Negli Stati Uniti, West Virginia, il concept di un sistema di case tra gli alberi abbraccia gli scenari del Dawson Lake e le prospettive di un’ospitalità verde e sostenibile

Dalle Dolomiti al Dawson Lake, l’architettura sostenibile di Peter Pichler diventa ancora più internazionale, visionaria e densa di significati per affrontare le sfide del climate change e minimizzare l’impatto ambientale. Le sue Tree Houses, che vedranno la luce all’inizio dell’estate in un paesaggio verde privato di poco più di 40 ettari in West Virginia, dichiarano infatti un valore che va oltre il concept delle tipologie progettate con materiali e tecnologie a chilometro zero ispirate da una natura qui selvaggia e meravigliosa.

Le otto abitazioni in legno locale sospese tra gli alberi dell’esteso e fitto bosco di aceri, pioppi e querce lambito dalle acque del lago, sono state pensate per integrarsi a breve in un insediamento (plastic free) che sarà un Research Centre in tema di sostenibilità, dove studiosi e ricercatori delle università più all’avanguardia di tutto il mondo saranno i benvenuti di incontri, talk e conferenze in materia, secondo un programma in via di definizione.


Peter Pichler
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Peter Pichler Architecture è uno studio di architettura dedicato allo sviluppo di un approccio innovativo e contemporaneo all'architettura. Uno studio giovane, dinamico e sperimentale che considera il contesto un aspetto fondamentale. L'architettura e il suo contesto vanno oltre l'ambiente fisico immediato dell'oggetto architettonico, modellato da un più ampio contesto culturale, geografico, sociale, economico, mentre la tecnologia e la ricerca di elementi vernacolari svolgono un ruolo essenziale. Questo costruisce le basi dello studio e riflette le modalità di progettazione. Peter Pichler Architecture crede in una reinterpretazione contemporanea del passato che riflette l'attuale "Zeitgeist".

Non solo. Con altre costruzioni sostenibili, quali un polo alimentare e agricolo, un centro benessere, uno spazio culturale e di spettacoli di arti visive, tutto l’insediamento del Dawson Lake aspira a proporsi come un ‘laboratorio’ di rigenerazione progettuale su ampia scala per migliorare alla radice la salute e la solidità dell’ecosistema locale. C’è l’idea di utilizzarne una grande zona per l’installazione di impianti fotovoltaici e pale eoliche che sfruttino le correnti dei venti, producendo energia pulita.

Le auto resteranno fuori dalla proprietà e gli spostamenti interni saranno affidati soltanto a macchine elettriche e biciclette disponibili all’ingresso, con un’ulteriore riduzione di emissioni di CO2. In questa piccola smart city autosufficiente, in sintesi, nient’altro sarà necessario. Ma come nasce questo progetto? “L’anno scorso abbiamo partecipato a un concorso a inviti per il disegno un albergo in Alto Adige e nel bando c’era la richiesta di una proposta di case sugli alberi”, racconta Peter Pichler, architetto bolzanino, che prima di mettersi in proprio nel 2015 a Milano con Silvana Ordinas, si è formato negli studi di Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Delugan Meissl.

“Abbiamo vinto il concorso e solo dopo, riguardando il materiale, ci siamo resi conto che le Tree Houses erano più interessanti dell’albergo stesso che avevamo disegnato. Così ci è venuta l’idea di pubblicarle sui nostri canali social. Siamo stati contattati da diversi potenziali clienti e tra questi c’era il nostro futuro committente americano, appassionato di arte e musica, che ci ha invitato a visitare la sua proprietà negli Stati Uniti, in West Virginia”.

L’opera è in fieri. I progettisti stanno ancora valutando quale tipo di legno locale adottare per le costruzioni del Dawson Lake, per ora si è stabilito soltanto che sarà chiaro all’interno e avrà scandole scure in esterno per integrarsi meglio con il paesaggio. Rispetto al primo concept elaborato per il concorso delle Dolomiti, la geometria dei volumi è rimasta invece pressoché invariata.

La gente che arriva a Dawson Lake vuole staccare dalla dimensione urbana, fare delle bellissime passeggiate, andare in bicicletta, incontrare artisti e musicisti, rilassarsi nella natura, con ritmi slow down, fuori dagli schemi codificati dell’ospitalità alberghiera."

L’immagine delle Tree Houses resta definita dal tetto a falda spiovente e da due monolitici tetraedri uniti alla base, radicati come alberi nel terreno: il solido inferiore ha un ruolo strutturale, quello superiore accoglie le funzioni residenziali ritagliate in una planimetria romboidale, mentre una passerella sospesa funge da elemento di connessione tra la casa e la strada d’accesso.

È stato però modificato il programma delle unità abitative, variabili tra i 35 e i 45 metri quadrati: due fronti completamente vetrati annullano la percezione di filtri con l’habitat naturale; gli spazi, resi più generosi e aperti nell’articolazione, sviluppati su due livelli collegati da una scala interna posta lungo le facciate opache, prevedono al piano inferiore la cucina e la zona living e sopra la zona notte con servizi dedicati. Gli arredi prevalentemente custom privilegiano una scelta di naturalità nei tessuti, che armonizzi con il feeling di benessere dato dalla presenza costante del legno.

Ogni unità sarà isolata termicamente, dotata di un impianto geotermico con pompa di calore (ma c’è l’idea di utilizzare anche l’acqua del lago) e di un sistema illuminotecnico a risparmio energetico con sensori e spegnimento automatico. “Considerato che le case-albero sono soltanto otto, probabilmente sarà necessario in un secondo step progettare anche un piccolo albergo in grado di assicurare una maggiore capacità ricettiva”, riflette Pichler.

“Nell’espressione architettonica, questo continuerà la ricerca di un’armonia con il contesto, nel quale vivere un’esperienza di immersione totale. La gente che arriva a Dawson Lake vuole staccare dalla dimensione urbana, fare delle bellissime passeggiate, andare in bicicletta, incontrare artisti e musicisti, rilassarsi nella natura, con ritmi slow down, fuori dagli schemi codificati dell’ospitalità alberghiera.

L’anno scorso abbiamo partecipato a un concorso a inviti per il disegno un albergo in Alto Adige e nel bando c’era la richiesta di una proposta di case sugli alberi. Abbiamo vinto il concorso e solo dopo, riguardando il materiale, ci siamo resi conto che le Tree Houses erano più interessanti dell’albergo stesso che avevamo disegnato."

Un’idea che sta maturando è quella di affittare a creativi di varia provenienza ed estrazione le Tree Houses come laboratori-atelier-studi di registrazione, perché possano diventare una fucina di suggestioni e ispirazioni provenienti dall’ambiente circostante. A noi piace pensare che Dawson Lake sarà il primo resort di lusso progettato secondo le linee guida del Living Building Challenge in materia di energia a impatto ambientale zero”.

Bello è pensare anche che qualcosa per pochi potrebbe far stare bene molti; perché questo modello alla fine è replicabile in altri contesti e dimensioni abitative.

Progetto di Peter Pichler Architecture - Principals Peter Pichler, Silvana Ordinas - Design Team Daniele Colombati, Gianluigi D´Aloisio, Giovanni Paterlini, Marco Capriani