Gli hutong sono strette strade o vicoli associati alla morfologia urbana di Pechino. Sugli hutong, scanditi da pareti in pietra o intonacate interrotte da portali, si affacciano gli accessi alle case a corte siheyuan che, nella loro sommatoria a incastro continuo, formano interi quartieri e la fitta trama degli hutong.

È questo un tessuto urbano antico che lo sviluppo delle città cinesi e il fenomeno di inurbamento nella Cina contemporanea hanno via via cancellato, demolendo intere zone per densificare le diverse realtà con edifici a torre ripetuti secondo anonime scacchiere di riferimento planimetrico.

La ricerca progettuale di alcuni giovani studi di architettura cinesi, tra cui Standardarchitecture, ha cercato negli ultimi anni di trovare alternative alla procedura della demolizione/nuova costruzione dettata dalla cultura di un modernismo fallimentare, rileggendo il senso e la storia delle antiche tipologie delle case siheyuan e del tessuto morfologico degli hutong.

Il progetto che presentiamo in queste pagine, Cha’er Hutong 8 a Pechino, che Zhang Ke ha sviluppato con il suo studio, rientra in tale vettorialità e lavora alla scala della microchirurgia architettonica e urbanistica intervenendo con attenzione all’interno di una casa a corte “Da-za-Yuan” occupata da una dozzina di famiglie (una variante meno ordinata e simmetrica della tipologia siheyuan, caratterizzata da aggiunte funzionali e volumetriche che hanno riempito nel tempo parte della corte).

In genere queste superfetazioni avvicendatesi nel tempo (piccole cucine, micro depositi, stanze autonome) sono considerate elementi impropri che disturbano l’impianto originario a corte libera della casa siheyuan e durante gli interventi di recupero e restauro sono sistematicamente eliminati.

In questo intervento invece Zhang Ke assume i manufatti abitabili aggiuntivi come una risorsa, e una testimonianza del vissuto collettivo, con cui potersi confrontare, reinventandone funzioni e figure.

All’interno del recupero complessivo dell’intera struttura architettonica, due sono gli elementi ridisegnati e riproposti quali spazi per la collettività; una biblioteca per bambini di legno e uno spazio per l’arte in mattoni (che recupera in parte una ex cucina sotto il grande albero preesistente), rispettivamente di 9 e di 6 metri quadrati.

Si tratta di due micro costruzioni, due piccoli padiglioni (presentati nello spazio delle Corderie alla scorsa Biennale di Architettura veneziana) che attivano il confronto e l’uso dello spazio della corte, unendo agli spazi privati delle abitazioni il senso collettivo dell’incontro, nello sforzo di rafforzare i legami tra le comunità e i nuclei familiari.

La biblioteca per bambini, costruita con pannelli di legno multistrato, si insinua in parte sotto il tetto a falda della costruzione esistente, spingendosi però verso l’esterno della copertura e del filo facciata, entrando così in modo diretto nella corte. Come una piccola casa, la biblioteca ha un tetto a falde interrotto da un lucernario che, insieme alle ampie aperture vetrate, cattura la luce dell’esterno.

Lo spazio per l’arte riutilizza invece i mattoni dell’ex cucina collettiva, creando un piccolo elemento espositivo foderato internamente di legno. Il padiglione ingloba una scala esterna sempre in mattoni che rende praticabile il volume e la copertura piana per raggiungere le fronde dei rami del grande frassino cui entrambe le nuove due piccole architetture si vogliono rapportare.

Foto di Su Shengliang e Zhang Mingming, Courtesy ZAO Standardarchitecture – Testo di Matteo Vercelloni

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Vista della corte interna della casa siheyuan oggetto dell’intervento di recupero. Nella corte due nuovi piccoli padiglioni reinventano le funzioni dei volumi avvicendatisi nel tempo.
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Nella corte due nuovi piccoli padiglioni reinventano le funzioni dei volumi avvicendatisi nel tempo.
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Vista degli interni della biblioteca per i bambini di 9 metri quadrati, rivestita con pannelli di legno multistrato.
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Vista dello spazio per l’arte di 9 metri quadrati rivestita con pannelli di legno multistrato. Il piccolo padiglione per l’arte, che riutilizza all’esterno i mattoni di una ex cucina collettiva, ingloba una scala (dello stesso materiale) che circonda l’albero esistente per raggiungere la copertura piana pensata come una terrazza tra le fronde dei rami.
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Uno scorcio della corte interna con i due nuovi piccoli padiglioni destinati alle attività collettive separati dal grande frassino. In primo piano lo spazio per l’arte, rivestito con mattoni di recupero. Sul fondo, emergente dalla copertura e dal filo facciata, la biblioteca per bambini si caratterizza come piccola architettura interamente di legno.
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Scorcio della corte interna con i due nuovi piccoli padiglioni destinati alle attività collettive separati dal grande frassino.