Foto di Dennis Bangert
Testo di Albrecht Bangert

“Le mie radici sono in una città dove lo stile modernista era presente ovunque si guardasse: Rio de Janeiro.

Questo luogo è sempre stato fortemente ed empaticamente brasiliano. Qui la gente non ha mai preferito uno stile di vita più europeo, come quella di São Paulo. Rio è rimasta brasiliana fino al midollo” afferma Claudia Moreira Salles.   Se ne sta seduta, con grazia, dietro al suo laptop, portatile ultrasottile appoggiato su una scrivania di legno altrettanto elegante e leggera. Nel suo appartamento, con terrazza sul tetto, al decimo piano di un edificio del quartiere alla moda di Itaim a São Paulo.   Disseminati tutto intorno materiali, modelli, disegni, prototipi e impressionanti mobili di legno. L’interior design è stato curato da alcuni architetti che lavorano al piano di sotto di questa galleria più o meno privata.   Claudia Moreira Salles è uno dei nomi di spicco del nuovo boom del design hand-crafted artigianale brasiliano, a cui il mondo ha finalmente prestato attenzione. Fatto che rende ancora più interessante dare un’occhiata alle sue radici come designer.   Quando parla dei quattro anni investiti come studentessa nella prima scuola di design brasiliana, ci ritroviamo immediatamente catapultati in un’altra storia interessante, quanto la sua.   La Escola Superior de Desenho Industrial, in breve ESDI, è stata fondata nel 1955 con un programma didattico chiaramente ispirato dalla Hochschule für Gestaltung di Ulm, la celebre sede tedesca del funzionalismo post-bellico.   L’ESDI era concepito e percepito come un incubatore del pensiero dell’industrial design moderno, nella terra del Rio delle Amazzoni. Il suo insegnamento si basava sul precetto che il design avrebbe dovuto essere il chiaro risultato delle analisi razionali dei bisogni e della società, con un’accezione estetica ridotta al minimo.   Salles ricorda: “Frequentavo quella scuola per i docenti che vi tenevano conferenze. Si trattava di designer, molti dei quali autodidatti. Il professore di furniture design era un tedesco: Karl Heinz Bergmiller. È lui che ha introdotto lo spirito e gli insegnamenti di Ulm,  come la resurrezione del Bauhaus in Brasile”.   La grande dama del design brasiliano continua, dicendo: “Quello che mi hanno indubbiamente insegnato è stato il metodo. Ridurre all’essenziale. Porre le domande giuste”.   Delusa da quello che avvertiva come stato di povertà dell’industria brasiliana dell’epoca, Claudia Moreira Salles ha, in breve tempo, rivolto la sua attenzione ai vari modi di ‘sfruttare’ il grande filone delle arti e dell’artigianato brasiliani come traduzione adeguata alla sensibilità dei suoi disegni. Lavorando inizialmente su blocnotes, ha realizzato ogni singolo arredo, come fosse un compositore che scrive uno spartito.    “Quando ho cominciato a lavorare con Bergmiller per una società di mobili per ufficio di  São Paulo, ho scoperto che talvolta gli stampi di legno possono rivelarsi molto più interessanti delle sedie di plastica che producono. Gli stampi di legno fatti a mano erano davvero belli e ho subito pensato: “Non sarebbe fantastico poter avere una di quelle forme in casa?”.   Il ragazzo che realizzava gli stampi ha lasciato l’azienda e ho cominciato ad andare a trovarlo nel suo piccolo laboratorio. Il connubio di forme moderne e produzione artigianale concretizzava il mio sogno di disegnare qualcosa che avesse una vita e un’anima insieme. Ciò che per me mancava agli oggetti prodotti dall’industria brasiliana.   La texture e le venature del legno, le potenzialità intrinseche di scolpirlo: mi affascinava esplorare questa strada che mescolava design moderno con tecniche tradizionali”.   È questo il contesto in cui, verso la fine degli anni 70, Claudia Moreira Salles ha spiccato il volo, decollando dal solido ambiente accademico verso il mondo delle arti brasiliane. E non molto tempo dopo, ha cominciato a sperimentare, applicando in alcuni dei suoi primi progetti, una collezione di panchine, una serie di macchie organiche, declinate con tinture di tribù indiane e ricavando dal legno, in modo sorprendentemente innovativo, superfici strutturate.   L’approccio rimanda per analogia alle prime opere di Eileen Gray, che, agli inizi, aveva premiato la sapienza degli artigiani francesi per sviluppare un suo vocabolario di design personale e infondervi un senso di preziosità.   Il segno riflessivo dei primi mobili realizzati da Claudia Moreira Salles non se ne discosta molto. Con la sua predilezione per i bordi elaborati, il ritmo delle composizioni e il suo modo di affidarsi a ‘cuor leggero’ alle venature del legno e ai contrasti materici, una strategia che ricorda i capolavori degli ebanisti dell’Art Déco.   Questi concept di design si sono rivelati utili per promuovere il revival della maestria artistica brasiliana, risollevandola dalla depressione in cui era caduta negli anni 70 e all’inizio degli 80. Da allora, i prezzi sono decisamente risaliti e il mercato è ora caratterizzato da una forte domanda.   