Leggerezza, ariosità, trasparenza: ecco i temi progettuali che diventano banco di prova per le (originali) soluzioni architettoniche di alcuni padiglioni.
Come l’etereo padiglione del Messico totomoxtle, la buccia della pannocchia di mais come figura d’ispirazione del padiglione, progettato da Francisco López Guerra Almada; la struttura del Regno Unito, dove il vento gioca fra le maglie di un maxi ‘alveare’ dorato, creato dall’artista inglese Wolfgang Buttress; il padiglione tedesco progettato da ARGE, Milla & Partners, Schmidhuber, Nussli Deutschland; il padiglione della Corea, progettato dallo studio Archiban di Seoul,bianco, armonioso, lunare che richiama i Moon Jar, i ‘vasi di Luna’ della tradizione ceramista coreana; la struttura a spirale che gioca con l’aria e la luce del padiglione dell’Uruguay che porta la firma di Javier Diaz; il progetto del padiglione dell’Azerbaijan che nasce da un lavoro multidisciplinare che Simmetrico, network italiano di creativi, ha condiviso con lo studio di architettura Arassociati, il paesaggista Emanuele Bortolotti di AG&P e i progettisti strutturali di iDeas; il Padiglione Russia progettato dallo studio Speech di Sergei Tchoban; il padiglione del Kuwait, progettato da Italo Rota, che ‘affida’ alle vele del sambuco il suo messaggio alle giovani generazioni.
a cura di Antonella Boisi e Laura Ragazzola
Regno Unito - Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente. Nell’eterea struttura del Regno Unito, il vento gioca fra le maglie di un maxi ‘alveare’ dorato, creato dall’artista inglese Wolfgang Buttress. (foto Luca Rotondo)
Regno Unito - Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente. Quasi 2.000 metri quadrati di superficie per sollecitare i sensi dei visitatori. La scenografica architettura di Wolfang Buttress si ispira alla vita delle api: dopo aver camminato lungo un prato i visitatori raggiungono il ‘loro alveare’, una maxi sfera dorata, composta da 17 mila pezzi d’acciaio. Al suo interno, rumori ed effetti visivi registrati in un vero alveare nel Regno Unito. Il padiglione sottolinea l’importanza che gli alveari hanno nell’ecosistema, un ruolo unico, importante per la sostenibilità alimentare e ambientale, oggi a rischio a causa del massiccio uso di pesticidi impiegati nell’agricoltura intensiva: È questa la denuncia del Padiglione inglese (foto Luca Rotondo).
Germania - Fields of Ideas. Con il padiglione progettato da ARGE, Milla & Partners, Schmidhuber, Nussli Deutschland, la Germania presenta i suoi ‘Campi di idee’ iper-tech, per stimolare un uso razionale delle risorse naturali del nostro pianeta e dell’ambiente. Fiore all’occhiello i solar-trees a forma di grandi foglie che rappresentano vibranti eco-germogli sul tetto. “Abbiamo tradotto il landscape tedesco di campi e prati in architettura, immaginando un edificio come un pianoro paesaggistico ligneo in lieve salita, il cui interno racchiude l’esposizione tematica", raccontano i progettisti. Alla realizzazione del padiglione hanno contribuito, tra gli altri, iGuzzini, Grohe, Mapei. (foto di Luca Rotondo)
Repubblica di Corea - Hansik, cibo del futuro: sei quello che mangi. Bianco, armonioso, lunare: il Padiglione della Corea richiama i Moon Jar, i ‘vasi di Luna’ della tradizione ceramista coreana: l’effetto è ottenuto grazie a una facciata ondultata sollevata da terra, che avvolge completamente l’edificio. Il progetto è firmato dallo studio Archiban di Seoul. (foto Carola Merello e Saverio Lombardi Vallauri).
Repubblica di Corea - Hansik, cibo del futuro: sei quello che mangi. 4 mila metri quadrati su quattro livelli dove la Corea del Sud lancia il suo messaggio sulla constatazione dei disequilibri alimentari nel mondo e presenta la sua proposta per contribuire a risolverli. A partire dalla tradizione culinaria, rappresentata da una giara, l’onggi’, usata per la conservazione dei cibi per creare piatti sani ed equilibrati. Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del primo livello, al piano terreno si trovano ristorante e spazi-shop; il secondo ospita gli uffici, l’ultimo vanta una ecologica copertura verde (foto Carola Merello e Saverio Lombardi Vallauri).
Uruguay - La vita cresce. Una struttura a spirale che gioca con l’aria e la luce grazie a una ’maglia’ in legno, acciaio e vetro, interamente riciclabile: il design innovativo del Padiglione uruguayano porta la firma di Javier Diaz, architetto del National Meat Institute. Quasi 800 metri quadri che celebrano la felicità e la crescita della vita. (foto Luca Rotondo e Saverio Lombardi Vallauri).
