Di forma rettangolare regolare, con spessi muri di pietra intonacati e scanditi dal ritmo ordinato delle aperture segnate dalle forti cornici in aggetto, la casa si presentava come un edificio a un unico livello suddiviso in quattro grandi stanze tra loro comunicanti, raccolte sotto una copertura a falda sostenuta dalla trama lignea delle travi strutturali.
Uno di quegli edifici rurali che segnano la campagna siciliana come dei capisaldi di riferimento emergenti nel territorio reso meno arido dalla coltivazione agricola. Alla casa, che denunciava tramite alcune possenti mensole lapidee la presenza di un balcone e quindi di un relativo ulteriore piano abitato nella parte centrale, corrispondeva verso la scalinata d’ingresso del lato sud una corte di pietra affiancata da un’antica stalla.
Il progetto di recupero della costruzione e dei suoi spazi esterni (progetto di Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa Architetti per Laboratorio Città e Territorio società di ingegneria) ha seguito le tracce affioranti e la conformazione planimetrica preesistente procedendo per ripristini e ricostruzioni, ampliamenti e nuove addizioni, all’interno di una controllata regia in grado di valorizzare le preesistenze e allo stesso tempo di affiancare in modo armonico materiali e figure contemporanei.
Seguendo le tracce delle mensole di pietra del balcone scomparso si è proceduto alla ricostruzione di un volume centrale che, per la larghezza dell’intero corpo di fabbrica, ha permesso la creazione di uno spazio a doppia altezza in corrispondenza del soggiorno: un soppalco a vista è collegato al piano terreno tramite una nuova essenziale scala in corten, il cui corrimano si lega senza soluzione di continuità alla ringhiera dello spazio sospeso che funge da libreria.
Il fronte sud conserva la figura originaria, affacciandosi con un livello aggiuntivo verso la corte di pietra e la scalinata d’ingresso. Il fronte nord è stato invece interessato da una serie di ampliamenti in cui organizzare gli spazi di servizio, una zona ospiti e un giardino d’inverno collegato al soggiorno e a un pergolato laterale che costituiscono un diretto ampliamento in esterno della zona giorno della casa, creando degli ambienti in ombra, ventilati, che estendono con convinzione gli spazi interni verso il paesaggio della campagna intorno, filtrato dal nuovo disegno del giardino con palme e piante grasse che circondano la casa.
Scandito da una leggera struttura in corten e da vetrate a tutt’altezza, il nuovo volume è parte integrante del soggiorno e a esso si collega con due alte porte dal sottile infisso dello stesso materiale che sostengono lastre di vetro continue.
Nell’interno sono stati conservati gli imbotti di pietra delle antiche aperture, come le porte di legno cieco in essi contenute; pavimenti di pietra naturale, scura nel soggiorno (pietra pece, una pietra calcarea imbevuta di asfalto) e chiara (pietra calcarea di Modica) nella sua estensione vetrata, si dilatano sulle superfici di calpestio legando ancora gli ambienti della casa allo spazio esterno in cui trovare un forte legame materico e domestico.
La tettoia preesistente dell’antica stalla è stata oggetto di restauro ed estensione con il rifacimento della copertura, come nel resto della casa, in coppi siciliani. All’interno del volume sono stati collocati un forno di pietra e una cucina, entrambi affacciati sulla nuova grande piscina rettangolare, alla stessa quota della corte di pietra laterale di cui costituisce diretta estensione per l’impiego dello stesso materiale lapideo impiegato per tutte le zone di calpestio (pietra di Modica).
La vasca natatoria si attesta con il bordo a sfioro, realizzato con una lastra continua in vetro, su un pendio erboso che, come l’ingresso, raggiunge il muretto a secco di contenimento della proprietà: ulteriore elemento che testimonia le caratteristiche antropiche e gli elementi ripetuti delle costruzioni rurali del paesaggio siciliano.
Foto di Alberto Ferrero – Testo di Matteo Vercelloni



