Una delle principali caratteristiche dello studio Sordo Madaleno Arquitectos sembra essere l’idea di pensare al progetto di architettura come elemento generatore di nuove qualità urbane, come fattore di attivazione di processi di riqualificazione a livello ambientale e sociale, nella vettorialità della creazione di una città migliore secondo quel modo di procedere che è stato definito di “microchirurgia urbanistica”.

Una nuova e flessibile modalità progettuale che, con interventi specifici e per parti, incide nella realtà del tessuto cittadino secondo un processo diluito nel tempo. I tre progetti che presentiamo in queste pagine, di diversa scala e natura, sono tra loro accomunati dall’essere luoghi d’incontro, spazi collettivi per la città e per diversificati tipi di utenze. La “diversità” è d’altra parte uno dei fattori guida della ricerca progettuale dello Studio SMA, consapevole della complessità della realtà urbana contemporanea e dell’impossibilità di avere formule risolutive e verità architettoniche precostituite.

Il ristorante Nobu (2014) nel quartiere di Polanco affronta, a livello di interior design, il tema del confronto con il costruito, in questo caso con una fiorita architettura di revival coloniale (1953), conosciuta come la “Casa Calderon”. Qui il progetto, senza rinunciare alla sua attualità, ha saputo creare un forte confronto con le tre campate dello spazio originario, riccamente decorate con modanature e lesene di pietra secondo le figure del barocco-coloniale ispanico.

Questa quinta architettonica centrale funge da elemento ordinatore, dividendo gli spazi del locale con la prima sala ristorante caratterizzata da una grande mangrovia che si arrampica sul soffitto dal disegno geometrico, unendo alla modularità regolare del motivo architettonico quella irregolare e imprevedibile della natura. Sul lato opposto è organizzato il banco del sushi-bar segnato da un grande volume-lampada sospeso che incornicia lo spazio di lavoro degli chef, rileggendo con creatività la lezione delle lampade in carta di Isamu Noguchi.

La stessa soluzione luminosa sospesa è chiamata a caratterizzare il nuovo spazio a tripla altezza della seconda sala del ristorante. Questa, con pareti rivestite di sassi scuri da cui emergono dei tagli orizzontali che accolgono la luce di candele sempre accese, raggiunge verso l’alto la luce naturale catturata da un lungo lucernario, da cui si osserva la vegetazione del giardino esterno.

La medesima cura del dettaglio e ricerca di una qualità emozionale dello spazio interno sono riservati anche al progetto della Chiesa Josemaria Escrivá e Community Center (2009) nel distretto di Santa Fe di Città del Messico. Qui, nell’ambito di un processo di generale bonifica del sito d’intervento, la chiesa, tutta giocata sul rapporto tra architettura e luce, si propone come nuovo luogo urbano, integrata con una nuova piazza e sistemazioni esterne.

L’edificio liturgico, poggiante su un complesso basamento di pietra declinato tra piazza e terrazzamenti, si offre come una slanciata figura scultorea composta da due vele sinuose accoppiate. Queste, rivestite nell’esterno con pannelli di zinco, creano un’iridescente pelle architettonica a scaglie sovrapposte che riflette e segue la luce del giorno.

Tra le due vele uno stretto spazio vuoto, vetrato sui fronti e sulla copertura, delinea un suggestivo taglio di luce continua che scende nell’interno lungo le superfici dell’involucro, mentre pareti inclinate ad andamento plastico, rivestite con doghe di legno, disegnano l’alta campata dello spazio interno.

Infine il Centro Commerciale parte del progetto del Parque Toreo a Naucalpan, nella Zona Metropolitana di Città del Messico – un intervento iniziato nel 2012 e sviluppato per fasi – si pone come primo tassello di un fenomeno di trasformazione urbana a vasta scala. La formazione del nuovo Parco è assunta come uno degli strumenti di rigenerazione di questa parte di territorio e il Centro Commerciale, oltre che rispondere alla funzione di spazio per lo shopping, è pensato come luogo per l’incontro e il tempo libero, integrato poi a un hotel e a tre torri per uffici.

L’edificio di grande scala presenta una facciata esterna scandita da una trama romboidale le cui linee connettive si illuminano durante le ore serali, rendendo vibrante l’intero volume.

L’interno ricorda le figure dei giardini d’inverno dei grandi parchi pubblici ottocenteschi, con la copertura vetrata sostenuta da ricercate soluzioni architettoniche strutturali e con la ricca vegetazione chiamata, insieme a vasche d’acqua, a disegnare i percorsi e gli spazi degli ambienti collettivi.

Foto di Paul Czitrom, Paul Rivera, Timothy Hursley, courtesy of SMA – Testo di Matteo Vercelloni

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L’interno della Chiesa Josemaria Escrivá nel distretto di Santa Fe di Città del Messico.
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Ritratto di Javier Sordo Madaleno Bringas.
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Esterno in notturno della Chiesa Josemaria Escrivá dalla piazza pedonale. Dal distacco tra le due vele sinuose che compongono la figura d’insieme dell’edificio emerge la luce interna.
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Vista della sala a doppia altezza del ristorante Nobu caratterizzata dal rivestimento delle pareti con ciotoli piatti sovrapposti di colore scuro e dalla grande lampada su disegno che rilegge la lezione delle lampade in carta di Isamu Noguchi.
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La sala principale e il sushi bar del ristorante Nobu; la grande mangrovia si arrampica sul soffitto dal disegno geometrico unendo alla modularità regolare del motivo architettonico quella imprevedibile della natura.
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Vista del parco interno al Centro Commerciale del Parque Toreo con la copertura vetrata sostenuta da ricercate soluzioni architettoniche strutturali e la ricca vegetazione con specchi d’acqua che ricordano i giardini d’inverno e le grandi serre dei parchi pubblici ottocenteschi.
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Scorcio della facciata esterna del Centro Commerciale del Parque Toreo scandita da una trama romboidale le cui linee connettive si illuminano durante le ore serali, rendendo riconoscibile e iconico il volume complessivo.