Uruguay - La vita cresce. Il rivestimento di facciata, continuo e avvolgente, è ritmato dalla scansione verticale dei montanti metallici che sostengono lamelle orizzontali in legno: all’interno, una sorta di ‘promenade’ espositiva che seguendo l’andamento a spirale della struttura disegna il percorso ascensionale e distributivo da un piano all’altro del padiglione. La costruzione è stata realizzata tramite ‘sistema a secco’ (Campana Costruzioni con Mozzone Building System) in modo da rendere efficienti – sia dal punto di vista dei tempi sia in termini economici – il montaggio e smontaggio del padiglione (foto Luca Rotondo e Saverio Lombardi Vallauri).
Azerbaijan - Un tesoro di bio-diversità. ll progetto nasce da un lavoro multidisciplinare che Simmetrico, network italiano di creativi, ha condiviso con lo studio di architettura Arassociati, il paesaggista Emanuele Bortolotti di AG&P e i progettisti strutturali di iDeas. “Più che un progetto è una storia”, ha dichiarato Daniele Zambelli, fondatore di Simmetrico. “Un racconto fatto di uomini e di relazioni, un viaggio straordinario in una terra altrettanto straordinaria, crocevia di flussi e d’incontri”. Dimensione iconica del progetto le tre grandi sfere trasparenti: 1200 metri quadrati di vetro (AGC Glass Europe) costruite da People & Projects e avvolte da lamelle ondulate (rivestite con il laminato ligneo di Abet Laminati) che evocano il vento del territorio azerbaijano. Al padiglione hanno contribuito, fra gli altri, Florim, Vimar, Zucchetti (foto di Luca Rotondo).
Federazione Russa - Crescere per il mondo. Coltivare per il futuro. Progettato dallo studio Speech di Sergei Tchoban, il Padiglione Russia propone una sintesi stilistica delle opere temporanee che l’architetto ha realizzato nel tempo. A partire dalla pensilina a sbalzo sull’area d’accesso, rivestita di acciaio con effetto specchiante che riflette il pubblico e invita alla visita. Al termine dell’Expo, il padiglione russo sarà ricostruito con opportune modifiche nel VDNKh, parco espositivo realizzato a Mosca nel 1935 che si estende per circa 150 ettari. Col padiglione verrà riproposta l’installazione interna che, con strumenti multimediali, presenta paesaggi e risorse del territorio russo e vicende eccezionali di scienziati come Vavilov, un precursore degli studi sulla biodiversità, Mendeleev, inventore della tavola periodica, e Vernadsky, che ha introdotto i concetti di noosfera e biosfera. Alla realizzazione del padiglione ha, tra gli altri, contribuito iGuzzini. (Michelangelo Giombini, foto di Luca Rotondo)
Kuwait - La sfida della natura. Progettato da Italo Rota, il padiglione ‘affida’ alle vele del sambuco (l’imbarcazione tipica per il trasporto degli alimenti), rese dinamiche dal vento e dai raggi del sole, il suo messaggio alle giovani generazioni. “Guardate, quanto vedete nella riproduzione all’interno della fattoria idroponica, non è tutti a tavola... Impariamo a scoprire le relazioni che abbiamo con il cibo e le problematiche legate alla nutrizione, soprattutto in paesi dove l’acqua è risorsa carente e preziosa con la quale fare i conti”. Tra le aziende che hanno contribuito alla realizzazione: Artemide, Cooperativa Ceramica d’Imola, Maligno Arredamenti, Maffeis Engineering, Mapei, Meritalia, Nussli Italia, Taiyo Europe, Vanoncini, Zonca International (foto di Saverio Lombardi Vallauri).
Messico - Il seme per un mondo nuovo. La totomoxtle, la buccia della pannocchia di mais, come figura d’ispirazione del padiglione, progettato da Francisco López Guerra Almada, premio Luis Barragán per l’architettura (foto di Luca Rotondo).
Messico - Il seme per un mondo nuovo. “Il mais è l’elemento primordiale della cultura Maya e Azteca e resta la base dell’alimentazione e della tradizione culinaria messicana anche oggi” ha spiegato l’architetto López Guerra Almada. “Per questo la buccia della pannocchia è diventata l’ispirazione del mio progetto. Come una ‘pelle’ di fibra sintetica plastica e naturale, translucida e trasparente, riveste tutto l’involucro, enfatizzandone il segno organico e lasciando intravedere l’interno, in modo suggestivo durante le ore serali, quando diventa una sorta di grande lanterna”. Tra gli altri, hanno collaborato alla realizzazione: Cocolab, Crea, Nussli. (foto di Luca Rotondo).