Riscoprire vocaboli desueti o giocare con le aree semantiche
Il fascino della lingua italiana sta nelle sfumature e nei diversi significati che possono assumere le parole a seconda dell’ordine e della concatenazione, dei vocaboli come delle situazioni, ma soprattutto delle associazioni – mentali e sensoriali – che sprigionano. I celebri – laboriosissimi – “giri di frase” che fanno “la voce” di un scrittore.
Ne è un esempio Salvamento, romanzo d’esordio di Francesca Zupin edito da Bollati Boringhieri. Il termine desueto scelto per il titolo rispecchia appieno la prosa calibrata e (poli)sinfonica, pregna di rimandi letterari ma anche grammaticali. Alla fine di ogni paragrafo, infatti, la talentuosa autrice costruisce una sorta di piccolo, intrigante e giocoso dizionario analogico ricco di esemplificazioni dedicato a due verbi chiave nelle vicende narrate in cui declina le diverse sfumature semantiche che possono assumere i termini a seconda del contesto.
“Bruciare: il caffè che preparava nonna sapeva di bruciato per colpa della guarnizione marcia, ma il nonno di Stella gentilmente lo chiamava aroma […] bruciano le case negli incendi e le streghe sui roghi. Brucia la città e l’imperatore canta. Bruciano la ferita e la carezza, anche dopo giorni, e chissà ancora per quanto”.