Sette performance teatrali di 10 minuti, ognuna ospitata in una delle vetrine dei negozi rimasti vuoti a Manhattan, mettono in scena i sette peccati capitali. A disegnare gli istrionici set David Rockwell e il suo studio. Un modo tanto vivido quanto semplice e diretto per offrire al pubblico (in strada) una nuova modalità di fruizione dell’arte, trasformando il vuoto in un’occasione di creatività

Dopo un anno e mezzo di restrizioni dovute alla pandemia, sono svariate e variegate le iniziative messe in campo in tutto il mondo per trasformare le numerose chiusure degli esercizi commerciali in occasioni di rinascita – creativa –, per reinventare gli spazi e avviare una ripresa dalla forte connotazione artistica, e perchè no, spettacolare.

È successo a Milano questa primavera, quando, in un periodo di chiusura di musei e gallerie d'arte, è stato lanciato il progetto Viavài che ha utilizzato le vetrine di alcuni negozi di via della Spiga rimasti liberi a causa dei diversi lockdown, come spazi espositivi per opere e installazioni artistiche, tramutare il vuoto in un’occasione di creatività e lanciando al contempo un messaggio di vitalità artistica.

Guarda qui il progetto Viavài a Milano

E, sempre a Milano, nelle vetrine dei negozi vuoti di via della Spiga 48 prosegue fino a fine settembre la mostra Unterwegs (In viaggio) di Kerstin Brätsch e Judith Hopf, promossa dall’associazione ATO Art Takes Over. Una risposta alla situazione attuale del quartiere, che a causa della pandemia e della mancanza di turismo registra un considerevole numero di spazi commerciali chiusi, trasformata in un’occasione per offrire al pubblico un incontro inatteso con l’arte contemporanea, riportandola al centro del Quadrilatero della Moda, che a metà del Novecento ospitava le gallerie d’arte più rinomate.

Ma non solo boutique. A Mantova le botteghe chiuse sono diventate atelier d'artista. Grazie al bando Lunetta Cultural Camp, infatti, artisti, designer, attori, film-maker, scrittori e associazioni si sono candidati per ricevere uno spazio sfitto in comodato d’uso gratuito e trasformarlo in uno studio creativo, divenendo così veri e propri motori di ripresa economica e sociale.

Leggi qui come a Mantova spazi commerciali chiusi si sono sono trasformati in atelier

A New York, invece, nelle notti il 22 giugno e il 25 luglio, va in scena Seven Deadly Sins, un conturbante – peccaminoso – teatro in strada

La serie di performance teatrali diretta da Moisés Kaufman è composta da sette spettacoli in prima mondiale di 10 minuti, ognuno ospitato in una vetrina dei tanti negozi rimasti vuoti nel Meatpacking District di Manhattan (con l'eccezione di Envy che si svolge in un container). Ogni piece mette in scena un peccato (o vizio) capitale: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia. 

A disegnare il set di questo inedito teatro diffuso all'aperto, lo studio Rockwell Group di David Rockwell, progettista cresciuto ‘sul palcoscenico’ – sua madre, ballerina e coreografa, lo ha scelto spesso per creare i set delle sue produzioni – che ha sempre attinto alle peculiarità delle piece per inquadrare’, focalizzare, e migliorare il suo interior design. Tra le sue ultime realizzazioni scenografiche (letteralmente), il set per la cerimonia degli Oscar 2021.

Oltre alla forza impattante, sia livello visivo che di coinvolgimento, delle performance in vetrina, è la fruizione che stupisce. Il pubblico, infatti, si siede fuori dalle vetrine per poi essere guidato, rappresentazione dopo rappresentazione, davanti ai diversi negozi protagonisti dell'iniziativa.

Il viaggio inizia dal Purgatorio, una banchina di carico di fronte al Whitney Museum che, avvolta da tenda rossa e accesa da strisce al neon, che si rivela essere un inedita biglietteria, oltre che un bar pop-up, che introduce allo spettacolo, uno spettacolo en plein air itinerante. Ogni set creato ad hoc da David Rockwell (tutti ad eccezione di Greed) per ogni vetrina/palco si distingue per il colore e la scritta, alta circa due metri, che identifica il vizio/peccato dall'esterno.

Lust (Lussuria) è il più piccolo (ma il più scintillante) dei set. Mette in scena il monologo di una ballerina di pole dance che volteggia tra il soffitto e le pareti a specchio, illuminate da neon viola e bianchi, e il sipario viola e argento sul fondo del palco dipinto di viola lucido. Il set di Sloth (Accidia) si presenta invece come un realistico soggiorno, con finestre e due porte, arredato con i tipici mobili di una casa di periferia, che fa da cornice a una giovane coppia che discute mentre il marito gioca ai videogiochi.

Gluttony (Gola) si svolge nel Giardino dell'Eden, non quello naturalistico bensì ispirato alle immagini audaci della giungla di Henri Rousseau e alla rappresentazione del fogliame dell'artista Kehinde Wiley. Un set barocco con fiori e piante astratte, completato da un fondale dipinto da una serie di ali. In Pride (Superbia), invece, un blogger trans si vende a una grande azienda che inizia a creare i suoi content, mostrati su nove monitor tv, al posto suo e i lettori/follower si rivoltano contro di lui. Ad enfatizzare la rappresentazione una tenda arcobaleno, il pavimento rosa e bandiere trans. 

Ambientato a Versailles, in una stanza dorata decorata da una cascata di rose anch'esse dorate, Envy (Invidia) mette in scena un anziano re Luigi IV e sua moglie a rappresentare la decadenza di un epoca. Il set di Wrath (Ira) si presenta infine una tana da dominatore, avvolta da superfici imbottite in vinile e pareti rosse su cui sono appese fruste e catene.