Dopo la pandemia la cucina si conferma il centro della casa fluida. Le nuove ossessioni? Flessibilità, sperimentazione e sostenibilità

Sam Sifton è una celebrità nel mondo della cucina. Ha fondato il NYT Cooking - New York Times, la sezione culinaria dell’offerta online della più celebre testata statunitense. Ed è stato sempre lui, nel pieno di una crisi pandemica e di una corsa alle elezioni un po’ surreale, a suggerire ai suoi 600mila abbonati e più di 31 milioni di visitatori annui: “Se cercate barlumi di grazia in questo caos, cominciate dalla cucina”. Probabilmente uno dei migliori e più realistici consigli mai dati da un giornalista in questi ultimi diciotto mesi. Per inciso, è anche probabile che sia stato il più seguito, a giudicare dal successo dei contenuti editoriali legati a ricette e delizie gastronomiche in impeccabile new ethnic style, come si fa solo a Manhattan.

La rivoluzione del cibo

Tutti in cucina, quindi. Ma a cucinare cosa? Non è una domanda retorica, perché l’industria del cibo è una delle più discusse e vivaci dal punto di vista dell’innovazione e della ricerca. Il tema è rigorosamente polarizzato. Da una parte i virtuosi, quelli del “siamo quello che mangiamo”. Dall’altra gli evoluzionisti, quelli che “se non avessimo messo mano alle clave per cacciare saremmo ancora su quattro zampe”. Entrambi i partiti hanno ragione, anche perché a vivere questa contraddizione sono solo il 20% delle persone nel mondo. Il restante 80% cerca semplicemente di sfamarsi e rappresenta la vera sfida dell’industria alimentare. Che in ogni caso, neanche nella migliore delle ipotesi, riuscirà a garantire risorse sufficienti per nutrire in modo equanime tutti allo stesso modo. Tecnologia e industria si alleano quindi alla ricerca del sacro graal alimentare, in equilibrio fra cibo per gli astronauti e carne coltivata – decisamente molto sostenibile – e alternative plant-based più adeguate alle papille gustative e al comune senso del cibo.

La casa (e la cucina) come paesaggi fluidi

Non resta che tornare a osservare cosa succede nelle cucine oggi in merito a progetto e novità. Il design, come sempre, è frutto dello spirito del tempo e esprime le medesime passioni multifunzionali e vagamente contraddittorie dell’abitare contemporaneo. Vittore Niolu è l’autore di Formalia per Scavolini. Non è solo una nuova cucina, ma un insieme di elementi ibridi e iper funzionali per interpretare ogni spazio della casa, dall’ufficio al bagno. Lo spazio si ricompone intorno alle diverse funzioni grazie alla loro promiscuità spaziale. La casa è vista come un continuum, un’architettura aperta che si aggrega intorno agli arredi. Il mobile a giorno è anche libreria, il tavolo all’occorrenza è scrivania. Senza perdere il focus sulla razionalità degli elementi irrinunciabili in una casa tradizionale. Formalia rappresenta lo scarto culturale vissuto ultimamente da tante persone: la cucina come centro di ogni attività si adatta alle azioni che si compiono quotidianamente in una casa.

Una sostenibilità che parte dai materiali

I materiali man-made, sempre più presenti, sono il segno di una ricerca tesa alla performance tecnologica. Le finiture giocano con i limiti produttivi, cercano il virtuosismo formale e il dettaglio custom made rivolto a un mercato hi-end che si aspetta una proposta ispirata alle capacità realizzative. Boffi nel 2021 persegue questa strategia. La maniglia Sloane di Piero Lissoni ha una forma rettangolare allungata e il suo vano può essere rivestito con materiali differenti rispetto alla finitura del frontale, scelti in abbinamento al piano o al bordo dell'anta. Altra proposta di Boffi incentrata però sui materiali artificiali è la cucina Combine Evolution con il monoblocco in MDI by Inalco, un materiale realizzato con un processo che accelera il ciclo litogenetico naturale per creare una superficie minerale completamente in laboratorio. Un’alternativa pragmatica ai materiali naturali e la possibilità di un controllo maggiore sulle finiture e i tagli.

 

Nelle immagini, PostHome, progetto ideato durante il primo lockdown da Claudia Campone, fondatrice dello studio ThirtyOne Design. Smart, accogliente e stimolante, l'appartamento milanese in una palazzina anni Trenta in Città Studi è stato realizzato per soddisfare le esigenze abitative, lavorative (e anche didattiche) legate alla ‘nuova normalità’.

Leggi qui l'approfondimento dedicato a PostHome e alle diverse iniziative che offre