Voluta dal Gruppo Ghelamco per celebrare i 25 anni di attività nello sviluppo immobiliare in Polonia, la Warsaw Spire progettata dallo studio Jaspers-Eyers architects in collaborazione con Projekt Polsko-Belgijska Pracownia Architektury, costruita in tre anni di lavoro ininterrotto, si compone di una torre vetrata di 220 metri di altezza affiancata, in modo simmetrico, da due corpi più bassi (55 metri) chiamati a creare una nuova piazza urbana.
Il complesso si estende per un totale di circa 109.000 metri quadrati ed è stato occupato da varie aziende e brand internazionali tra cui Samsung, BNP Paribas Securities Services, il Centro per progetti di trasporto europei (CEUTP), costituendo in breve tempo un riferimento non solo iconico, ma anche di attività direzionale e terziaria.
Se la torre svetta nella sua forma plastica generata da una pianta ellittica di diverse dimensioni avvolta da due gusci simmetrici vetrati che si aprono come un calice verso l’alto, l’idea di creare una nuova piazza per la città appare essere anche il filo conduttore del progetto d’interni che Mac Stopa/Massive Design ha voluto sottolineare nel suo intervento per la definizione della hall al piano terreno.
Questo si estende per circa 1.650 metri quadrati ed è stato assunto da Stopa come uno spazio unitario segnato fortemente dal blocco centrale di servizi, scale e ascensori, che è stato occasione per sperimentare una sorta di figura scultorea praticabile (un mezzanino balconata di oltre 500 metri quadrati si sviluppa intorno al nucleo centrale).
Il progetto della hall sfrutta e valorizza la forma ellittica della torre, organizzando un asse di riferimento longitudinale che allinea bar-ristorante all’ingresso collocato sul lato opposto. Questo si caratterizza per il bancone nero della reception, pensato come diretta estensione tridimensionale materica e cromatica della pavimentazione di granito nero assoluto, che funge da ampia soglia per i visitatori e come un nastro magico genera sul fondo la sua conclusione funzionale.
L’idea di spazio ininterrotto è sottolineato dal perimetro vetrato, mentre l’altezza disponibile suggerisce l’idea di una piazza coperta, prolungamento di quella esterna che circonda gli edifici. Il blocco centrale bianco e scultoreo trova nel controsoffitto a guscio pieno l’elemento complementare che ne ribadisce forma e dimensione, mentre il disegno della trama organica e modulare dell’involucro – in parte ripetuto per la serigrafia del parapetto vetrato della balconata – si offre come un’efficace superficie porosa, quasi una pergola architettonica fluttuante nell’avvolgente spazio di accoglienza.
Testo di Matteo Vercelloni