progetto di Jürgen Mayer H. Architects

Se si può leggere il progetto vincitore del concorso internazionale bandito dall’Amministrazione del capoluogo andaluso nel 1994, e vinto dal tedesco Jürgen Mayer H., come il riuscito tentativo di produrre quell’aspettativa data dal gesto architettonico di sicuro successo di pubblico – in grado di sedurre i visitatori come nuova ‘attrazione urbana’ , secondo quel filone ‘iconico’ che va dal Guggenheim di Bilbao al MAXXI di Roma – in realtà l’intervento in questo spazio pubblico nevralgico per la città contiene indicazioni di grande interesse, al di là della riuscita autorefenzialità d’insieme.

L’idea di fare ombra sugli spazi pubblici delle città del mediterraneo è stata tradotta in vari modi e a Barcellona nel 1883, all’interno del Parc de la Ciutadella, l’architetto Josep Fontserè i Mestre costruì un edificio che nel nome ben sintetizzava questo concetto: umbracle. Un padiglione monumentale contenuto da due facciate di mattone riccamente lavorate e con una copertura a volta composta da listellli metallici tra loro paralleli, chiamati appunto a ‘fare ombra’ e a rendere gradevole e ventilato lo spazio interno. Il progetto di Mayer amplifica di scala tale concetto, diventando una struttura urbana emergente che restituisce lo spazio alla città e ridisegna la piazza – occupata sino a poco tempo fa da un parcheggio a raso – offrendo nuove funzioni collettive all’ombra di una grande struttura di legno lamellare e acciaio, ingegnerizzata dallo studio Arup, che scandisce percorsi e nuove attività. Sei grandi elementi a fungo si ergono dalla piazza tramite dei fusti cilindrici caratterizzati da una prima fascia di cemento raccordata alla pavimentazione che contiene i ‘tronchi’ lamellari di sostegno. Crescendo verso l’alto e allargandosi ad ombrello rovesciato i grandi funghi si collegano tra loro ad un’altezza di circa trenta metri dal livello stradale. Qui, in copertura, si offre un ristorante sospeso e una sinuosa passeggiata panoramica che ricorda quella pensata da Gaudì tra i camini-guerrieri sul tetto della Pedrera barcellonese. L’imponente struttura porosa pensata da Mayer, sorta di allusiva cattedrale laica per la città, se da un lato offre un largo riparo dal sole estivo, dall’altro rilancia la dimensione dello spazio pubblico dove la piazza storica si offre come possibile nuovo centro urbano, in un serrato e voluto confronto tra gesto contemporaneo e tessuto storico.