Un buen retiro per i fine settimana, una casetta in Polonia, su un ripido pendio pre-montano, con elevato rischio di frana. Anima di cemento armato, isolamento interno a struttura cellulare schiumata, finiture industriali basic di rivestimento diventano la risposta tailor-made a un eterno dilemma: pensare la costruzione in armonia con la natura o ad essa contrapposta?
L’architetto polacco Robert Konieczny – leader e fondatore nel 1999 del pluripremiato studio di architettura KWK Promes, ha scelto una terza via: quella di una totale simbiosi con le forze della natura, riuscita grazie a un’innovativa soluzione costruttiva, che contiene l’interazione con i movimenti tellurici.
Ha infatti immaginato una scatola abitativa sviluppata su un unico livello con i due lati lunghi totalmente vetrati, affinché luce e viste del paesaggio potessero entrare da protagonisti nella composizione spaziale.
Poi, per ragioni di sicurezza e privacy, ha ‘comandato’ in modo elettrico la chiusura del lato d’ingresso, accostando una ‘parete’ scorrevole lunga 10 metri e un ‘ponte levatoio’ con funzione di elemento di connessione e di persiana.
Ma, soprattutto, la sua invenzione è stata quella di sollevare il tutto rispetto al terreno in pendenza, come se la costruzione “appoggiasse su un’impalcatura sotto la quale l’acqua piovana può scorrere libera” ha commentato.
Così il volume ha assunto la forma di un archetipo fienile eretto su tre sottili pareti e chiuso dal tradizionale tetto a capanna, che risulta innovativo nella composizione sfaccettata e rastremata delle superfici di chiusura della struttura inferiore, inclinate e a sbalzo rispetto al terreno.
“Alla fine è come se nella figura complessiva della casa, coesistessero due tetti, uno rivolto al cielo e l’altro alla terra, che la proteggono dai fenomeni naturali e dalle loro coseguenze” ha spiegato Konieczny. È diventata un’arca sospesa e galleggiante nei campi aperti di un giardino-non giardino, che vuole restare soltanto portatore di magia e incanto.
Testo di Antonella Boisi