Tuttavia, nonostante le trasformazioni, restano a oggi in Claudia Moreira Salles alcune costanti. Come il fatto che utilizzi sempre, per annotare idee e preparare i primi schizzi, dei taccuini di piccole dimensioni che hanno tutta l’aria del diario personale.   Forse, dopotutto, da questi progetti emerge sempre un che di poetico. Persino da quelli in cui la sua grande consapevolezza delle proprietà intrinseche dei materiali l’hanno indotta ad adottare nuovi mix di legno, limestone e calcestruzzo lucidato alleggerito.   Tali innesti la aiutano anche ad affrontare un problema che questo boom porta con sé, ossia la fornitura sostenibile di legno locale. Per assicurarsi che le cose non prendessero una brutta piega, è stato effettivamente introdotto un sistema di certificazione.   Inoltre, Salles si assicura, tramite controlli incrociati, che buona parte del legno utilizzato per i suoi mobili sia stato riciclato. Reimpiegare il legno in questo modo crea già di per sé un racconto di background.   Un esempio lampante: Salles ha dipinto di nero una trave di legno recuperata da una vecchia casa indonesiana, in modo che definisse un contrasto con un quadrato laccato di rosso.   “Mi ha davvero colpito l’aspetto e la fisicità imponente di questa trave. Con la sua struttura a sbalzo, richiama il costruttivismo, facendone un pezzo unico a metà strada tra enunciato artistico e design; in realtà, racconta una storia tutta sua”.   Salles è riuscita a ottenere del legno di recupero dai carichi di legno Pinho de Riga (pino da Riga) che, durante il periodo dell’impero portoghese, era utilizzato come zavorra sulle navi e ora è riutilizzato per il tavolino Lua e il sofa Largo all’Hotel Americano di Chelsea a New York. Qualche legno di cedro proviene dalla provincia di Minas Gerais, ricca di antichi giacimenti minerari.   Questi cimeli dalle bellissime venature d’inizio dell’era industriale ora abbelliscono il soffitto del suo secondo studio, situato nella campagna dello Stato di Minas Gerais, a est di São Paulo.   Nel corso di un’evoluzione quasi naturale, il lavoro di Salles ha acquisito profonda solidità e non c’è da stupirsi se viene ora esposto in tutto il mondo; di recente, lo scorso maggio, le sue opere sono state oggetto di una personale e interpretate come arte presso la qualificata ESPASSO Gallery di Tribeca a New York.   Non è stata una grossa sorpresa il sold out registrato dalla mostra (altamente specializzata nel design brasiliano). “Ho finito per dar via anche i prototipi, dato che il proprietario della galleria, Carlos Junqueira, in realtà ha venduto più pezzi di quanti gliene avessi dati”.   La clientela è composta da architetti, proprietari di grandi residenze, brasiliani con appartamenti costosi nelle metropoli del mondo. Un progetto tipico di Salles: l’arredamento per un appartamento nel West Chelsea, quartiere alla moda di New York, per la Metal Shutter Condominium House lungo la High Line…   Oppure, la panca Domino Bench ideata come elemento divisorio per uno degli appartamenti nel building di Shigeru Ban. Questa panca di legno con le gambe in metallo e una trave di legno flottante nel mezzo è da allora stata prodotta come serie esclusiva.   Tra gli altri, ricordiamo poi gli elementi spaziali per lo stand di Gagosian, durante la fiera delle arti di Rio. Qui l’ambiente di Salles entra in dialogo con i dipinti di star mondiali quali Picasso e Damien Hirst.   Il connubio felice del design di alta gamma con le belle arti testimonia il fatto che solo la qualità va d’accordo con la qualità. È corretto dire che il suo design è, nel frattempo, emerso come landmark e brand più prezioso della brasilianità contemporanea.   Le sue opere sono anche, al tempo stesso, un investimento sicuro: i pezzi di Moreira Salles sono vere e proprie blue chip e fanno parte di un mercato vasto e affidabile che trae forza dalle radici del modernismo brasiliano. Dopotutto, il Brazilian craft sta registrando un costante revival nell’arte e sul mercato del modernariato.   Come per l’arte, anche qui quello che conta sono i nomi. E tra questi, oggi ci sono sicuramente personaggi come Moreira Salles e Zanini de Zanine, insieme alle recenti riedizioni di eroi brasiliani come Sergio Rodriques, e agli intramontabili modernisti come Oscar Niemeyer, Lina Bo Bardi o Joaquim Tenreiro.   Queste diverse forme di design hanno in comune un approccio emozionale e artistico che testimonia il linguaggio creativo del modernismo brasiliano. È difficile che oggi una rivista di interior design possa mostrare in Brasile degli interni contemporanei senza far riferimento a una di queste icone dell’identità brasiliana. Prova del crescente interesse per un idioma che deriva dall’incessante ricerca di modernità del Paese.