molte scenografie di science fiction.

Un altro settore che alimenterà molto la creatività fantascientifica è senz’altro quello dell’illuminazione. Nelle serie TV così come nei film si incontrano spesso le lampade Pileo e Ruspa di Gae Aulenti (prodotte rispettivamente da Artemide e Martinelli Luce ma non più a catalogo), e anche la Tizio di Richard Sapper per Artemide. Quest’ultima è stata la prima lampada con bracci a bilanciere ad aver sfruttato, all’inizio degli anni ’70, la neo-nata tecnologia dell’alimentazione alogena, grazie alla quale le linee oblique dell’oggetto sono potute restare pulite: le alogene, infatti, permettono la trasmissione a basso voltaggio, eliminando pertanto il passaggio di cavi tramite i bracci che avrebbe compromesso l’essenzialità del segno.

Pensata guardando alla luna è, come è noto, l’Eclisse di Vico Magistretti per Artemide. Qui le calotte semisferiche creano un movimento semplice e intuitivo che riporta alla fisica delle fasi di un’eclisse. Un oggetto perfetto, che unisce la razionalità funzionale e produttiva con la poesia di un gioco di luce che non smette di accompagnarci dal 1965. Ovviamente uno dei campi di maggior sviluppo di quegli anni è stato quello di radio e televisori, che conoscono un boom commerciale corrispondente alla fioritura della loro progettazione. Ma, come spesso accade a questo settore, la rapida obsolescenza della tecnologia va di pari passo con quella delle forme, tanto che per questi prodotti sopravvivere a lungo è doppiamente difficile. Non ha infatti vinto la battaglia contro il tempo quello che per molti designer contemporanei è ancora considerato il più rivoluzionario televisore della storia del design, il Black di Zanuso e Sapper per Brionvega.

Gli anni ’60 sono stati per certi versi quelli del futuro. Film di science fiction, serie TV, narrativa di fantascienza e moda rispecchiano questa passione collettiva. Ovviamente il design non è da meno. Diversi, infatti, saranno i designer e i prodotti ispirati alla luna o che verranno accostati alla narrazione del più grande viaggio immaginato dall’uomo."

In un mondo come quello attuale, dominato dalla bidimensionalità degli apparecchi televisivi, ridotti a lamine di pura tecnologia che si avvicinano sempre più all’immaterialità delle stesse immagini, il Black contrappone una forma scultorea archetipica, una vera e propria scatola nera della comunicazione, concepita pensando quasi più alla sua funzione da spento che da acceso. Ma di recente Brionvega ha rieditato la Radio Grattacielo di Marco Zanuso: un progetto che anche nel nome richiama la forte presenza che questo oggetto assume nello skyline domestico, dimostrandosi ancora oggi ‘all’altezza’ delle aspettative contemporanee.