Lo Shanshui è uno stile di pittura cinese di origine antica incentrato sulla raffigurazione di panorami e paesaggi naturali in cui l’inchiostro dato a pennello sostituisce i colori più convenzionali, restituendo delle poetiche composizioni in bianco e nero in cui montagne e fiumi, cascate e boschi, si miscelano l’uno con l’altro in raffigurazioni sempre diverse e fortemente armoniche.
Letteralmente “immagine di montagne e acque”, lo Shanshui assume valori simbolici e filosofici in quanto non tende a percorrere la pratica della mimesi, a riprodurre una scena naturale del reale, quanto piuttosto raffigura un’idea, un pensiero della natura.
Scriveva il maestro Li Ch’eng (919-967): “Lo Shanshui è un genere di pittura che va contro la comune definizione di ciò che è un dipinto. Lo Shanshui rifiuta il colore, la luce, l’ombra e il lavoro soggettivo con il pennello, non è una finestra aperta per l’occhio dell’osservatore, ma è uno strumento per la mente del pittore e quindi assomiglia più a un ragionamento filosofico”.
A questa antica tradizione si riconduce gran parte della ricerca progettuale dello studio MAD in cui l’oggetto architettonico si stempera in chiave paesaggistica, dove l’architettura diventa frutto di contaminazioni disciplinari, in bilico tra l’idea della formazione di spazi compiuti e la loro proiezione verso i paesaggi che l’accolgono, di cui assorbono carattere, topografia e ragione, diventandone parte integrante senza tuttavia ricorrere alla chimera del mimetismo vegetale.
Anche il progetto che presentiamo in queste pagine, lo Huangshan Mountain Village, dal nome delle famose montagne della regione emerse dal mare cento milioni di anni fa nel Mesozoico a causa del sollevamento terrestre, si riconduce a tale ricerca declinando dieci grandi edifici (da cinque a ventuno piani) come metafore, idee di ‘montagne abitabili’.
“Abbiamo fatto degli edifici residenziali un’estensione del paesaggio esistente” afferma Ma Yansong fondatore dello studio; “oggi le persone vivono in una società competitiva seguendo fideisticamente il principio dell’efficienza; perciò chiunque trova difficoltà a comprendere il senso: perché i personaggi raffigurati nei dipinti Shanshui abbiano intrapreso con coraggio percorsi di montagna tortuosi e impervi solo per raggiungere la cima delle vette e sorseggiare in silenzio un tè in un padiglione osservando il paesaggio dell’intorno”.
La scommessa di una soluzione di oggettivo conflitto tra uomo e natura costituita da un insediamento ad alta densità come lo Huangshan Mountain Village in un sito così delicato è stata vinta nel disegno degli edifici pensati come ‘montagne’, o meglio come suggerisce appunto la pittura Shanshui, come un’idea di montagna.
Le tre componenti essenziali dell’antico genere pittorico (i sentieri, la soglia, il cuore) sono tradotte in chiave architettonica legando tra loro i diversi ‘edifici-montagna’ caratterizzati dalla sommatoria di piani ondulati bianchi di diversa forma e dimensione (dalle originali 108 curve si è arrivati alla standardizzazione di 5 figure di riferimento) a formare delle terrazze ad andamento crescente rastremato, dal basso verso l’alto, che si sviluppano a 360° per ogni livello, in modo da offrire a ogni spazio vetrato (la facciata di ogni edificio per un totale di più di 850 unità abitative) la vista dell’orizzonte in uno spazio-rifugio, di tipo immersivo e naturale.
Il progetto ascolta la topografia del suo intorno, rilegge la figura delle piantagioni terrazzate delle coltivazioni del tè, pensa ad un’architettura in chiave territoriale oltre che paesaggistica, unendo tra loro le residenze, l’hotel, gli spazi comuni e i percorsi connettivi. Per definire più che una ‘macchina abitativa’ un organismo architettonico che enfatizzi atmosfere e attitudine del luogo.
Foto di Fernando Guerra, Hufton+Crow, Laurian Ghinitoiu, Shi Zheng/courtesy MAD
Testo di Matteo Vercelloni

