Oggi l’architettura ha difficoltà a essere originale? Certo che no, piuttosto a essere appropriata, perché spesso disturba o violenta il paesaggio e la natura. Non è il caso di questa realizzazione nella regione orientale del continente africano formata da vastissimi altopiani che digradano verso le coste con ripidi strapiombi: Gota Dam Residence, come è stata battezzata, è infatti una casa sulla roccia che vive un rapporto integrale tra architettura e ambiente naturale, raccontando in modo coerente il contesto in cui si inserisce.
Nata dalla collaborazione tra lo studio londinese di architettura Seilern Architects (che festeggia quest’anno i primi dieci anni di attività) e la progettista Muzia Sforza, è stata studiata per un musicista che cercava anche un buen retiro congeniale alle attività di composizione e registrazione.
Si sviluppa per 1.500 metri quadrati alla sommità di una vertiginosa scogliera, come un macro-oggetto che sembra precipitare sulla diga artificiale sottostante (il principale serbatoio d’acqua per il terreno agricolo circostante), rafforzando forma e immagine complessiva del luogo. L’edificio lavora sulla differenza di quota, configurando un sistema di spazi protesi tra i 112 e i 116 metri sul livello del mare e diventando un elemento che si integra alla topografia circostante.
La consapevolezza di intervenire in un posto davvero unico per suggestioni ambientali ha spinto Christina Seilern a moltiplicare la ricerca progettuale delle relazioni visive con il paesaggio. “Il disegno di vetrate che non ponessero limiti allo sguardo”, spiega “è stata la prima fonte d’ispirazione del concept architettonico.
Tutte sono state imbrigliate tra coperture lineari a sbalzo progressivo e terrazze belvedere attrezzate con zone ombreggiate di protezione dei raggi diretti del sole, a costruire una continua relazione di osmosi tra interno ed esterno”.
Di fatto, sviluppata su più livelli che assecondano l’orografia del sito, la casa si compone di tre volumi di segno modernista in granito, legno e vetro. Il materiale lapideo è stato recuperato in loco grazie allo scavo e allo sbancamento della crosta rocciosa, una scelta che lega e radica ancora più profondamente il manufatto all’intorno. Con grande attenzione ai dettagli costruttivi.
Un volume accoglie gli spazi privati delle camere da letto per gli ospiti, prolungati all’esterno in una piattaforma lignea di grandi dimensioni, gli altri due le articolate zone giorno d’inverno e la master suite, racchiuse in luminose scatole di vetro che enfatizzano la sensazione di vivere protetti e sospesi all’interno della roccia naturale.
In una continuità di linee, ambienti e percorsi, poco e volutamente sobrio risulta l’arredo che si illumina con le opere d’arte. Così quando l’estroversione verso il primo specchio d’acqua – a livello del patio centrale, elemento di raccordo e snodo tra i due corpi principali dell’abitazione – incontra la figura della piscina outdoor più grande costruita al livello inferiore, la radicalità del progetto si manifesta appieno: l’architettura si fa paesaggio e la casa abbraccia il bacino della diga e il verde tropicale della giungla. Senza troppi rumori di sottofondo.
Foto di Bruce Rowland, Angela Geddes courtesy Studio Seilern Architects – Testo di Antonella Boisi