Luogo intriso di fascino, conviviale e intellettuale, d'antan, la pasticceria torna di moda per dispensare cibi opulenti, a volte proibiti, più di conforto che nutritivi. Spazio privilegiato per dolci incontri, la sala da tè diventa un set glamour per ambientare shooting fotografici dai richiami rigorosamente analogici e (quindi) dalla forte potenza comunicativa. Elaborati e ornati, fragranti e golosi, voluttuosi, a volte peccaminosi, i dolci rimandano all’idea del piacere e della trasgressione oppure risucchiano in una dimensione infantile.
Nella letteratura il cibo è al ‘centro del villaggio’
Simbolo di socialità che conserva tuttora quel valore sacrale che gli appartiene fin dall’antichità, spesso il momento di preparazione o consumazione del cibo corrisponde un punto focale o uno snodo significativo della narrazione di un libro o di un film. Alcuni dolci, per il loro potere evocativo, sono diventati dei veri topoi letterari. Nel romanzo Chocolat di Joanne Harris (1998) e nell’omonimo film di Lasse Hallstrom, per esempio, una seducente cioccolataia sconvolge i gretti rapporti sociali di un piccolo borgo francese: fa del suo accogliente locale il centro confidenziale e conviviale della comunità, cementando così un'unione che passa attraverso i sapori e i profumi del cioccolato.
Nella letteratura il cibo è (anche) ricercato, bramato, consumato, divorato
Con l’arguta e garbata ironia che lo caratterizza, Guido Gozzano nella poesia Le golose scritta nel 1907 osserva divertito signore e signorine che in uno storico caffè di Torino scelgono e mangiano paste. I suoi versi, con raffinata delicatezza, parlano del piacere e delle sue diverse sfumature ma al tempo stesso mostrano, nel modo in cui le dame si avventano e rimpinzano, vizi e debolezze, che rivelano lati più infantili – e meno signorili – di quelli che vorrebbero far apparire.
Io sono innamorato di tutte le signore / che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine – / le dita senza guanto – / scelgon la pasta. / Quanto ritornano bambine!
Perché nïun le veda, / volgon le spalle, in fretta, / sollevan la veletta, / divorano la preda. […]
L'arte della decorazione pasticciera
Sfarzosi e pomposi, divertenti e colorati, organici e tattili, i vasi Cornucopia capovolgono la prospettiva: sono più espressivi dei fiori che contengono. Combinando un materiale industriale come l'acciaio alla lana taftata a mano, l'insolita collezione rappresenta un'indagine materica e al contempo un omaggio all'arte decorativa dell'alta pasticceria, al suo approccio sontuoso e sensuale, ma anche delicato ed estremamente preciso. Il risultato è giocoso e gustoso.
La serie di quindici vasi, declinati in quattro texture, che deve il suo nome al simbolo mitologico del corno dell'abbondanza, nasce dalla passione per le superfici, le trame e il design non convenzionale dello studio Tableau condivisa con i textile designer Anne Louise Rasmussen e Maja Marie Halling di Röd Studio.
Raffinati scatti dall'allure vintage incorniciano l'eclettica collezione di vasi all'interno degli ambienti storici e opulenti della più antica e prestigiosa pasticceria danese, Conditori La Glace aperta nel 1870 nel centro della vecchia Copenaghen. Ogni vaso, costituito da un tubo in acciaio avvolto da lana trapuntata a mano e adornata con perle, glitter e nappe di crine di cavallo, prende il nome da uno dei dolci del locale, famoso in tutto il mondo per l'esclusiva selezione che offre da ben sei generazioni.
La tavolozza cromatica e la consistenza materica dei vasi rimandano alla densa crema pasticciera e al soffice Pan di Spagna, evocando la stessa intensità sensoriale, nonché prelibatezza, di torte, pasticcini e dessert firmati La Glace: sembrano commestibili insomma.
Mise en place e pâtisserie ad arte, con brio
Sulla tavola irrompe Colombina-giocoliere in tutta la sua avvenenza. Pur dipinta rigorosamente coperta, interpreta l'estate, la stagione della seduzione, dell’abbondanza, del gioco e della gioia di vivere. Ad agghindarla due dolci dalle forme allusive. Si tratta di uno dei quattro piatti dedicati alla piccola pasticceria realizzati – impreziositi – ad hoc per il ristorante D’O dello chef stellato Davide Oldani. I piatti piani Fjord di SchönhuberFranchi sono diventati la tela su cui Vanni Cuoghi ha dipinto vere e proprie opere d’arte.
