Non ha fatto studi artistici, ma il senso della creatività sembra averlo assorbito per osmosi. Tanto che oggi è considerata una delle esponenti più creative delle nuove generazioni imprenditoriali del design italiano.
Trentotto anni di esile ma travolgente dinamicità, Carola Bestetti è figlia di Renata e Luigi Bestetti che quasi 50 anni fa rilevarono una piccola azienda d’imbottiti e nel 1988 ebbero l’intuizione di affidarsi alla visione di Piero Lissoni per dare forma alla loro idea di impresa.
Fu così che nacque Living Divani, uno dei marchi più rappresentativi del design made in Italy. Ai tempi Carola aveva nove anni, Piero ne aveva 32. “Possiamo dire di essere cresciuti insieme”, racconta la giovane imprenditrice che oggi riveste il ruolo di direttore marketing, comunicazione e sviluppo prodotto dell’azienda di famiglia. Sicuramente una grande fortuna, quella di essersi formata al fianco di un grande progettista quale è Lissoni.
Ma anche una doppia e pesante responsabilità per Carola, la cui sfida oggi è quella di evolvere, nel segno della continuità e della coerenza, il progetto intrapreso con successo dai genitori. “La mia è stata una formazione sul campo. Ho iniziato la facoltà di economia e commercio dopo gli studi al liceo classico, ma dopo soli sei mesi ho capito che non ero portata per quel tipo di percorso. L’ingresso nell’azienda di famiglia è avvenuto di conseguenza.
Dopo un anno ho deciso di provare a ‘camminare’ da sola e sono andata a Londra, dove ho trovato lavoro in una caffetteria; lì sono rimasta per otto mesi, sino a che Roberto Gavazzi, titolare di Boffi, mi ha proposto un’esperienza nello showroom che aveva appena aperto a New York.
Ho imparato molto dalla mia parentesi americana, durata due anni, che da New York mi ha successivamente portata a Los Angeles, sempre per Boffi; per la prima volta mi sono occupata di design avendo un rapporto diretto con il cliente finale e non con il trade o il professionista.
Sono tornata all’interno di Living Divani che avevo 23 anni. Qui ho iniziato a darmi da fare in ambito commerciale, dopodichè mi sono spostata sul marketing e sulla comunicazione, per arrivare, poco alla volta, al prodotto, che ho capito essere ciò che mi appassiona maggiormente”.
In questi ultimi anni ti sei ritagliata il ruolo di talent scout. Come è nata questa tua vocazione?
Si tratta di un riconoscimento che mi fa piacere ma che ancora mi suona un po’ strano, tenuto conto dell’importanza della figura di Piero Lissoni all’interno di Living Divani, di cui è sempre stato l’art director. Dal momento del suo ingresso in azienda, Lissoni ha instaurato un rapporto di grande sintonia e fiducia con i miei genitori, che gli hanno concesso ampia libertà di movimento. Questo ha fatto sì che l’azienda sia cresciuta in modo molto ‘lissonicentrico’.
Nel momento in cui ho sentito la necessità di differenziare la proposta di Living Divani, per me non è stato facile trovare la modalità con cui inserire nuovi tratti che fossero coerenti con l’immagine costruita da Piero. Per cui ho capito che, per ampliare la tipologia dei prodotti presenti nel nostro catalogo, non occorreva e non bisognava rivolgersi a grandi nomi. Anzi, che da questa necessità poteva nascere un’opportunità per dare spazio a giovani designer.
Come si fa a individuare nuovi talenti?
Faccio ricerca attraverso vari canali e mi affido alle segnalazioni dei designer con cui collaboriamo. È un’attività a cui vorrei dedicarmi con maggiore impegno e rilievo, creando una struttura interna rivolta appunto alla ricerca e alla creatività che possa fare da trait d’union tra l’azienda e la figura dell’art director.
Ciò che conta maggiormente, dal mio punto di vista, è garantire la continuità del progetto Living Divani, non solo dal punto di vista del disegno e della comunicazione, ma anche del singolo prodotto.
Non a caso, negli ultimi anni abbiamo dedicato grande impegno all’evoluzione dei prodotti esistenti, proprio perché non è più possibile presentare ogni anno 15 nuovi modelli come si faceva negli anni ’90: il mercato non potrebbe assorbirli. Per questo preferiamo spesso evolvere quanto abbiamo già messo a punto, introducendo innovazioni tecnologiche o nuovi accorgimenti a livello di finiture e soluzioni formali.
Quali sono i giovani designer che ritieni particolarmente interessanti?
Sicuramente David Lopez Quincoces, con il quale collaboriamo dal 2013. David si è formato anche all’interno dello studio Lissoni, dove ancora oggi lavora. Questo fa sì che i suoi lavori si inseriscano con coerenza nel nostro catalogo. I suoi progetti, come la nuova famiglia di tavolini, sedie e poltrone Era, raccontano alla perfezione, con le loro silhouette essenziali e lo spirito sartoriale, il design Living Divani.
