La storia non basta più. Anche se conta più di cento anni e porta un nome glorioso del design italiano come Poltrona Frau. A raccontare come il marchio si sta evolvendo per traghettare nel mondo e nel futuro la sua heritage, sinonimo di eccellenza manifatturiera nella lavorazione della pelle, è Nicola Coropulis, direttore generale di Poltrona Frau, che qui racconta come l’azienda abbia messo a fuoco una nuova missione: da industria di arredi classici a produttore di soluzioni di arredo complessive, indispensabili per affrontare le sfide del mercato internazionale.
In Italia Poltrona Frau gode di una grande notorietà. Com’è percepito il marchio all’estero?
Fuori dal nostro Paese la situazione cambia, tenuto conto che fino a dieci anni fa Poltrona Frau vendeva prevalentemente i suoi prodotti in Italia. Adesso, la sua attività è focalizzata su soluzioni d’arredo dotate di una forte personalizzazione che vengono proposte in tutto il mondo.
Prima l’Italia rappresentava il 70 per cento del fatturato del residenziale dell’azienda; oggi questa percentuale appartiene all’estero. Abbiamo compiuto un’inversione che ci ha visti crescere costantemente fuori dall’Italia, in particolar modo nei mercati asiatici. Dall’anno scorso, la Cina, con l’8 per cento sul totale del fatturato (corrispondente a circa 7 milioni di euro su 85 totali registrati nel residenziale), è diventata il nostro principale mercato di esportazione.
Quali strategie avete messo a punto per conquistare i mercati internazionali?
Nel corso degli ultimi anni abbiamo creato una collezione di imbottiti che hanno saputo reinterpretare le sedute con un gusto internazionale. Accanto alle categorie tipologiche più tradizionali di prodotto (divani, poltrone, sedie, tavoli, letti, arredi per l’ufficio), abbiamo inoltre inserito contenitori, tavolini, complementi d’arredo.
Quest’anno abbiamo presentato i tappeti, l’anno prossimo proporremo le lampade. Si sta dunque consolidando una logica olistica della presentazione di marca che fa leva sulle qualità distintive del marchio. Abbiamo preso il meglio della capacità manifatturiera di Poltrona Frau (non dimentichiamo che, sin dalla sua fondazione nel 1912, Poltrona Frau ha sempre realizzato divani in pelle) e l’abbiamo arricchita con l’introduzione dei tessuti, del marmo, dell’ebanisteria e di nuove lavorazioni del cuoio.
In questo nuovo corso, due designer hanno avuto un ruolo fondamentale: Jean Marie Massaud e Roberto Lazzeroni. Qual è stato il loro contributo in termini di segno e visione?
Jean-Marie Massaud esprime l’anima più internazionale, colta ed esclusiva di Poltrona Frau. Roberto Lazzeroni, invece, ci consente di dare nuova linfa all’anima più tradizionale del marchio. Questi due progettisti hanno guidato lo sviluppo della filosofia del marchio, creando una serie di collezioni che, pur avendo un’ identità autonoma, vivono bene anche mixate tra loro.
Le novità 2017 vedono l’ingresso o la conferma di altri designer che declinano, con modalità diverse, l’identità di Poltrona Frau. Cosa vi ha portato a puntare su questi nomi?
Sono progetti pensati per completare e arricchire la nostra offerta complessiva. Neri & Hu, per esempio, hanno disegnato una serie di piccoli oggetti e complementi d’arredo che introducono nella collezione un ‘oriental touch’, un tocco di leggerezza e di poesia. Il duo Ludovica+Roberto Palomba ha sviluppato un divano modulare d’impronta decisamente contemporanea che si chiama Let it Be, caratterizzato da un’estrema versatilità interpretativa che ne fa l’imbottito ideale da ‘family room’. È infatti dotato di vari accessori che ne arricchiscono le funzioni; è inoltre disponibile in misure diverse, che consentono di variarne a piacere le configurazioni. Dal divano Let it Be deriva il letto Mr Moonlight, che ripropone l’idea della barra di alluminio lavorata con la materassina di cuoio e quella delle ampie cuscinature.
Un pezzo forte della collezione 2017 è il Chester Line: un’idea sviluppata assieme a Roberto Lazzeroni, nata quasi per gioco o per scherzo, che ha ‘dissacrato’ un’icona di Poltrona Frau quale è il divano Chester. Ci racconta questo progetto?
Il Chester accompagna Poltrona Frau dalla sua fondazione. Renzo Frau, nel 1912, decise di produrre il classico modello di divano dell’Inghilterra edoardiana, sostituendo però le bullette metalliche del fronte del bracciolo con un mascherone plissettato.
Una scelta che gli permise di dare un tocco di eleganza sabauda a un prodotto tipicamente inglese. Io e Roberto Lazzeroni eravamo partiti dall’idea di recuperare la dormeuse del Chester, che era andata fuori produzione.
Lavorando a questo obiettivo, abbiamo scoperto che il Chester tradizionale poteva essere scomposto in moduli, quindi riassemblato secondo logiche diverse e arricchito di varie funzioni complementari. In questo modo, un prodotto iconico, quasi statuario, che obbligava lo spazio a ruotare attorno alla sua presenza, è diventato un elemento che può essere adattato alle esigenze e alle caratteristiche dell’ambiente in cui si colloca. Un oggetto fortemente definito in sé è di fatto diventato un sistema.