L’artista, armato di pennello, ha dato vita a un carosello di immagini evocative, ispirate alla commedia dell’arte del XVI secolo, spettacolo a tratti irriverente che sostituì la commedia erudita del Quattrocento-Cinquecento con la presenza istrionica delle maschere. I decori dei piatti da pâtisserie si rifanno proprio alle maschere popolari della tradizione, ognuna della quali è stata associata dall’artista alla rappresentazione di una stagione.
Sapori e odori della domenica
Il ricordo del profumo intenso e goloso, sacro e familiare dei giorni di festa scanditi dal corollario di riti e tradizioni è racchiuso nella fragranza di home diffuser Dolci della Domenica di Filippo Sorcinelli. La collezione di diffusori per l’ambiente, ultima nata dell'evocativa linea I remember when in Mondolfo..., trasmette le sensazioni vissute da Filippo durante la giovinezza passata nell'incantevole borgo marchigiano, tra la chiesa e la sacrestia, il campetto da calcio, gli alberi su cui arrampicarsi e i ricami su fazzoletti di lino intrisi di profumo del mughetto.
Dolci della Domenica sprigiona l'essenza – olfattiva e emotiva – del giorno di festa, quando il babbo di Filippo, dopo la Messa, tornava a casa immancabilmente con un vassoio colmo di paste. Odori e sapori della memoria: grazie ai sensi il passato emerge dagli anfratti, dai ‘nascondigli’ della mente, e ritorna.
Come quando Marcel Proust in Dalla parte di Swann, primo volume dell'opera Alla ricerca del tempo perduto, descrive in modo intimo e vivido come il sapore di un piccolo dolce, la madeleine inzuppata nel tè di tiglio, sia in grado di risvegliare in lui una serie di ricordi inaspettati, portandosi dietro la nostalgia di un mondo. La reminiscenza, cristallizzata, apparentemente inaccessibile, grazie a un profumo lieve e soffice, si svela nella sua potenza. Per essere riassaporata con la stessa ingenuità.
La bacheca (inaccessibile) delle paste
Dall'aura sacrale, come una sorta di altare pagano, l'espositore delle paste è una presenza scenografica ed elegante, abbagliante e allettante: maestoso ma sinuoso realizzato in materiali pregiati ospita e incornicia torte decorate e prelibatezze variopinte. La texture Calacatta Macchia Vecchia di SapienStone, superficie in gres porcellanato che si ispira al nobile marmo apuano, ha un fondo bianco, percorso da venature dorate con accenni di grigio e beige, che dona luminosità e preziosità al bancone, alto quanto basta affinché i bambini possano vedere – ma non toccare – i dolciumi da cui sono tanto attirati. Non solo loro. Il sapore dolce si rivela infatti particolarmente adatto a placare stati d’ansia, insoddisfazione o mancanza d’affetto (degli adulti), secondo un luogo comune ben supportato dalla sua composizione chimica.
Gelatine che palpitano
Il primo cibo al mondo che pulsa a tempo del cuore non poteva che lanciarlo il poliedrico studio londinese di Architects of Taste Bompas & Parr, composto da progettisti, artisti, chef e ‘alchimisti’ che “nutrono la mente e lo stomaco”. Ultima novità nell'ambito del rilancio culinario, creativo e sperimentale del brand di gelatine Benham & Froud fondato nel 1785 che riporta in auge il cibo in cubetti, tipicamente britannico, dal passato glorioso, è Heart Throbr, una app attivata dal battito cardiaco che consente di plasmare dessert che palpitano al buio.
Impasti culturali
Dolci ma anche progetti, mostre, workshop, stimoli e confronti. A Vicenza, un'ex pasticceria incorniciata da grande vetrina su strada è diventata un luogo di aggregazione – fisica e digitale –, divulgazione e libera circolazione di idee creative. La Pasticceria era infatti il laboratorio di una storica offelleria che ASA studio albanese nel 2019 ha trasformato in uno spazio culturale. Il progetto iniziale era quello di un archivio – chiuso – in senso classico per raccogliere gli oltre 40 anni di attività dello studio di Flavio Albanese. Ora è un laboratorio – aperto – di produzione immateriale in cui, le idee e i pensieri si incontrano, si mescolano e si combinano, creando gustosi e stimolanti impasti creativi da condividere con il pubblico e la città. Ma non solo.
