Il lavorare sul costruito, l’assumere il manufatto urbano preesistente come una risorsa con cui confrontarsi e con cui attivare processi di trasformazione, l’idea di intervenire sulla città con microchirurgie urbanistiche e architettoniche, appare una delle strade intraprese con convinzione dalla scena del progetto internazionale. Anche in Italia, fenomeni di strategie di riattivazione e di riforma di interi isolati, di riuso di fabbriche e depositi dismessi, di restauri di preziose dimore storiche ammalorate, sono sviluppati con convinzione.

Ora anche gruppi imprenditoriali vedono nel ‘riuso della storia’ e nella sua rivitalizzazione dal punto di vista del patrimonio edilizio e architettonico, uno degli strumenti di pianificazione e di immissione sul mercato di un prodotto immobiliare sostanzialmente ‘diverso’ da quello offerto dall’eredità della cultura del Movimento Moderno, sintetizzata nella formula demolizione-progetto-nuova costruzione.

Milano, accanto ai grandi cantieri ex-novo di Citylife e di Porta Nuova, sta registrando un percorso ‘parallelo’, distribuito a macchia di leopardo nel tessuto della città. Si tratta di un processo complesso e attento alle diverse storie degli specifici casi d’intervento.

Come il caso di riforma generale dell’Antica Ca’ Litta quattrocentesca, che presentiamo in queste pagine, nel suo sviluppo in corso sta a dimostrare. L’intervento di ricucitura urbana, di attento restauro per la parte più antica affacciata su via Pantano a fianco dell’antico Ospedale del Filarete ora sede dell’Università Statale, e di trasformazione del corpo di fabbrica più recente affacciato sul Corso di Porta Romana, è stato affidato allo Studio Vittorio Grassi Architetto & Partners dal Gruppo Unipol.

Un intervento nell’ambito di Urban Up, il programma di riqualificazione immobiliare del Gruppo che intende valorizzare gli edifici di proprietà, con una particolare attenzione a quelli di maggiore rilievo in termini di memoria storica, valore monumentale e simbolico.

Nel caso del recupero, trasformazione e restauro del complesso dell’antica Ca’ Litta, della corte passante che la unisce alla riforma dell’edificio del secondo dopoguerra sul lato opposto dell’isolato, Vittorio Grassi ha operato con sensibilità e invenzione nella convinzione che: “Le grandi città offrono sempre meno spazi per realizzare nuove architetture innovative e complesse.

Il recupero del preesistente è dunque una grande opportunità per restituire alla comunità spazi urbani dimenticati e per riportare a nuova vita piccoli gioielli dell’architettura. In questo senso Antica Ca’ Litta, le cui origini risalgono al ‘400, è un esempio perfetto di sintesi fra tradizione storica e design contemporaneo, fra rispetto della nostra cultura e slancio verso il futuro”.

In tale vettorialità il progetto si sta concentrando su un attento e meticoloso restauro della parte antica, grazie al quale saranno riportati all’antico splendore gli affreschi del primo piano riconducibili ad allievi di Andrea Appiani (1754-1817) e gli stucchi di Giocondo Albertolli (1742-1839).

Particolare attenzione è riservata alla ricomposizione della facciata storica con le sue inferriate, infissi lignei e ferri battuti dei balconi, e alle pavimentazioni esterne e della corte. Sui sei piani dello stabile saranno ricavati diciotto esclusivi appartamenti, rinnovati non solo dal punto di vista delle figure degli interni e delle scelte materiche adottate, tra cui marmi pregiati e parquet di rovere posato all’ungherese, ma anche negli impianti celati con sapienza nelle atmosfere avvolgenti degli ambienti domestici.

Un sistema di verde interno farà da connettore nella corte tra la Ca’ Litta e l’edificio affacciato sul Corso di Porta Romana di epoca più recente e oggetto di un intervento trasformativo più evidente e marcato, riconoscibile nella sua voluta contemporaneità. I sei piani dello stabile saranno destinati a uffici open space accessibili da una grande lobby al piano terreno. In questo caso l’intervento dello studio Vittorio Grassi declina in modo attento qualità e decoro in tutta la verticalità dei due edifici, sia negli spazi privati, sia comuni.

Nello specifico dell’edificio affacciato su Porta Romana, nell’ottica di un inserimento empatico e di confronto nell’intero tessuto cittadino, si individuano alcuni tratti guida del processo compositivo. Il ridisegno delle facciate interne si unisce alla nuova loggia ricavata al penultimo piano e, soprattutto, alla nuova grande struttura vetrata prevista in copertura verso l’interno.

Questo grande luminoso volume sospeso, ricavato dalla demolizione della copertura a falde preesistente, accoglierà un’area lounge, uffici di alta rappresentanza e un’esclusiva sala meeting corredata da un giardino pensile. Un nuovo belvedere urbano da cui si coglieranno con un solo sguardo due icone della storia dell’architettura della città: la Ca’ Granda del Filarete e la Torre Velasca dei BBPR, anche quest’ultima parte di Urban Up.

Testo di Matteo Vercelloni

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Sezione prospettica dell’intervento: la storica Ca’ Litta affacciata su via Pantano restaurata; la corte centrale di collegamento e, sulla destra, l’edificio del secondo dopoguerra oggetto di un intervento di restauro più marcato.
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Foto del cantiere ripresa dalla limitrofa Torre Velasca. (courtesy by Studio Vittorio Grassi Architetto & Partners).
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Rendering della corte centrale passante
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Rendering del controcampo della corte con, a sinistra, la nuova facciata interna dell’edificio affacciato su Corso di Porta Romana
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Rendering del volume vetrato sospeso, belvedere urbano sulla Torre Velasca e la Ca’ Granda del Filarete.
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Rendering di progetto: il fronte della Ca’ Litta restaurato su via Pantano
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Rendering della galleria interna con stucchi e affreschi originali riportati in luce
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Rendering di una zona living di sapore più contemporaneo