foto di Edmund Sumner / Courtesy Adjaye Associates
Testo di Matteo Vercelloni
Parte dell’ambizioso programma promosso dal District of Columbia Public Libraries (DCPL) le librerie di quartiere pensate da David Adjaye e i suoi collaboratori come piccoli centri civici, informali e aperti a tutti, si offrono nel paesaggio urbano della fascia esterna di Washington D.C.
come architetture emergenti, la cui immagine di moderni ‘padiglioni’ pubblici, tende a riscattare il tessuto anonimo e ripetitivo della serialità di case unifamiliari con giardino che definiscono figura e forma dei sobborghi di ogni città americana. La Francis Gregory Library e la William O. Lockridge/ Bellevue Library, nonostante le diverse soluzioni distributive, il differente approccio compositivo e materico, sono parte di un unico percorso di ricerca progettuale teso a caratterizzare fortemente il valore architettonico d’insieme per diventare, in chiave esplicita, degli effettivi ‘incubatori del sapere’, oltre che favorire l’incontro e il confronto dei membri della comunità urbana dell’intorno, cui le due strutture architettoniche sono direttamente dedicate. Nei pressi del Fort Davis Park, nella parte sud est della città, la Francis Gregory Library , si pone come efficace struttura culturale di servizio, legata alla filosofia dei parchi attrezzati americani, e offrendosi anche come elemento di cerniera e di connessione tra il perimetro conclusivo dell’area verde e il tessuto edificato. La pianta rettangolare regolare si sviluppa secondo una sovrapposizione di elementi compiuti: il volume a due livelli (tra loro integrati da spazi a doppia altezza) del corpo della biblioteca e la copertura. Questa è pensata come una lama orizzontale sospesa e staccata figurativamente dallo spazio sottostante che risulta di dimensioni inferiori, in modo da essere contenuto sotto la lama del tetto che sborda su tutto il perimetro, con uno sbalzo più marcato sul lato d’ingresso. Il carattere di padiglione nel parco è sottolineato dal trattamento materico del fronte, una sorta di doppia pelle a layers sovrapposti che alla vetrata esterna, continua e a Francis Gregory Library. A fianco lo spazio a doppia altezza lungo tutto il lato corrispondente all ’ingresso dove è coll ocato il nastro inclinato dell a scala di salita al primo piano. Sotto il banco circolare laccato nero dell a reception; particolare dell ’affaccio del primo livell o sull a zona ingresso; sezione longitudinale. scansione romboidale, risponde nell’interno con una parete lignea di forte spessore che alterna vuoti e pieni, seguendo la proiezione geometrica della trama di facciata. Il gioco delle aperture enfatizza il rapporto interno/esterno filtrando la presenza del verde dell’intorno e ripetendo la trama romboidale nell’incrocio delle fasce del controsoffitto. Lungo tutto il fronte d’ingresso lo spazio interno è proposto a doppia altezza con la scala di salita al piano superiore assunta come elemento rettilineo e inclinato rispetto alle linee di facciata, in modo da arricchire di dinamismo e varietà compositiva l’immagine degli interni. Questa si offre come accogliente e luminosa, più vicina a quella di un luogo di ritrovo, in cui piace ritornare e darsi un appuntamento, che a quella di un funzionale e rigido ‘luogo di studio’. La stessa filosofia di approccio progettuale caratterizza la William O.Lockridge/Bellevue Library nel District of Columbia che presenta una soluzione planimetrica più complessa e uno sviluppo su tre livelli. Calata in un contesto residenziale la biblioteca tende a configurarsi come cerniera urbana, luogo d’incontro sottolineato dagli ‘incroci’ e dalla sommatoria delle sue componenti apparentemente indipendenti, ma tra loro legate dalla struttura d’insieme. Una sorta di piazza coperta, ricavata dall’aggetto di due corpi distinti del secondo livello, poggianti su setti dalla geometria variabile, conduce sia all’ingresso del piano terreno, sia, tramite scale e rampe inclinate, al primo livello delle zone lettura. Il secondo livello rivela l’articolata scelta planimetrica con la sala centrale circondata su due lati da tre satelliti abitabili, innestati nel corpo principale, e dedicati a diverse funzioni del programma e dell’offerta culturale della struttura pubblica. Anche in questo scorcio di uno spazio interno a doppia altezza che cattura la luce proiettandola nell’edificio. In questa pagina in senso orario: sezione longitudinale, uno scorcio dell’esterno con i due corpi in aggetto che formano la piazza coperta dell’ingresso; una sala lettura nel corpo principale con le sedute Chair One di Konstantin Grcic per Magis; scorcio di una zona studio all’interno dei satelliti perimetrali; pianta complessiva del secondo livello. progetto non mancano riusciti episodi a doppia altezza che catturano la luce zenitale dalla copertura, portandola generosamente negli interni. Cemento a vista e ampie vetrate, una facciata di setti lignei verticali alternati a strisce di vetro per i corpi in aggetto, disegnano l’essenziale ‘pelle architettonica’ chiamata a rivestire il nuovo ‘elemento attrattore’ del quartiere, parte di una politica diffusa di strutture per la cultura e l’informazione, pensate quali luoghi sociali e d’incontro chiamati a comporre una rete per punti, distribuita all’intorno della città.