Qualcuno ha detto che abbiamo fatto a pezzi il Chester. Io dico che abbiamo reso molto più versatile e moderno un prodotto che ha 300 anni di storia e che non era mai stato interpretato in questo modo.
E poi ci sono i progetti che rinnovano la collaborazione con Jean-Marie Massaud…
Jean-Marie quest’anno ci ha regalato una lounge chair, la Jay Lounge, pensata in funzione di una progressiva e sempre maggiore contaminazione tra l’ambito lavorativo e quella abitativo. Credo che questa seduta rappresenti una sorta di sintesi della filosofia di Massaud: la ricerca di linee rigorose ma importanti, l’estrema cura per l’aspetto materico e il comfort del prodotto, la vocazione per l’internazionalità.
Il secondo progetto di Massaud è il tavolo Jane: molto scultoreo nella sua asimmetria, poggia su tre gambe e a sua volta si presta a un’interpretazione ibrida, perché può essere considerato un tavolo da pranzo ma anche un tavolo da riunione.
Le novità 2017 includono anche Cockpit, una seduta operativa, sviluppata con Ferrari Design Centre, che sembra distaccarsi dalla filosofia dell’arredo residenziale di Poltrona Frau…
In realtà, esprime la volontà del nostro marchio di collaborare con altri simboli del made in Italy, qual è appunto Ferrari, nonché la sfida di portare la nostra capacità manifatturiera a un livello non convenzionale.
Cockpit nasce dal desiderio di Ferrari di celebrare i suoi 70 anni con un oggetto importante. Poltrona Frau è, sin dagli anni ‘90, il fornitore esclusivo degli interni in pelle dei veicoli Ferrari; l’idea di coinvolgerci per la realizzazione di questo oggetto è nata quindi in modo naturale.
Il design è stato sviluppato dal Ferrari Design Center guidato da Flavio Manzoni, seguendo l’idea di trasferire su una seduta da home-office le linee e il concept ergonomico del sedile racing delle automobili Ferrari di nuova generazione. In una macchina da corsa, il sedile riveste un’importanza paritaria a quella di altre componenti tecniche e deve rispondere a precisi parametri prestazionali. La sfida di trasferire questi contenuti in un prodotto per la casa e per l’ufficio ha comportato, da parte dei tecnici di Poltrona Frau, un lungo e impegnativo lavoro che li ha portati a entrare in contatto con tecnologie che non avevano mai utilizzato.
Per Cockpit, Poltrona Frau ha messo a punto uno speciale meccanismo, molto all’avanguardia, che in 4 cm concentra la meccanica di regolazione della seduta (altezza e oscillazione). Per la realizzazione della poltrona vengono utilizzati materiali innovativi, tra cui la fibra di carbonio e l’alutex, un materiale composito, normalmente utilizzato da Ferrari per le sue vetture, che in questa occasione fa la sua prima comparsa nel mondo dell’arredamento.
La capacità artigianale della nostra azienda ha fatto sì, inoltre, che in tutta la seduta non ci sia una cucitura, fatta eccezione per quella che esternamente raccorda l’imbottitura con la scocca e che, oltre ad avere una ragione funzionale, fa anche da elemento di caratterizzazione estetica. Nella sua essenzialità, ogni singolo dettaglio di Cockpit è stato appositamente studiato, disegnato e realizzato; persino le ruote sono state progettate ex novo.
Quanto è importante l’innovazione per un marchio come Poltrona Frau?
La nostra azienda ha sempre lavorato in equilibrio costante tra tradizione e innovazione. Chi visita il nostro stabilimento di Tolentino, può vedere gli artigiani che imbottiscono a mano il Chester con il crine vegetale, lo stesso che veniva usato 100 anni fa, e, a non più di 30 metri di distanza, le macchine di taglio elettronico della pelle con programmazione digitale delle dime.
Da una parte gli artigiani che, martelletto in mano, applicano i 275 chiodini che incorniciano la Vanity Fair, e, accanto, le macchine da cucire dotate di controllo elettronico per la programmazione e la selezione delle modalità di cucitura.
Avere la possibilità di lavorare con i più grandi architetti del mondo alla realizzazione di importanti opere, come il Walt Disney Concert Hall di Frank Gehry o l’Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano, e, nello stesso tempo, collaborare con le case automobilistiche o le linee aeree più rappresentative ed esigenti, ha sicuramente spinto e affinato l’evoluzione tecnologica di Poltrona Frau, la sua ricerca di nuove soluzioni in un’attività che comunque mantiene (e difende) una componente manuale e artigianale molto forte.
Non a caso, il nostro claim è “L’intelligenza delle mani”, che sottolinea la capacità dell’azienda di creare oggetti attraverso il lavoro degli artigiani, laddove la tecnologia diventa un elemento di supporto alle persone e ai progetti. Abbiamo aggiunto tante esperienze nuove a un sapere che è ancestrale, quale è quello della lavorazione della pelle.
Testo di Maddalena Padovani