“Lungo la via per il San Bernardino, una notte con tempesta e bufera di neve, arrivati a un punto in cui non vedevamo più nulla, Sibylle e io abbiamo deciso di creare Produzione Privata”. Così Michele De Lucchi racconta, nel suo libro I miei orribili e meravigliosi clienti (Quodlibet Habitat, 2015), la scintilla di un’avventura iniziata 25 anni fa, da un dialogo con la moglie e da una necessità, intima e personale, di proseguire il percorso di sperimentazione interrottosi con la fine di Memphis, “il movimento che portava avanti la filosofia di realizzare progetti che nascevano dalle esigenze dell’uomo e non dell’industria”.

Da quello che voleva essere un laboratorio per progettare e realizzare oggetti con la massima libertà espressiva, liberi dalla committenza e strettamente legati al saper fare con le mani tipico dei mestieri artigiani, di fatto è nato un marchio di produzione vero e proprio che, grazie alla collaborazione con una ventina di botteghe dislocate in varie regioni d’Italia, dal 1990 a oggi ha realizzato 17mila prodotti: lampade, vasi, sedie e ‘oggetti inaspettati’. All’inizio erano quelli che Michele disegnava per la sua casa, poi sono diventati ricche famiglie di prodotti e in alcuni casi dei veri e propri best seller, come la serie di lampade Acquatinta, che da sola conta i due terzi dei pezzi realizzati sinora.

In occasione dell’anniversario di Produzione Privata, che verrà celebrato ad aprile con una mostra di disegni presso lo studio di via Varese a Milano, il progettista ferrarese ripercorre, assieme alla moglie Sibylle, il senso di questo importante progetto personale. Che oggi, ci svela, è arrivato a un punto di svolta.

“Coltivare la sperimentazione, incoraggiare l’artigianato”: questo il motto con cui è nata Produzione Privata. Ci raccontate quale pensiero stava a monte di questa operazione iniziata tre anni dopo la chiusura di Memphis?

Michele De Lucchi: “L’esperienza di Memphis mi aveva coinvolto in modo molto attivo e non solo intellettuale, dato che mi occupavo in prima persona della ricerca delle aziende artigiane che coinvolgevamo nei nostri progetti. Attraversavo l’Italia per trovare quei piccoli produttori del vetro, della ceramica piuttosto che del marmo che ancora lavoravano direttamente la materia e ci potevano mettere a disposizione il loro sapere artigianale.

Sentivo la necessità di mantenere il contatto con questa dimensione, anche una volta conclusosi il capitolo Memphis. Penso che in Italia l’artigianato sia sempre stato trattato con un velato disprezzo, forse perché associato a qualcosa che non ha ancora ottenuto l’imprimatur della produzione di serie. Viaggiando, ci si può accorgere che in altri Paesi, invece, ha ben altra considerazione.

In Giappone, per esempio, rappresenta l’attività con cui l’uomo trasferisce la sua personalità agli oggetti. In Francia, invece, il fatto a mano coincide con il lusso, un concetto che i francesi sono stati bravissimi a perseguire, raccontare e portare al successo. Basti pensare a quello che fanno marchi come Baccarat o Hermès. In Italia, l’artigianato dovrebbe essere promosso e valorizzato come strumento per sperimentare e captare le essenze della contemporaneità, il senso dell’evolversi dei tempi.

Sibylle De Lucchi: Produzione Privata nasce anche da un altro intento, ovvero quello di creare oggetti a ‘dimensione famigliare’, capaci di esprimere calore domestico e personalità. Nel 1990 la nostra famiglia si era appena formata ed eravamo alla ricerca di oggetti che rispondessero alle nostre personali esigenze, non solo funzionali ma anche segniche ed espressive. Quelli che trovavamo sul mercato non ci soddisfacevano… I candelieri, le sedie, i letti, i tavoli, la culla… Tanti prodotti sono nati proprio dal desiderio di circondarci di oggetti in sintonia con noi.

Quello che era un progetto di ricerca personale è progressivamente diventato un progetto imprenditoriale. Come è avvenuto questo passaggio?

MDL: Produzione Privata è nata per merito del suo stesso nome, che è un po’ ambiguo e presenta una contraddizione interna. Di fatto spiega bene che si tratta di un’azienda molto speciale, piccola e privata, ma pur sempre un’azienda che riproduce in miniatura tutto quello che succede nella grande industria. Abbiamo iniziato a produrre oggetti per la nostra famiglia, poi abbiamo incluso anche gli amici. Nel momento in cui le richieste sono uscite da questa cerchia, ci siamo trovati a dovere affrontare le questioni produttive, commerciali, nonché di marketing e comunicazione che sono proprie di un’impresa.

SDL: Il catalogo degli oggetti di Produzione Privata si è evoluto attorno a dei laboratori, ovvero a delle tematiche di sperimentazione: ceramica e porcellana, metallo, marmo, vetro, legno, macchine minime e ready made. In queste sono confluite tanto le riflessioni progettuali di Michele, quanto le conoscenze e le abilità messe a disposizione da maestri artigiani di altissimo valore, molti dei quali, purtroppo, oggi non sono più attivi.

In questi ultimi anni si è parlato di artigianato quale strumento per rilanciare l’economia italiana partendo dalla sua identità culturale più profonda: quella manifatturiera. Che Cosa pensate a riguardo?

MDL: Penso che non abbia senso fare una distinzione tra industria e artigianato: vivono nello stesso mercato e con gli stessi temi di attualità. L’artigianato è parte dell’industria e viceversa. L’unica vera differenza è che l’artigianato trasferisce al prodotto un valore ragionato dall’uomo e una particolare sensibilità, in grado di esprimere il momento storico in cui viene concepito e realizzato. Questa è la componente che oggi mi interessa di più.

Fatto un bilancio dei primi 25 anni di Produzione Privata, quali progetti avete messo a punto per il prossimo futuro?

MDL: Finora il catalogo di Produzione Privata ha contemplato sia una serie di prodotti permanenti, sia le collezioni a tiratura ridotta. La mia intenzione per il prossimo futuro è dare maggiore valore a queste ultime: una volta esaurita una serie di lampade, si potrà così pensare a quella successiva, ma progettata in modo diverso, secondo le esigenze e lo spirito dello specifico momento, con un programma che si rinnova costantemente nel tempo. Il senso è dare al design la responsabilità di esprimere il tempo in cui viene concepito.

SDL: Il lavoro di Michele presenta sempre una forte componente narrativa: tutti i suoi progetti nascono da un racconto e dall’esigenza di condividerlo con altri. Questa esigenza sta diventando sempre più forte e allo stesso tempo si rafforza l’idea di slegare questi racconti da un catalogo fisso.

Chiaramente, si tratta di una grande sfida anche per gli artigiani che partecipano al progetto: le piccole serie su cui si basava Produzione Privata davano loro la garanzia dei numeri; le serie limitate richiedono una maggiore flessibilità, ma offrono anche la possibilità di rinnovare la ricerca e la produzione con più costanza.

MDL: Con Produzione Privata voglio crearmi la possibilità di seguire le mie riflessioni e di esprimere i miei pensieri. L’idea è di dare valore, prestigio e futuro al mondo artigianale di oggi. Un artigiano che si evolve e che, con le tecniche tradizionali e qualche aiuto tecnologico, riesce a dare stimoli e qualità umana che l’industria non sa più creare.

 

Sedia Paesana per Produzione Privata from Michele De Lucchi on Vimeo.

Viva Mozart per Produzione Privata from Michele De Lucchi on Vimeo.

 

Testo di Maddalena Padovani