SPECIALE EXPO

‘Breathe’, respira, è l’invito che accoglie i visitatori nel bosco/padiglione austriaco, dove il punto di massima altezza è rappresentato da un carpino di 12 metri che insieme ai 54 alberi ad alto fusto conferisce un aspetto del tutto inusuale allo skyline dell’Esposizione Universale di Milano. Il suo progettista, l’architetto e accademico austriaco Klaus K. Loenhart, partner dello studio Terrain: Architecture- Landscape Architecture – Landscape Urbanism di Graz, ci svela tutti i segreti di questo singolare padiglione durante una ‘freschissima’ passeggiata fra cespugli, felci, muschi e piante rampicanti.

Architetto, da dove è partito per immaginare un bosco al posto di un padiglione?

Dall’aria, elemento primario e risorsa fondamentale della vita. Il padiglione è, infatti, un prototipo che sfrutta le performance (intelligenti) della natura e, combinandole con le moderne tecnologie, è in grado di produrre ‘aria fresca’ senza usare corrente esterna e senza creare calore di scarto (non ci sono né filtri né condizionatori). Grazie a un team di lavoro multidisciplinare (team.breathe.austria) è nata una sorta di ‘air factory’, che funziona come un sistema di climatizzazione naturale: usa, infatti, la superficie fogliare del bosco (pari a circa 43.000 metri quadrati) per produrre ossigeno e contemporaneamente assorbire anidride carbonica. Ventilatori e sistemi di nebulizzazione ad alta pressione stimolano, poi, supportandola, l’attività naturale del bosco, promuovendo un dialogo fra natura e tecnologia. Nel segno di una massima efficienza energetica.

Ci spiega meglio?

Il padiglione austriaco funziona con un bilancio energetico neutro: la corrente elettrica che serve al suo fabbisogno interno viene infatti prodotta attraverso celle solari ‘a colorante’ che, applicate sulla porzione di tetto che incornicia il bosco, producono energia basandosi sul principio naturale della fotosintesi (è una tecnologia/fiore all’occhiello della ricerca made in Austria, ndr)

Insomma, quello che avviene in piccola scala su ogni foglia del bosco all’interno del Padiglione, continua su scala più grande sul suo tetto…

Proprio così: l’obiettivo è ispirare un nuovo modo di pensare (e di progettare) in grado di sviluppare soluzioni sostenibili per risolvere problemi globali. Il contributo austriaco, infatti, vuole essere un punto di partenza per una progettazione urbana futuristica nel segno di una ‘green technology’, che significa   completa sinergia fra tecnologia e ambiente naturale.

Lei auspica un ‘ritorno alla natura’, come suggerisce il ‘suo’ bosco/padiglione?

No, non si tratta di ‘going back to nature’. Il Padiglione austriaco ha voluto creare un luogo capace di unire due realtà apparentemente incompatibili: tecnologia e natura. Ecco, questo progetto si propone di dimostrare come ‘sistemi ibridi’, che sposano cioè risorse naturali e innovazione tecnologica, possano diventare soluzioni di successo. Anche e soprattutto dal punto di vista sostenibile ed ecologico.

 

di Laura Ragazzola – foto di Luca Rotondo e Transsolar/Raintime

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Il sentiero che attraversa il bosco si snoda per tutta la lunghezza del padiglione su un doppio livello, creando un itinerario molto suggestivo.
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La macchia verde, con piante autoctone del territorio austriaco, è ‘recintata’ da alti pannelli in legno lamellare, completamente smontabili, che disegnano anche una porzione di tetto, sulla quale sono installati pannelli solari di nuova generazione. Hanno partecipato alla realizzazione, tra gli altri, Adunic, Mapei, SunSquare, Viteo, Riedel, Braun Lockenhaus, Zumtobel, Bartenbach.
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Una vista del padiglione.