Ci tiene, invece, a nominarlo Elisa Gargan Giovannoni, definendosi una designer industriale. Quando parla del proprio lavoro, precisa quanto sia importante che i suoi nuovi progetti siano coerenti con il dna delle industrie produttrici e contribuiscano alla loro crescita economica. Elisa non ha mai avuto tentazioni artistiche, né si è dedicata all’autoproduzione, ma, sin dagli esordi, ha sempre cercato di essere una valida interlocutrice per le aziende, disegnando prodotti di consumo, le loro ‘scenografie’ (stand fieristici e showroom) e curando i loro cataloghi. È friulana, e dei friulani possiede l’empatia. Ha studiato a Milano, alla Scuola Politecnica di Design, assieme a Ferruccio Laviani e Angelo Micheli, e con loro ha fatto il suo primo tirocinio nello studio di Michele De Lucchi, in via Colonna.
“A Milano ho conosciuto Stefano Giovannoni”, racconta, “quando era alla fine del periodo King Kong, il sodalizio professionale con Guido Venturini, suo compagno di studi all’Università di Architettura a Firenze. Stefano mi portò via dallo studio De Lucchi per farmi lavorare con lui. Abbiamo iniziato in via Gulli, in una sola stanza, e abbiamo creato insieme molti progetti, ma non li abbiamo comunicati. Non era il momento storico giusto per i progetti di coppia. Poi sono nati i figli… C’è stato il turbinio della vita famigliare… Ho fatto la madre, la grafica, anche la segretaria, per mandare avanti lo studio. Non era un buon periodo per le donne designer. Mi sono trovata l’uomo che mi piaceva e ci siamo permessi di fare la vita che amavamo. Mi piace Stefano perché non si è mai omologato, forse è anche un po’ ribelle. Penso che il nostro sodalizio abbia dato buoni frutti. Poi, con il passare del tempo, cresciuti i figli, mi sono sentita un po’ vincolata e ho avvertito il bisogno di realizzare progetti autonomamente, firmandoli con il mio nome. All’inizio un po’ in sordina. Dopo ho proseguito con aziende che fanno arredi, come Maletti, Veneta Cucine, Tubes. Stefano, invece, non ama gli arredi, lui è un maniaco del dettaglio e preferisce la micro scala”.