La logica costruttiva esibita come segno distintivo del progetto: di questo dal 2004, Masahiro Harada + MAO (principal) e Kazuyoshi Nomura (partner), giovani e brillanti architetti giapponesi dello studio Mount Fuji, di base a Tokyo, hanno fatto la cifra di un’architettura priva di concessioni ornamentali e animata dal confronto dialettico con il luogo d’intervento.
Nel disegno di questa guesthouse da vivere durante i weekend, nella penisola di Manazuru (cittadina giapponese della prefettura di Kanagawa), adagiata su un sito collinare che asseconda i dolci declivi della topografia verso sud, l’articolata composizione del manufatto architettonico è stata ispirata dal verde di un rigoglioso paesaggio a piante latifoglie che incontra la distesa dell’Oceano Pacifico all’orizzonte.
“Per costruire qualcosa in un ambiente naturale così ricco”, commenta Masahiro Harada, “ci è sembrato inopportuno adottare un ordine rigorosamente self-contained, stile lotto urbano densamente edificato su tutti i lati e carente fisiologicamente sia di luce che di privacy.
Le grandi prospettive orizzontali che si donano allo sguardo, assecondando l’orografia del terreno, e la passione dei committenti e dei loro ospiti per il beachcombing (la ricerca di qualcosa di interessante e stimolante sulla spiaggia restituito dall’acqua del mare con una vitalità intrinseca anche nella forma ndr) ci hanno stimolato a configurare un tipo di ordine aperto, dinamico e flessibile nell’uso degli spazi, che si regola progressivamente nella relazione con l’ambiente”.
La tipologia di riferimento spaziale è diventata quella molto aperta del loft d’oltreoceano assemblata in uno schema geometrico chiaro: tre volumi lineari di altezze diverse, due paralleli tra loro e un terzo in diagonale che li sovrasta entrambi, compenetrandoli e connettendoli. Uno è destinato agli spazi privati, uno allo studio-atelier e uno alle zone comuni del living-dining-kitchen in cui si innestano gli elementi di collegamento verticale tra le parti.
“Il livello più basso e intimo era l’ideale per dormire e articolare gli spazi di tre camere da letto”, osserva Harada. “Quello più alto e illuminato adatto a ospitare la zona pranzo e cucina, il luogo del convivio per eccellenza, che si estende outdoor su di una terrazza assolata, come un belvedere sul mare che ricorda il ponte di una nave”.
Al living a doppia altezza ospitato nel volume centrale è andato così di fatto il ruolo di cuore in chiave simbolica del paesaggio domestico. Lo caratterizza la facciata vetrata a tutta altezza segnata dal telaio a scacchiera degli infissi in metallo e legno che incorniciano gli scorci di natura più bella con il taglio delle finestre.
A questa superficie corrisponde, all’interno dello spazio, per sottile analogia figurativa, quella della parete attrezzata a libreria che incorpora, con i suoi ripiani, l’arredo nella struttura architettonica: l’elemento ordinatore dello spazio che, fungendo come spina di riferimento, assume al tempo stesso un alto valore espressivo.
Infatti, come racconta Harada, “Il canonico sistema costruttivo pilastro-trave, adattato a un profilo di 38 mm di spessore e allineato in un arco di 830 mm, ha configurato una serie di unità a forma di L in LVL (Laminated Veneer Lumber) che vestono sia la parete che il soffitto. Queste unità – rinforzate con una possente trave e colonna ricavate da un tronco di abete naturale trattato Douglas Fir – e declinate in tre diverse scale dimensionali (grandi, medie e piccole), sono state posizionate in modo che ogni parte si sovrapponesse alle altre, dando vita a spazi e angoli irregolari non determinati concettualmente da una geometria assoluta, bensì rapportati a una varietà di coordinate specifiche.
Quali le linee naturali e la posizione degli alberi preesistenti, le viste verso il mare, le fisicità dei materiali in termini di volume, texture e densità, o ancora l’equilibrio tra fluidità e solidità dei volumi. Il processo di regolazione di questi fattori, in termini di reciproca armonia e dialogo, è ciò che ha determinato la forma. E poiché l’ordine adottato per la struttura della casa si relaziona al carattere aperto dell’ambiente circostante, questo dialogo si estende al mare, alla foresta e al paesaggio”.
Resta poco da aggiungere. A corredo di questa ‘serena armonia’ abitativa bastava davvero l’essenziale: un generoso divano sui toni del grigio, un camino-stufa per la stagione fredda, sedie tripoline in tessuto e metallo dai colori accesi che spiccano nell’involucro ligneo e sulle mattonelle di ardesia nera del pavimento, una scala a pioli e una sospesa in legno e acciao dalla silhouette grafica che collegano rispettivamente i due livelli superiori aperti sul living e comunicanti visivamente tra loro, come gallerie privilegiate del palcoscenico domestico.
Foto di Ken’ichi Suzuki – Testo di Antonella Boisi