Sono molte le sfide (tutte vinte) di questo singolare progetto. Quella dei progettisti, Mario Casciu e Francesca Rango, che nonostante la loro giovane età (entrambi classe 1980), tornati in Sardegna dopo varie  esperienze professionali all’estero, si sono imposti sullo scenario nazionale del progetto con una ‘cantina d’autore’ subito premiata “per qualità linguistica e dialogo intelligente con l’ambiente”: recita, infatti, così la motivazione della Giuria del Premio ‘La ceramica e il progetto – Cersaie 2015’, che l’edificio si è aggiudicato per la categoria Commerciale e Hospitality.

La sfida del committente, le Cantine Su’entu, che nel pieno di una crisi economica ha deciso di riprendere la coltivazione della vite in un’area agricola abbandonata da tempo, raggiungendo in pochissimi anni importanti risultati produttivi importanti in termini di qualità e di offerta (i vini rossi di Su’entu sono infatti stati premiati fra le eccellenze della scorsa edizione Wine and Sardinia 2015).

E, infine, la sfida del territorio e del bellissimo contesto naturalistico: un luogo speciale, magico dove il Maestrale, il potente vento (su’entu, in sardo, come recita anche il nome della cantina) che soffia da Nord Est e spazza le nuvole, riportando il sereno. I duemila e quattrocento metri quadrati aggiunti al corpo già esistente sposano scelte materiche  e cromatiche in pieno sintonia con il dna del paesaggio sardo.

Che l’edificio fa suo anche dal punto di vista volumetrico, presentandosi “chiuso e massivo…con poche bucature”, spiegano i progettisti, quasi un’eco all’anima chiusa e selvaggia dei tradizionali nuraghi che punteggiano il territorio sardo.

Ma inaspettatamente “il fronte Est”, continuano gli architetti, “ si apre con una grande vetrata, che perimetra tutta l’area delle degustazione”, rivelando così quella volontà di apertura sul paesaggio, quella ricerca di un dialogo costante il dentro e il fuori, fra l’architettura e la natura, che sicuramente rappresenta un importante itinerario di ricerca del progetto contemporaneo.

Testo di Laura Ragazzola – Foto di Antonio Saba

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La facciata Est si apre sul paesaggio con una grande vetrata, ombreggiata da una struttura aggettante in travi lamellari: qui si trova l’area degustazione, che si espande anche nello spazio- belvedere esterno. Il piano di calpestio (rivestimento ceramico di Marazzi) si alterna alla semplice terra battuta punteggiata da piante della macchia mediterranea. In basso due sezioni dell’edificio: l’elemento interrato è la ‘barricaia’, cioè il locale che ospita le botti di legno.
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I materiali di facciata differenziano i diversi corpi degli edifici: per il volume a doppia altezza è stata utilizzata la pietra cistoide di Serrenti , mentre per gli altri un semplice intonaco bianco.
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Il corpo che accoglie la sala per la degustazione e vendita (rivestimenti ceramici Marazzi) con la grande vetrata aperta sulla campagna.
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Tutti gli spazi della cantina sono organizzati intorno a una corte centrale: su ogni lato viene svolta un’attività, dalla produzione alla vendita. All’esterno i volumi sono ciechi, con rare aperture, fatta eccezione per il corpo che accoglie la sala per la degustazione e vendita.