progetto di Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA , Célia Imrey + Tim Culbert / Imrey Culbert
Landscape design di Catherine Mosbach
Progetto dell’allestimento di Studio Adrien Gardère
Foto di Iwan Baan, Philippe Chancel, Mondadori Portfolio/Leemage
Testo di Alessandro Rocca

Sul sito di una miniera di carbone chiusa dagli anni Sessanta sorge oggi il nuovo museo d’arte di Lens, un’architettura che costruisce il paesaggio e che, nello stesso tempo, non rinuncia alle dimensioni e alla presenza che deve avere, rispetto al luogo e rispetto all’intera città, un’istituzione di rilievo internazionale come il Louvre.

L’edificio si trova su una specie di isola verde di natura incerta e recente, circondata dalle case a schiera dove abitavano, e dove probabilmente risiedono ancora, i minatori. Per un Louvre si tratta di un bel salto, dal centro di Parigi e dalle Tuileries, il palazzo di città del re di Francia, al piatto paesaggio del Pas–de–Calais, la piovosa regione carbonifera al confine col Belgio solcata dalle schiere delle case operaie e dalle incolori colline prodotte dai residui degli scavi minerari. Il progetto, che porta l’inconfondibile impronta di Kazuyo Sejima, organizza le diverse sale del museo secondo la logica del cluster, un grappolo di edifici separati che si legano uno all’altro secondo modalità topologiche, cioè in rapporto alle caratteristiche spaziali dei luoghi piuttosto che secondo griglie geometriche o derivate dai modelli tipologici. L’affrancamento dalla geometria si ripete nella forma dei tre padiglioni maggiori in cui le pareti si piegano seguendo una leggera curvatura: “il progetto, spiegano Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, evita le rigide forme rettilinee che sarebbero state in conflitto con il delicato carattere del luogo così come le forme libere, che avrebbero frenato la funzionalità del museo. La leggera piegatura degli spazi si accorda con la forma allungata e ricurva del lotto e crea una sottile distorsione delle aree interne, mentre è sempre rispettosa delle condizioni espositive”. Il percorso di visita parte dal padiglione quadrato al centro del cluster, dove si concentrano i principali servizi per il pubblico: libreria, caffetteria, info point, area picnic e sale riservate. L’edificio ha tutte le pareti completamente vetrate attraversate dalla trama dei sottili pilastri e lo spazio unitario, di 3600 metri quadri, è come una piazza coperta facilmente accessibile da tre ingressi diversi. Questa sala si può attraversare per raggiungere l’altro lato del giardino oppure si può scegliere tra uno dei due spazi espositivi principali, la sala per le mostre temporanee e la Grande Galerie, uno spazio continuo completamente rivestito, sia all’interno che all’esterno, in alluminio anodizzato, e illuminato dalla luce che filtra attraverso la sequenza delle travi metalliche. La sala ha una lunghezza di 120 metri per una superficie totale di 3000 metri quadri e ospita la Galerie du Temps, un’esposizione semipermanente di opere prestate dalla casa madre di Parigi. Il layout è stato definito dallo studio di Adrien Gardère che, chiamato da Sanaa nel 2009, ha deciso di eliminare ogni partizione interna e ha raccolto le opere per gruppi omogenei secondo criteri geografici, storici o stilistici: “Gli arredi del museo, dice Gardère, consistono in un sistema di piattaforme, binari per la sospensione dei quadri e plinti che sono sempre ben staccati dalle pareti di alluminio, il cui leggero effetto specchiante produce un’estetica eterea e raffinata. I materiali degli arredi hanno toni chiari e opachi che enfatizzano i magnifici colori delle opere esposte”. Un contributo fondamentale all’equilibrio del nuovo museo proviene anche dal progetto del giardino che si integra perfettamente con l’architettura e incorpora la vegetazione spontanea, cresciuta negli anni dell’abbandono, in un progetto di rigenerazione, come spiega la paesaggista Catherine Mosbach, con “aree definite da bordi erbosi e piccoli monoliti isolati, aree picnic, indicazioni pedagogiche, giardini della memoria che richiamano alla mente il ciclo del carbone, campi di erba alta in fasce orientate secondo il lato lungo del lotto e incrociate da viali di erba rasata, rilievi in erba e formazioni di muschio e, dappertutto, un corteo di giovani piante a fare da sottobosco”.