Si chiama Amie. Il nome (femminile e romantico) in realtà è un acronimo – sta per Additive Manufacturing Integrated Energy – e cela l’anima supertecnologica di questa mini casa: un guscio di 11,5 metri di lunghezza per 3,5 di larghezza per 4 metri di altezza, completamente realizzato con pannelli stampati in 3D.

L’idea è nata da una felice partnership fra scienza e design: da un lato l’Oak Ridge National Laboratory (Ornl), uno fra i più importanti laboratori di scienze e di tecnologia americano che fa capo al Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, dall’altro, lo studio Skidmore, Owings & Merrill (SOM), firma di punta (anche per dimensioni) nel panorama del progetto internazionali con le sue dieci sedi sparse in tutto il mondo e le oltre 10.000 realizzazioni in 50 Paesi diversi.

Il progetto, nato nella sede storica dello studio americano, e cioè Chicago, sfrutta un avanzato software di modellazione 3D per realizzare i pannelli (opachi per il 79% e trasparenti per il 21%) che come una sorta di meccano compongono la struttura dell’edificio, rinforzata da uno scheletro portante in acciaio. I vantaggi? Non si produce scarto e tutte le parti possono essere smontate, ‘macinate’ e riutilizzate.

La casa, inoltre, presenta caratteristiche energetiche hi-tech, che consentono una sua collocazione anche in zone climatiche estreme: all’interno è stato previsto uno strato isolante per creare un involucro termico performante e dallo spessore extra slim, mentre pannelli fotovoltaici flessibili e integrati nel tetto rendono la casa autosufficiente dal punto di vista energetico (luce ed elettrodomestici).

Non solo. L’edificio è in grado di alimentarsi direttamente da un’auto ibrida, la cui batteria può fornire energia con la tecnologia wireless (www.ornl.gov/amie).

Testo di Laura Ragazzola