“S.T.A.Y.” (Simple Table Alléno Yannick) giocando sul significato della parola esprime la filosofia di ricerca culinaria dello chef francese declinata in una sala da tè e in un bar ristorante nel nuovo Souk di Rafael Moneo.
Un progetto d’interni contemporaneo di grande eleganza calato all’interno della ricostruzione di una città sfregiata dalla guerra, il cui centro urbano si propone come un laboratorio di architettura a scala internazionale.
Iniziata diciassette anni fa, la ricostruzione del centro di Beirut sta man mano prendendo forma e significato anche se alcuni ‘fantasmi edilizi’ segnati dai proiettili e dalle bombe di un non lontano passato, ci ricordano il dramma di una guerra che proprio in questa parte della città segnava l’epicentro del conflitto, delle battaglie per le strade, della devastazione delle bombe.
Il progetto di ricostruzione del centro della città, gestito dalla società privata SOLIDERE, nonostante le polemiche insorte sulle modalità di controllo, costituisce un modello di riferimento per l’area del Mediterraneo, in cui al recupero dei palazzi storici, delle tracce antiche (là dove possibile per lo stato degli edifici e le loro potenzialità di ‘rinascita’), si è miscelata la cultura architettonica contemporanea chiamando progettisti internazionali a disegnare ‘pezzi’ di città, non tanto icone autorefenziali isolate, ‘spot’ di richiamo come molte volte accade, ma opere parte di una regia complessiva integrate tra passato e presente per ricostruire una città che vuole porsi come centro nodale di riferimento dell’area mediorientale. Jean Nouvel, Zaha Hadid, Norman Foster, la nuova passeggiata a mare con Yacht Club pressoché terminati di Steven Holl, sono solo alcuni dei progetti parte dello schema direttore di ricostruzione e rilancio del centro urbano della città. Qui sorge anche la vasta zona commerciale pedonale dei Souks, che affianca all’articolata immagine contemporanea pensata da Rafael Moneo una serie di limitrofi riusciti restauri di palazzi storici che testimoniano il programma di integrazione tra architettura moderna, tradizionale e contestuale, all’interno di una miscela di attività che evita il concetto di zoning, proprio all’urbanistica modernista, per favorire piuttosto quella varietà di funzioni che da sempre la città storica ha posseduto. La pratica dei concorsi ad inviti è stata perseguita in questa operazione di attenta pianificazione per ottenere livelli progettuali sempre più alti e portare il ‘modello Beirut’ di SOLIDERE anche fuori dai confini del Libano, per essere proposta in altre realtà dei Paesi limitrofi mediorientali. Anche i due progetti d’interni che pubblichiamo ricadono per qualità e regia d’insieme nelle norme che SOLIDERE ha bandito per creare due luoghi d’eccezione dedicati alla cultura del cibo e alle modalità della sua degustazione, chiamando a collaborare da subito nell’idea un architetto e un grande chef quale coppia artefice dell’idea dello spazio e del programma gastronomico/culinario da offrire alla giuria. Alain Moatti con lo chef Yannick Alléno hanno convinto e affascinato con la loro proposta il gruppo SOLIDERE collocando in due edifici che si fronteggiano all’ingresso del Souk lo Sweet tea, prima sala da tè di Alléno e lo S.T.A.Y. il grande ristorante/bar al primo livello, completamente trasformato, di un palazzo per uffici. La sala da tè si sviluppa su due piani offrendosi come una ‘bomboniera in scala architettonica’, ben rapportata al carattere di pasticceria contemporanea e arricchita da una palette cromatica di grande freschezza declinata in vetrate colorate traslucide, in sedie su disegno che ne riprendono le tonalità, e in un sorprendente ‘giardino segreto’ organizzato al primo livello. Questo è stato ottenuto scoperchiando uno spazio chiuso e inventando così una stanza verde senza soffitto, con i muri trasformati in quinte fisse vestite di verde. Il ‘giardino verticale’ ritaglia il cielo offrendo un quadro sospeso di stelle scintillanti, che nelle ore del giorno, quando il sole è troppo forte, si ripetono sulla tenda scorrevole insieme alla luna e al sole. La cornice architettonica è in perfetta sintonia con i prodotti di pasticceria pensati da Alléno che nella zona d’ingresso diventano parte dell’architettura che li contiene e che nella stanza– giardino reinventano il tema del déjeuner sur l’herbe. Lo S.T.A.Y. si sviluppa in uno spazio più ampio reso a doppio livello liberando un’intera soletta di calpestio per contenere una figura sospesa in una sorta di incastro compositivo che gioca sull’idea di un’architettura nell’architettura. Nell’involucro ottenuto, reso monocromatico e avvolgente con arredi su disegno e la scelta di un colore grigio argento che appare neutro e prezioso allo stesso tempo, è stato inserito una sorta di lungo vascello sospeso sulle tre travi orizzontali rimaste a scandire il ritmo dell’ambiente unitario affacciato su una terrazza conclusiva e su una lunga balconata laterale. La nave color porpora è un omaggio all’antica storia del Libano, ai Fenici esperti navigatori, commercianti e inventori appunto di questa sensuale tonalità. Lo scafo esterno di questa nave immaginaria, simbolo e icona del ristorante, è stato realizzato con un materiale plastico impiegato per le costruzioni navali che offre una superficie liscia e riflettente, in grado di creare diverse sfumature dal giorno alla notte. Nella sala sono organizzate diverse soluzioni di accoglienza tra cui un lungo tavolo (Table de Partage) pensato come luogo d’incontro e di convivialità collettiva che si affianca ai sei grandi tavoli rotondi segnati da divani a circonferenza all’intorno che formano delle isole compiute e da una zona più tradizionale con tavoli scomponibili e affiancabili secondo le esigenze. A fianco dell’ingresso al primo piano, che avviene tramite due ascensori che salgono dal foyer a livello stradale, si sviluppa la scala blu che porta all’interno della nave sospesa in cui è organizzato il bar dello stesso colore proiettato verso il fondo, enfatizzando la figura dello scafo e la prospettiva dell’ambiente complessivo. Per Alain Moatti “la bocca deve gustare, ma deve anche saper baciare”; da questo punto di vista il progetto di un ristorante non si lega al solo fatto del piacere del cibo, ma anche al valore simbolico che lo spazio che ci accoglie è in grado di trasmetterci. Un appagamento del ‘gusto’ che lo Sweet Tea e il ristorante S.T.A.Y. sembrano estendere ai cinque sensi, sottolineando come la bellezza torni a essere un riferimento della nostra vita.