Sviluppato da Ruinart dopo 2 anni di ricerche, il nuovo packaging ecosostenibile si distingue per la superficie setosa testurizzata che riveste la sinuosa bottiglia di champagne evocando le storiche cantine della Maison francese a Reims

Fondata in Francia nel 1729, per quasi tre secoli Ruinart si è distinta per la visione autentica e responsabile dell'art de vivre.

Oggi, la prima Maison de Champagne rompe con la tradizione delle singole confezioni regalo e spinge oltre il proprio approccio globale e ambientale. Second skin case è infatti un imballaggio ecosostenibile che veste – come una seconda pelle, appunto – la silhouette dell'inconfondibili bottiglie Ruinart Blanc de Blancs e Cuvée Rosé, preservando l'integrità del gusto del vino fino al momento della degustazione.

 

Se una grande confezione regalo aveva senso in passato, un involucro interamente riciclabile composto al 100% di fibre di legno proveniente da foreste europee gestite in modo sostenibile, è più adatto ai nostri tempi. Da queste premesse prende avvio un progetto complesso, sviluppato nel corso di 2 anni di ricerche e studi  da Ruinart. L'innovazione sostenibile della Second skin case enfatizza il ritorno alla natura e al naturale. Permette infatti la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 60% sia dei rifiuti e il ricliclaggio dei materiali, senza snaturare l'esperienza di degustazione e soprattutto il gusto.

In rimando – e in omaggio  al rivestimento naturale e grezzo delle antiche cantine sotterranee Les Crayères a Reims, l'involucro di carta di cellulosa, 9 volte più leggero rispetto all'imballaggio tradizionale, ha una superficie setosa testurizzata. Un omaggio che suggerisce una materialità dirompente e al contempo un'estetica lieve e tattile, trasmettendo l'impegno della Maison verso l'art de vivre consapevole.

Nello specifico, Second skin case è il risultato di due anni di dialogo tra i team della Maison Ruinart e i partner di produzione, Pusterla 1880 e James Cropper. Insieme, hanno concentrato i loro sforzi su un materiale – le fibre di cellulosa, o carta di cellulosa – risolvendo così due sfide tecnologiche.

La prima è stata quella di rendere l'involucro impermeabile a ogni tipo di luce che potrebbe alterare il vino, in particolare nelle bottiglie di vetro trasparente. La carta da sola non è infatti una protezione sufficiente a filtrare tutte le onde dello spettro. È stata quindi sviluppata una nuova tecnica per arricchire il mix di cellulosa con un ossido metallico naturale, che ha rinforzato l'opacità aggiungendo uno strato protettivo.

La seconda sfida consisteva nel garantire che l'involucro preservasse il vino fino al momento della degustazione, restando al contempo resistente agli usi di servizio (incluso il contatto con l'acqua) senza deteriorarsi. Adatto alla conservazione refrigerata, l'involucro ideato dopo sette prototipi mantiene la propria integrità per numerose ore se posto in un secchiello del ghiaccio.