Apprezzo molto anche il lavoro di Mist-o, il duo composto da Noa Ikeuchi e Tommaso Nani. A Colonia presenteremo la versione definitiva del loro Daydream, un daybed che abbiamo realizzato l’anno passato per la Collezione Salone Satellite 20 anni.
E poi c’è UNpizzo, uno studio formato da Agnese Selva e Bettina Colombo, due giovani designer che hanno reinterpretato il tradizionale merletto canturino per disegnare la famiglia di sedute Tombolo.
Quali sono i principali mercati di riferimento del marchio?
Living Divani opera su un panorama internazionale con oltre l’85 per cento del fatturato proveniente dall’estero. Il mercato interno ha sempre un’importanza fondamentale per l’azienda, ma è l’Europa nel suo complesso a fare la parte del leone con una quota pari al 70 per cento del fatturato, nonostante il mercato europeo sia ormai maturo e quasi saturo.
Molto importante è anche il Nord America, da cui oggi ci arrivano le maggiori soddisfazioni, ma è in Asia che si prospettano le opportunità migliori per il futuro: negli ultimi anni abbiamo inaugurato vari punti vendita ad Hong Kong, Bangkok, Singapore, Hanoi e Ho Chi Minh e numerose aperture sono in previsione in Cina.
Com’è organizzata la distribuzione di Living Divani a livello internazionale?
La nostra rete di rivenditori internazionali consta prevalentemente di negozi multimarca, all’interno dei quali le aree riservate alle ambientazioni di Living Divani stanno diventando sempre più grandi per dare spazio all’offerta articolata dell’azienda. Lo scorso anno abbiamo aperto a Beirut il primo monomarca Living Divani, seguito dal secondo a Dubai. Il terzo dovrebbe essere inaugurato quest’anno in Cina.
Quali sono i progetti più significativi che negli ultimi tempi hanno rafforzato la presenza di Living Divani nel settore Contract?
Per noi il contract è un settore importantissimo e in forte lancio. La tipologia più diffusa di progetto a cui lavoriamo è l’hotellerie – spesso affrontata in collaborazione con il nostro art director Piero Lissoni – a cui l’azienda si approccia tramite la collezione living indoor & outdoor e la proposta per la zona notte.
Tra le realizzazioni più recenti, il Roomers Hotel a Baden Baden, un hotel di lusso che abbiamo arredato nella lobby, nel ristorante, nella sala ricevimenti, nello spazio spa e hammam, nello scenografico rooftop bar e nelle 130 camere e suites: una grande sfilata di prodotti Living Divani, personalizzati nelle dimensioni, a dimostrazione della loro versatilità d’utilizzo sia nelle versioni indoor che outdoor.
Ci capita spesso di realizzare soluzioni su misura, come per il Saharai Hotel a Fez in Marocco progettato dall’architetto francese Christophe Pillet.
Tra gli ultimi progetti di contract, ci piace menzionare anche la fornitura di Living Divani in uno degli interventi residenziali più prestigiosi di New York, il nuovo complesso 520 West 28th dello studio Zaha Hadid Architects, realizzato in collaborazione con West, il nostro rivenditore a New York.
Altra importante collaborazione è la partnership siglata con Muraba per la realizzazione del nuovo Muraba Residence Palm Jumeirah a Dubai, firmato dallo studio spagnolo RCR Arquitectes.
Nel 2019 Living Divani festeggerà 50 anni. Quali sono i progetti più importanti con cui l’azienda si presenta a questo appuntamento?
Stiamo già lavorando a questo importante appuntamento, ma non voglio svelare troppo. L’ampliamento del comparto produttivo, con 2500 metri quadri dedicati a impianti e magazzino, racconta che la nostra azienda è in continuo divenire. La nuova area estende l’edificio inaugurato nel 2007 su progetto di Piero, che era intervenuto sulla sede precedente aggiungendogli una sorta di pelle vetrata, profonda 8 metri, dove sono stati collocati gli uffici e lo showroom.
Visto che festeggeremo anche i 30 anni di collaborazione con Lissoni, mi piacerebbe che per l’anniversario Piero disegnasse una collezione one-off a cui dedicare un evento in una location speciale.
Come ti immagini i prossimi 50 anni di Living Divani?
Il mondo sta diventando sempre più piccolo: è come se i confini stessero scomparendo e tutto avvenisse ad un passo da qui, nel nostro cortile! È quindi necessaria una maggiore capacità di interazione e di velocità nella comunicazione.
L’apertura di un canale wechat per dialogare quotidianamente con il pubblico cinese lo dimostra! Nell’era del consumismo globale, in cui tutto deve essere a disposizione subito in un clic, la vera sfida è far capire al pubblico che il nostro è un prodotto durevole e ha un valore intrinseco.
Questa la missione che mi sono posta per il futuro di Living Divani.
testo Maddalena Padovani