Non solo. Con altre costruzioni sostenibili, quali un polo alimentare e agricolo, un centro benessere, uno spazio culturale e di spettacoli di arti visive, tutto l’insediamento del Dawson Lake aspira a proporsi come un ‘laboratorio’ di rigenerazione progettuale su ampia scala per migliorare alla radice la salute e la solidità dell’ecosistema locale. C’è l’idea di utilizzarne una grande zona per l’installazione di impianti fotovoltaici e pale eoliche che sfruttino le correnti dei venti, producendo energia pulita.
Le auto resteranno fuori dalla proprietà e gli spostamenti interni saranno affidati soltanto a macchine elettriche e biciclette disponibili all’ingresso, con un’ulteriore riduzione di emissioni di CO2. In questa piccola smart city autosufficiente, in sintesi, nient’altro sarà necessario. Ma come nasce questo progetto? “L’anno scorso abbiamo partecipato a un concorso a inviti per il disegno un albergo in Alto Adige e nel bando c’era la richiesta di una proposta di case sugli alberi”, racconta Peter Pichler, architetto bolzanino, che prima di mettersi in proprio nel 2015 a Milano con Silvana Ordinas, si è formato negli studi di Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Delugan Meissl.