Che cosa accade se a entrare nel vivo del progetto artigianale sono designer di formazione industriale? A raccontarlo sono gli ultimi lavori di Carlo Contin, Giacomo Moor e Vittorio Venezia con Carolina Martinelli, selezionati da Domitilla Dardi per la sezione Object del Miart 2017, la fiera dell’arte moderna a Milano.

“Il punto comune dei progetti di questi autori”, spiega la curatrice, “è nel modo in cui entrano nella bottega dell’artigiano: non si tratta di un progettista che si rivolge a un realizzatore del proprio disegno; né di assorbire per osmosi un sapere antico. Il nocciolo duro della relazione designer/artigiano è la riflessione sulla ripetizione della serie e sulla potenziale personalizzazione dei pezzi”.

Il progetto di Carlo Contin nasce dallo sconfinamento in un’area per lui nuova, come quella della decorazione. La collezione Fractus, presentata con la Galleria Subalterno1, è di fatto una collezione di complementi d’arredo – vasi, vassoi, ciotole, tutti realizzati in medium density, un agglomerato di legno – che riprendono le tipologie delle abitazioni borghesi, ma iniettandole di una carica a 7.000 watt.

“Il progetto”, spiega il designer, “è nato per caso, frequentando il laboratorio del mio amico Sergio Rebosio, che fa esperimenti con l’alta tensione, dove ho scoperto la capacità della corrente elettrica di creare disegni frattali che sembrano riprodotti dalla natura. Natura e decorazione sono infatti i temi protagonisti di questo mio nuovo progetto, in cui ho unito le due cose”.

Contin deriva dunque il processo da quello di esperimenti normalmente confinati in laboratori amatoriali, quasi ‘da nerd’, e per la prima volta lo applica su volumi pieni, lavorando su un parallelismo: l’effetto decorativo è ottenuto secondo la logica di crescita di un ramo, facendo sì che l’elettricità segua i punti più bagnati del pannello “come un ramo che segue i raggi del sole”.

La particolarità di questo decoro è presentare un aspetto orientale visto da lontano, e da vicino, invece, una particolare minuzia che lascia intuire la sua origine casuale innescata da un cortocircuito. “Ha un che di romantico”, conclude Contin, “vedere un elettrodo positivo e uno negativo farsi strada e poi dare vita a una vera e propria scintilla quando si incontrano!”.

“Difetti di pregio” si chiamava la tesi con cui alcuni anni fa Giacomo Moor si laureò al Politecnico di Milano. Da allora non ha mai abbandonato il lavoro su questo materiale, e nel tempo ha fatto della sua falegnameria un piccolo centro di nuova produzione nei pressi di via Padova, dove il suo team affianca la realizzazione di arredi su misura alla sperimentazione costante del legno, della sua qualità e dei suoi limiti.

È con questa forte matrice di ricerca e dialogo col materiale che quest’anno Moor dà vita a Vapore, una collezione di mobili per la gallerista Luisa delle Piane. La tecnica indagata è proprio quella della curvatura a vapore del legno massello, tipica delle Wiener Werkstätte, ma il processo antico è in questo caso portato alla sua esasperazione, che consente di raggiungere il minimo raggio di curvatura possibile: 60 mm.

Viene utilizzato un processo industriale, ma per sfruttare al meglio gli stampi produttivi – trattandosi di una serie limitata – si ottimizzano le dimensioni del curvato. Quello che sarebbe il ‘difetto’ tipico del massello di tornare alla sua forma originaria una volta uscito dallo stampo, viene risolto mediante il passaggio obbligato in piani di vetro e volumi di legno, che diventa espediente per mantenere in tensione e in equilibrio tutto il sistema.

Il risultato è un’estetica fortemente tecnica, essenziale, lontana dal decorativismo tipico dell’impiego tradizionale di questa lavorazione. Legno e vetro, natura e artificio industriale, convivono in una soluzione di continuità interrotta ed enfatizzata solo dall’applicazione manuale di un’argentatura sfumata sul vetro, che accentua l’effetto a ‘U’ della struttura in legno ed evoca in modo esplicito il fumo del vapore.

Il limite e la spinta autodeterminante del materiale vengono addomesticati dalla sapienza della cultura produttiva e dall’attenzione al gusto formale, che però, in questo caso, dà vita a un paesaggio di arredi se possibile ancora più raffinato degli esiti finora raggiunti nella memoria della tradizione. E lo fa nell’ambito del design italiano.

Infine, il progetto dello studio Martinelli Venezia per Colleoni Arte, galleria bergamasca che apre le sue porte nel 2006 con un lavoro trasversale tra creazioni artistiche e piccole produzioni artigianali di design in serie limitata, prodotte direttamente nei laboratori di falegnameria e sartoria annessi alla galleria che lavorano anche come fornitori per attività della zona (da imbottiti a tendaggi, da tappezzerie a moquette).

È per loro che Vittorio Venezia e Carolina Martinelli realizzano il progetto Penelope, un tappeto circolare la cui consistenza tridimensionale è data da fitte cuciture longitudinali in due sensi, realizzate con un filato fotoluminescente. “Di giorno l’effetto è bianco su bianco, mentre al buio compare un ordito decorativo disposto su due versi che scompare con la luce, ricordando la storia omerica del tappeto di Penelope”.

In questo caso il filato, in poliestere caricato con pigmenti interamente a base minerale, spesso utilizzato dalle ricamatrici automatiche, è stato portato in un laboratorio di tappezzeria, secondo un approccio che conferma l’interesse sperimentale per la contaminazione tra la concezione artigianale della decorazione e il processo industriale.

Conclude Domitilla Dardi: “Contin, Moor, Venezia e Martinelli raccontano come l’universo progettuale contemporaneo possa dialogare con l’artigianato. Questi designer sono guidati da materie e processi: il risultato è che la ripetizione non è omologazione, la serie può diventare il contenitore di variazioni e il gesto è disciplina della forma. Spesso si dimentica, infatti, che l’artigianato storicamente nasce seriale e che il lavoro sul pezzo unico rappresenta l’eccezione alla norma”.

Testo di Chiara Alessi

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Fractus di Carlo Contin è una collezione di oggetti realizzati in agglomerato di legno. Sono decorati mediante una speciale tecnica che utilizza la corrente ad alta tensione e una soluzione a base di metalli come catalizzatore per riprodurre sulla superficie disegni a geometria frattale (foto di Andrea Basile).
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Fractus di Carlo Contin è una collezione di oggetti realizzati in agglomerato di legno.
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Fractus di Carlo Contin è una collezione di oggetti realizzati in agglomerato di legno.
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Fractus di Carlo Contin è una collezione di oggetti realizzati in agglomerato di legno.
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Immagini e schizzi di progetto della collezione Vapore di Giacomo Moor, edita da Galleria Luisa Delle Piane. Nasce dalla sperimentazione della tradizionale tecnica di curvatura a vapore del legno massello; è costituita da cinque elementi: consolle, specchiera, tavolo, consolle angolare, libreria (foto Canio Salandra).
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Immagini e schizzi di progetto della collezione Vapore di Giacomo Moor, edita da Galleria Luisa Delle Piane.
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Immagini e schizzi di progetto della collezione Vapore di Giacomo Moor, edita da Galleria Luisa Delle Piane.
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Il tappeto Penelope di Vittorio Venezia e Carolina Martinelli, realizzato con un filato fotoluminescente, un progetto sviluppato per la galleria Colleoni Arte di Bergamo.
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Il tappeto Penelope di Vittorio Venezia e Carolina Martinelli.
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Il tappeto Penelope di Vittorio Venezia e Carolina Martinelli.