Fondato a Città del Messico da Enrique Norten nel 1986, lo Studio TEN Arquitectos, oltre alla sede originaria, affianca dal 2001 quella di New York, proponendosi così sulla scena internazionale. Il percorso dello studio, dove lavorano ottantacinque persone, annumera lo sviluppo di più di quattrocento progetti di cui un centinaio costruiti o in via di sviluppo.
Si tratta di una produzione che abbraccia diverse scale d’intervento e molteplici tipologie, tra cui edifici pubblici di carattere terziario e museale, costruzioni residenziali anche di carattere unifamiliare, disegno del paesaggio e pianificazione urbana, fino al disegno degli arredi.
I tre lavori selezionati per Interni riguardano tipologie tra loro differenti, un museo, un campus universitario e una biblioteca pubblica, tra loro accomunati dalla vocazione di accogliere spazi destinati alla conoscenza e alla cultura, che TEN Arquitectos ha affrontato secondo diverse scale e modalità d’intervento, aggiungendovi sempre il desiderio di restituirli anche come luoghi d’incontro e di riferimento per le città.
Il museo Amparo nella città di Puebla, inaugurato nel 1991 all’interno di due edifici coloniali del XVII e XVIII secolo, è uno dei più importanti centri culturali del Messico. Al suo interno è organizzata una collezione di 4.800 pezzi preispanici, una sezione dedicata all’arte barocca e una raccolta di arte contemporanea che include opere di Javier Marín, Frida Kahlo, Diego Rivera, Vincente Rojo, solo per citare alcuni dei protagonisti dell’arte messicana.
La riforma del museo ha permesso di mettere in mostra gran parte dei pezzi nascosti nei depositi razionalizzando i percorsi e gli spazi espositivi nel rispetto degli edifici storici. A questi si è aggiunto un nuovo volume vetrato emergente che ha completamente ridisegnato il vestibolo centrale proponendosi oggi come nuovo ingresso e cerniera spaziale di accesso alle diverse gallerie.
Il nuovo volume vetrato è scandito da una trama strutturale metallica colorata di bianco, leggera e con una copertura-filtro che permette di schermare la luce del sole, ma allo stesso tempo di illuminare in modo naturale lo spazio a tutt’altezza che contiene. Il vestibolo di vetro unisce in verticale i due livelli del museo alla nuova terrazza a più altezze ricavata in copertura.
Come un padiglione sospeso, il nuovo patio vetrato emerge sopra il piano di copertura, organizzando un’ampia caffetteria circondata da percorsi en plein air in cui, alla pavimentazione lignea, si affiancano brani marmorei e in talavera (un tipo di piastrella locale dipinta a mano). Dalla terrazza, il museo si estende verso il panorama della cupole e delle torri che ne caratterizzano il paesaggio urbano, scandito anzitutto dalle antiche chiese di Puebla.
Diversamente, la New York Public Library della 53rd strada si sviluppa su tre livelli (piano terreno, ammezzato, piano interrato) di fronte al MoMA di cui intende essere spazio pubblico complementare dedicato alla cultura.
Aperto verso strada con una vetrata rientrante rispetto al filo di facciata, in modo da creare uno spazio porticato, l’interno si offre in modo diretto al passaggio dei pedoni. Pensato come ambiente unitario, quello della biblioteca si caratterizza per la grande scalinata lignea di raccordo tra ingresso e piano sottostante che funge da gradonata rivolta verso un palcoscenico in cui si organizzano dibattiti, incontri e conferenze. Lungo la scala una parete di pietra, gemella di quella prospiciente sull’altro lato, separa dall’ingresso riportando a chiare lettere la vocazione del luogo, ben percepibile anche dalla strada.
Una biblioteca pubblica ricavata all’interno di un edificio che ospita un hotel, che intende proporsi, anche per le soluzioni compositive adottate, come un luogo pubblico aperto all’interazione e all’incontro, con dei videoterminali a disposizione del pubblico dei lettori, ma anche di semplici turisti, con informazioni sui libri disponibili e su quello che offre la ‘grande mela’.
A Città del Messico, costruito lungo la trafficata Avenida Constituyentes e affacciato sul grande Parco di Chapultepec, il nuovo Campus dell’Università di Centro organizza una serie di edifici attorno a un’area verde pensata come un grande patio interno di duemila metri quadrati.
I tre edifici interconnessi sommano una superficie di circa cinquemila metri quadrati che vedono al centro dello schema un auditorium a capienza flessibile, una biblioteca multimediale, distribuita su quattro livelli, accessibile dalla grande scala monumentale a opera dell’artista olandese Jan Hendrix.
Si aggiungono uno studio cinematografico di ultima generazione e una serie di laboratori tessili, di moda e design, di gioielli e ceramica, in una sorta di missione tesa “a rielaborare l’educazione creativa elevando gli standard professionali delle discipline”, come afferma Gina Diez, co-fondatrice dell’Università.
I laboratori sono accessibili da una lunga scala esterna che si sviluppa lungo tutto il lato interno della facciata come un nastro sospeso. Gli studiati incastri volumetrici tra i diversi corpi architettonici del campus uniscono i due volumi rettilinei di diversa altezza posti in parallelo tramite il volume trasversale dell’auditorium.
Questo trova nei piani superiori del suo sviluppo verticale, con i fronti segnati da un forte brise-soleil bianco a fasce orizzontali, altri spazi flessibili di studio e di lavoro.
Foto di Luis Gordoa, Agustin Garza, Michael Moran/courtesy by TEN Arquitectos
Testo di Matteo Vercelloni