Canale di comunicazione
Durante l'emergenza sanitaria, nell'impossibilità di poter avere ospiti negli spazi in Contra’ San Francesco, è nato il format Lieviti. Pensieri sparsi in Pasticceria. Ogni mese le mini interviste a diverse personalità del mondo della cultura, come Chiara Valerio, Daniele Zinni e Giovanna Silva, vengono veicolate tramite il sito e la pagina Instagram dello studio di progettazione. La Pasticceria diventa così un opificio (anche) digitale di cultura materiale, focalizzata ai processi pratici grazie ai quali le espressioni intellettuali, creative e comunicative contemporanee prendono forma e si propongono al mondo. Un approfondimento quanto mai attuale in questi tempi pandemici, incerti e chiusi (fisicamente).
Laboratorio di storia e cultura (grafica) del Novecento
Il design tanto anonimo quanto familiare delle carte pasticcere ideate negli anni Trenta per i più importanti locali d’Italia fa parte della pubblicità che ha segnato un'epoca. Simbolo di creatività italiana – riconoscibile, festiva e stropicciata –, alcune carte sono state esposte, accanto, tra gli altri, al pannello decorativo realizzato dal maestro del Bauhaus Xanti Schawinsky per il negozio di Olivetti di Torino, nell'ambito di L’archivio animato. Lavori in corso che a San Lazzaro di Savena (Bologna) ha narrato in 20 capitoli il Novecento attraverso l’arte, il design, la fotografia, la grafica e l’industria, attingendo dal ricco archivio della Fondazione Cirulli.
Tra i progetti grafici esposti, le carte pasticcere ideate nei primi anni Trenta da Nicholay Diulgheroff per le pasticcerie Vapoforni Pietro Giovanni di Roma e Cervio e Mainetti di Pavia.
Le fiabe non passano mai di moda
L'accelerazione digitale dovuta alla pandemia ha moltiplicato le piattaforme, frammentandole. Oggi la comunicazione passa obbligatoriamente per un mix coordinato di immagini, carta stampata, digitale e social network, che attingono ai mondi creativi più vari, senza confini di sorta. Neanche tra reale e immaginifico. Come l'identità visiva di MICAM, il Salone di riferimento del settore delle calzature, curata da MM Company, agenzia di consulenza creativa fondata da Manuel Barbieri e Marco Magalini.
L’idea creativa che distinguerà la fiera per le prossime edizioni è #micamtales: una collezione di fiabe rilette in chiave contemporanea. Nel 2020 è andata in scena MICAM in Wonderland, una trasposizione surreale di Alice nel Paese delle Meraviglie, raccontata in due capitoli, a febbraio e poi a settembre, nell'edizione digitale, dove al centro della scena c'era il giardino, punteggiato da torte colorate, elaborate e guarnite da pasticceria. I dolci, che sembrano creati per magia o quantomeno alchimia, sono onnipresenti nelle favole: i bambini sono attratti più spesso da un soffice aroma di zucchero, vaniglia e cioccolato che non da un cibo vero e proprio.
Il rito del tè (con il Bianconiglio)
In un giardino orlato di rose dipinte con la vernice rossa, fervono i preparativi, la tavola è imbandita: tazze, piatti e piattini, tè, teiere e pasticcini, torte glassate, cuori e carte da gioco. E un coniglio bianco. Attinge dalla narrazione e dall'immaginario fiabesco la comunicazione di MICAM che, distorcendo le proporzioni e accentuando gli squilibri prospettici narra di scarpe, abiti e accessori eccentrici e stravaganti, quasi quanto le teiere che partecipano alla festa di Buon Non Compleanno nel celebre cartone animato della Disney.
Grazie allo studio meticoloso dei codici visivi e linguistici e della complessità del mondo sempre più liquido e multiforme della comunicazione, la campagna MICAM in Wonderland di MM Company si è aggiudicata l’ICMA Award 2020 come miglior progetto di social media.