Ristorante, Cioccolateria, Hosteria, Caffè, Galleria, Library: Larte si declina così, con un neologismo, senza apostrofo e per parole-chiave.

Dallo scorso 1 ottobre, nella fortuita coincidenza di una planimetria a L nel cuore nobile di Milano, in via Manzoni 5 già casa natale di Carlo Emilio Gadda.   “Larte racconta l’alta  qualità italiana in termini di patrimonio agroalimentare, lifestyle, creatività e cultura, riti e usi quotidiani come esperienza polisensoriale globale” spiega Davide Rampello, presidente e direttore creativo di Larte (nonché dei contenuti artistici di Expo 2015). “Rimanda alle tradizioni storiche, all’accoglienza del nostro territorio. L’offerta esclusiva di caffè, cioccolato, vino, quella ristorativa e di opere d’arte, poesia e saggistica classica all’interno di un luogo adeguato sul piano architettonico, di soluzioni di design, d’immagine, restituisce un ‘restaurarsi’ e ‘rivitalizzarsi’ che coincidono con la conoscenza di un gusto, di uno stile. Una narrazione dell’italianità affidata a personale formato ad hoc; alla lista di vini e piatti si affianca il menù, fatto di disegni a china, delle proposte in vendita nel locale: dal quadro all’arredo di design, dai vini alle calzature, potenzialmente tutto”.   Un concept stimolante che porta la firma di un gruppo di soci e partner di Altagamma: Alessi, Artemide, Baratti & Milano, Bellavista, Ca’ Del Bosco, Caffarel, Cantine Ferrari, Capri Palace Hotel, illycaffè, MK Consulting, Federico Regalia, Sanpellegrino, Santo Versace, imprese di eccellenza nei relativi settori. Una squadra che ha lavorato in team con il vicepresidente esecutivo Roberto Morelli di illycaffè e il consigliere delegato Ermanno Zanini, general manager di Capri Palace Hotel.   “Con lo sguardo rivolto a Expo 2015, partiamo da Milano verso il resto del mondo” continua Rampello, che ha selezionato prodotti, oggetti, libri e opere d’arte per il salotto-hub milanese e ne supervisiona l’evoluzione, tra presenze fisse e rinnovabili. “Il nostro programma accompagna anche la ristorazione e  ospiteremo altri chef a invito, interpreti della varietà e peculiarità dei territori italiani, che lasceranno ‘in eredità’ la loro ricetta personalizzata, ma anche proprietari di osterie e produttori enogastronomici. Stiamo mettendo a punto una vera e propria dispensa di prodotti gourmand che, su richiesta, si possono avere a casa propria. Una formula che contiamo di riprodurre anche in altri contesti, a Dubai o Istanbul, dove l’anima del luogo resterà la stessa, ma la sostanza completamente differente nelle modalità realizzative”.   Nella fattispecie, il compito è stato svolto da Lorenzo Morganti/Grixoni Service, responsabile del progetto architettonico e d’interior, e da Marco Bravo/Nu Bureau, curatore dell’allestimento e della comunicazione visiva. “L’input è stato quello di configurare una cornice spaziale neutrale e al tempo stesso fortemente caratterizzata, in grado di dialogare, tramite continui contrappunti materici-cromatici tattili ton sur ton, con le numerose presenze protagoniste”, raccontano all’unisono.   “Né algida né sopra le righe, mixa tonalità di grigio ‘metropolitano’ e nuance più calde e terrose. Con l’accostamento di vetro e acciaio ossidato color bronzo a intonaci grezzi e a cementi che, in diversi accenti, vanno dalle finiture grezze delle pareti a quelle soft dei tavoli. Per controbilanciarsi con superfici in vetro-tessuto di lino o tele di cotone, ora tenda, ora vera e propria quinta teatrale  che valorizza opere d’arte e di design”.   Sotto il profilo architettonico, il progetto ripropone sottili richiami al territorio italiano, confermando nella pavimentazione l’asse privilegiato di via Manzoni e ricreando un paesaggio astratto nella superficie frastagliata del nuovo soffitto. Anche la composizione interna degli spazi deve molto alle tradizioni. Quasi classico il caffè bar affacciato su via Manzoni, dotato di piccoli tavoli-espositori lineari e di una parete attrezzata a tutta altezza e d’impatto destinata a installazioni grafiche e di prodotto. La linea tracciata dal banco bar prosegue oltre, fondendosi con la teca per il cioccolato, creando un unico fronte con le teche disposte nella galleria delle opere d’arte.   Al termine della galleria, posizionata nello snodo tra i due bracci della L, si trova la cucina, cuore pulsante del progetto. Centrale, come in gran parte delle case italiane, punto focale di un cannocchiale prospettico è sempre visibile dagli ambienti adiacenti: la  sala vera e propria che prende luce da un giardino d’inverno e il più appartato “salotto da conversazione”. Una similitudine con gli ambienti domestici che si conferma nel parziale cambio di registro degli arredi: le sedute diventano poltroncine imbottite, i tavoli della zona privè classici evergreen del design italiano come i tavoli Reale di Carlo Mollino, mentre le pareti riproducono la patina del “salotto” milanese per eccellenza: Galleria Vittorio Emanuele II.   Le grandi lastre vetrate che accolgono al loro interno il sottile velario di tela naturale sono state linea-guida del progetto. Molto importanti nella definizione degli “espositori-paraventi” che garantiscono visibilità dei prodotti e privacy dei clienti, come nella configurazione della “cucina-boudoir” che svela i suoi segreti senza abdicare al seducente gioco del “vedo-non vedo”. Punto di forza risultano i pioli di cemento fibrorinforzato, del tutto removibili, che emergono dalle pareti délabré: creano composizioni ogni volta diverse e nella parte più interna una winery a vista.   L’italianità dei prodotti adottati, dai materiali agli arredi di design, si completa con le opere d’arte scelte da Rampello con la consulenza di Finarte/Stefano Zorzi  e dell’associazione dei galleristi italiani. “Arte moderna e contemporanea” spiega. “Perché l’Italia da sempre esprime momenti altissimi nei linguaggi artistici. Soprattutto dal dopoguerra in poi, con influenze in tutto il mondo.  Si pensi a Giorgio Griffa, Francesco Messina, Arnaldo Pomodoro, Toti Scialoja, Francesco Simeti”. Soltanto i primi a oggi ad abitare la quodianità di Larte. (Antonella Boisi)

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La Bottega dell’italianità