Superati i settanta anni di età Tadao Ando non smette di stupire la scena architettonica mondiale con progetti a larga scala che se da un lato sottolineano la loro appartenenza ad un processo di ricerca diluito in una vita, non risultano mai ripetitivi o legati ad un linguaggio che non è mai diventato un cliché.
Ogni lavoro di Ando rivela una passione per la composizione architettonica che si spinge verso nuove espressioni di sperimentazione in grado di unire all’astrazione formale del livello creativo l’arte del costruire, la forma e la dimensione degli spazi, l’idea di architettura per la città.
Anche in questo nuovo progetto per la new town di Jiading, nell’area di Shanghai, il Poly Grand Theatre, con la torre multifunzionale che lo affianca insieme ad un complesso commerciale (entrambi ancora in costruzione), si offre come landmark di riferimento e sorta di nuovo centro civico e culturale (nei pressi è stata completata anche una nuova biblioteca), in grado di assumere valori che trascendono il semplice carattere funzionale per diventare anche edificio a carattere ‘simbolico’.
Il Poly Grand Theatre, prende il nome dalla famosa casa d’aste China Poly Group – protagonista indiscussa nella recente espansione del mercato dell’arte cinese – che ha commissionato il progetto e che in Cina gestisce trentanove complessi teatrali, tutti pensati, come quello per Jiading, quali ‘elementi attrattori’ in grado di unire architettura e cultura per le nuove zone urbane d’espansione.
Per il Poly Grand Theatre Ando ha lavorato su un parallelepipedo regolare a pianta quadrata di 110 metri di lato per un’altezza di 39, scandito da una pelle di alluminio e vetro che forma una maglia regolare ad andamento verticale, sovrapposta alla struttura di cemento armato a vista. Il monolito è perforato dall’interno da una serie di elementi cilindrici di diversa dimensione, posti secondo differenti angolazioni che provocano degli esplosivi carotaggi architettonici tra loro interconnessi.
Connessioni attentamente calibrate che si trasformano in spazi di largo respiro proiettati verso l’esterno per disegnare le ampie aperture dal sapore scultoreo sulle facciate che corrispondono a figure generate dall’intersezione geometrica tra i cilindri dei tunnel interni e le superfici verticali dei fronti.
Il limpido processo di montaggio compositivo della sequenza spaziale degli interni distrugge in un certo senso la rigida geometria del recinto architettonico di riferimento in cui è contenuta per offrire ai visitatori un percorso di ambienti in successione tutto da scoprire che si proietta verso lo specchio d’acqua che cinge due lati del teatro e verso il nuovo paesaggio urbano.
Come una scatola contenente i giochi di costruzione froebeliani, il Poly Grand Theatre unisce al suo interno i cinque cilindri di riferimento assunti come tunnel in sommatoria per offrire in verticale il foyer a tutt’altezza (sei livelli) che cattura la luce zenitale da un ampio lucernario in parte volutamente oscurato per creare un efficace gioco d’ombre.
Due tunnel orizzontali formano una X per sfociare sul fronte principale, rivolto verso lo specchio d’acqua, a definire l’ingresso come un arco ribassato, mentre sulla facciata laterale disegnano la grande apertura ottenuta dal taglio geometrico dei cilindri in corrispondenza con il loro incontro con la pelle architettonica verticale.
Qui si offre la vista dell’interno con i percorsi sospesi di attraversamento all’interno dei tunnel rivestiti di listelli di alluminio color legno. Sugli altri due fronti rivolti verso la città si ritagliano altre grandi aperture ottenute dai tunnel retrostanti che, nel segnare la figura d’insieme del teatro, ne aprono gli spazi e i percorsi verso il paesaggio dell’intorno, sottolineando la funzione pubblica dell’edificio.
In questa lirica architettura monumentale e ‘porosa’, quella che rimane celata, protetta in un prezioso guscio, è la sala da 1600 posti; qui il tema del cilindro è declinato nel trattamento parietale con palchi-balconi aggettanti: una complessa trama a listelli di legno orizzontali di diversa profondità che definisce un ambiente caldo e avvolgente, oltre che un’acustica eccellente per spettacoli e concerti.
foto di Shigeo Ogawa courtesy by Tadao Ando Architect & Associates
testo di Matteo Vercelloni

