Il prossimo 2 dicembre apre a Miami la decima edizione di Design Miami precedendo di un sol giorno la più importante manifestazione fieristica dedicata all’arte contemporanea, Art Basel Miami Beach (3-6 dicembre).
L’intenzione di Ambra Medda, ideatrice nel 2006 della prima edizione di Design Miami, era di affiancare al florido e lanciatissimo mercato dell’arte contemporanea una sezione dedicata al design artistico in cui le firme più consolidate a livello internazionale avrebbero animato – sostenute da alcune importanti gallerie – un nuovo mercato legato all’oggetto d’arredo, da collezione e a tiratura unica o limitata.
Il fenomeno, pur non essendo una vera e propria novità, fu, almeno inizialmente, un vero e proprio boom comunicativo, che segnò l’affermarsi di Miami tra le città culto del design system insieme a Milano (indiscussa capitale), Londra (con i suoi sperimentalismi) e Parigi (protagonista de les Arts Décoratifs).
A dieci anni di distanza, con la presenza di un terzo curatore, Rodman Primack (succeduto quest’anno a Marianne Goebl e con un passato targato Phillips de Pury e Gagosian, rispettivamente casa d’aste e galleria d’arte contemporanea di fama internazionale), la fiera ha ormai delineato la sua filosofia di appuntamento irrinunciabile per i designer e gli artisti affermati che vogliono accentuare la propria anima autoriale e per i nuovi talenti che desiderano entrare in un mercato di nicchia ma decisamente interessante come quello dell’art design.
Il sensazionalismo è certamente uno degli elementi su cui curatori e galleristi puntano maggiormente nella selezione dei nomi, affermati, riscoperti e soprattutto una scelta di pezzi che si rifanno a un gusto decisamente da Wunderkammer alla Rodolfo II. Un gusto mai sopito quello di un collezionismo con forte vocazione per l’eccentrico, il diverso e l’irraggiungibile, ma che oggi ha trovato una nuova linfa proprio grazie all’art design che si declina in chiave pop, trasgressiva o iconica.
Ma andiamo con ordine. Stravolgere, con cognizione di causa negando attraverso l’oggetto qualcosa che per tradizione l’oggetto stesso tende a comunicare. Può una poltrona essere uncomfortable? Certo che può, lo erano le scomode sedute in pietra usate da re, papi e potenti di tutti i continenti nel corso dei secoli.
L’innovazione tecnologica ha fatto sì che il design abbia concesso democraticamente a chiunque l’opportunità di una morbida seduta in gommapiuma. La coppia britannica Fredrikson Stallard con Momentum, una collezione di pezzi one off lanciata in occasione del decimo compleanno del loro studio, orienta il proprio lavoro verso l’oggetto scultoreo con un chiaro riferimento al mondo organico.
La poltrona rosso carminio in poliuretano, fibra di vetro e poliestere, presentata in occasione del London Design Festival – e che prevede un passaggio anche a Miami – sembra essere stata scolpita con la lava pietrificata di un vulcano. Una materia percepita che comunque evoca scomodità e ruvidezza (ma attenzione è solo percezione!) e segna l’intenzione di Fredrikson Stallard di portarsi sempre di più verso “un design concettuale, artigianale e visionario”.
Questa idea è perseguita anche da Noemi Kiss con i suoi tappeti bestiario dal tratto noir. L’artista viennese, che si muove indifferentemente tra fiere e gallerie d’arte contemporanea e di art design (Milano Miart, New York ICFF, Design Miami), punta sul contrasto tra un materiale di supporto ostile come un piano in cemento piuttosto che una parete abbandonata, per inserire o posare i suoi rugs, vecchi tappeti persiani recuperati che trovano nuova vita sotto forma di collage a tema: sinapsi, tele di ragno, formicai, un progetto per palati decisamente raffinati.
Il gusto per oggetti onirici, surreali e dissacranti trova spazio anche negli Stati Uniti dove il confine tra arti visive e arts & crafts è molto più sottile. Storica testimone Flo Perkins, l’artista di Santa Fe, Nuovo Messico, molto seguita negli States (in Italia è rappresentata da Marina Barovier), nota per i suoi vasi scultura impossibili: cactus e fiori primordiali che sembrano usciti da un’opera di Georgia O’Keeffe.
Ma anche i giovanissimi e in totale ascesa Haas Brothers di New York, lanciati a Milano da Donatella Versace nel 2013 e oggi rappresentati da r-and-company Gallery, i cui pezzi unici sono quotati dai 7.000 ai 75.000 dollari seguono il filone organico visionario. Apprezzati dallo star system Usa, i due fratelli creano iconiche collezioni di furniture design: pouf, poltrone e divani con tanto di gambe, corna, pellicce e, spesso e volentieri, organi genitali bene in vista, realizzati in materiali di grande pregio a dispetto delle loro sembianze goffe, pop e un po’ arcaiche.
Presente tra le gallerie internazionali che saranno a Design Miami, Carpenter (sedi a Londra, Parigi e New York) ha fiutato il trend ‘organico’ e propone tra le new entry Michele Oka Doner, acclamata art-designer americana nata proprio in Florida, che presenterà una collezione di manufatti, vasi, lampade e chandelier con una struttura in bronzo argentato, trattato con effetto corteccia.
E per concludere, forse i più eclettici ironici e visionari designer a 360 gradi di questa rassegna, i fratelli Campana, che a Miami proporranno con Firma Casa Gallery di San Paolo una collezione di arredi perfetti per una wunderkammer contemporanea, prologo del tavolo ‘Edward Scissorhands’ (nella foto) prodotto da Galleria O’ di Roma nel 2014, che con le sue zampette di uccello immaginario fa pensare che prima o poi l’opera prenderà il volo.
di Patrizia Catalano