Di Valentina Croci

Filiera corta e mercati globali

Lago Objects powered by Lovli è una selezione di piccole realtà italianein vendita, con prodotti realizzati in esclusiva, sul portale e distribuite nei negozi Lago in Italia, Francia e Germania. Le aziende selezionate sono Acquaefuoco, I Love Legno, Habits, Serafino Zani, Ceramiche Calcaterra e Marmi 1948. “L’iniziativa”  precisa Daniele Lago, AD Lago “aveva la necessità di dotare la propria rete di vendita di strumenti che incidessero positivamente sul traffico del negozio stesso e, contemporaneamente, iniziare un percorso di informatizzazione, essenziale per affrontare le sfide globali.

Per contro, Lovli aveva necessità di ampliare la distribuzione delle aziende del proprio network. Dall’unione delle due realtà è nata Lago Objects Powered by Lovli, una selezione di oltre 40 prodotti per la casa, 100% made in Italy, che si possono trovare solo nei punti vendita che espongono Lago. I negozianti ordinano i prodotti della linea Objects direttamente dal portale che si occupa della consegna (sotto la nostra supervisione). Il flusso è operativo dal 15 giugno.

Per la scelta dei prodotti si parte da un brief di Lago al quale segue una proposta di Lovli che, in base alla propria esperienza sul consumatore, propone dei concept da sviluppare con le aziende del network. Si procede alla scelta dei nomi più promettenti e si stilano le linea guida per il fine-tunning di prodotto. Dopo un paio di prototipazioni, si arriva al prodotto finale che, in poche settimane, viene messo a disposizione della rete vendita.

L’obiettivo è fornire ai negozianti un flusso continuo di novità, come nella moda. E il complemento d’arredo, che presenta una rotazione molto alta, è uno strumento ideale per generare traffico sul negozio. La linea Objects è anche un’opportunità per mettere in luce nuovi designer italiani come i talentuosi Studio Habits o Marmi1948, giovane realtà che porta il design nel marmo”.

L’elogio del quotidiano

Nato nel 2008 e diretto da Gianluca Corbari, il marchio Atipico cerca un percorso fuori dalla routine, espresso da oggetti e complementi con un’estetica minimale e un linguaggio che duri nel tempo, materiali di qualità e una manifattura 100% made in Italy. Alla base c’é un talent scouting e un proficuo dialogo con giovani designer, tra cui Federico Angi, Fabio Meliota, Antonino Sciortino, Carlo Trevisani e Zaven.

Spiega Corbari: “Ci distinguiamo per la continua ricerca nei materiali, anche tradizionali come legno, ferro e ceramica, riletti con linguaggi contemporanei ma nella tradizione del fare. Sperimentiamo nella fisicità dell’oggettoe nei processi di produzione cercando di far uscire l’anima dei materiali. Finora sono stati i designer a scegliere Atipico. Sono progettisti che conoscono le tecniche storiche e la cultura produttiva nostrana. Molti provengono da attività di famiglia nel manifatturiero e hanno una conoscenza diretta del tessuto italiano. C’è generalmente un buon bacino, di buon livello e preparazione. Con alcuni si è instaurato un rapporto di consulenza reciproca che va al di là della definizione del singolo prodotto.

A loro chiedo quel dettaglio, quel ‘colpo giusto’ che fa la differenza, senza realizzare un prodotto troppo ‘disegnato’. Lavoro per lo più con designer italiani, anche se non sono gli unici della scuderia, per una maggiore facilità a comprendersi e per la cultura in comune. Ma ci sono molti stranieri che vogliono assimilare il nostro modo di vivere e il nostro saper-fare. Nel futuro approfondiremo aree del complemento di arredo ancora poco sviluppate come piccoli arredi, poltrone, scrivanie o vetrinette. È un mercato che ha ancora spazio, ma solo per cose fatte bene, distinguibili e non troppo commerciali. E accessibili, perché è importante recuperare quella fascia media di mercato che sta scomparendo.

Puntare sulle personalità

Con l’esordio come art director nel 2013, Giorgio Biscaro segna un cambio di direzione per FontanaArte, operando un lavoro filologico che rende omaggio agli storici designer dell’ottuagenaria azienda dell’illuminazione, come Ponti o Chiesa, ma anche alla cultura italiana e contemporanea del progetto, dotata di ironia e innovazionetipologica.

Spiega Biscaro: “Ho lavorato con GamFratesi (per metà italiani), Emmanuel Babled (che in Italia ha lavorato molto, ereditando alcune peculiarità del fare progettuale nostrano), Studio Klass e Zaven per tornare su concetti cardine quali emozione, sperimentazione e calore, dando vita a una collaborazione virtuosa.

Il mio impegno maggiore è rivolto all’analisi della grande quantità di progetti che quotidianamente pervengono in azienda. Tuttavia preferisco comunicare un brief a uno specifico designer, scelto in base al suo fare progettuale, e sviluppare il progetto insieme a lui nel rispetto della professionalità del designer medesimo.

È un lavoro rischioso che lascia poco margine di errore alle mie valutazioni. L’attività di approfondimento rappresenta da sola una percentuale importante del mio tempo. Ferréol Babin, ad esempio, è stato contattato in seguito alla visione del suo progetto di tesi su un blog francese. Il panorama del design italiano under 35 è variegato.

Da un lato, c’è una generazione di professionisti formati e dotati ognuno di un’attitudine specifica che mi fa sperare in un futuro positivo. Dall’altro, c’è un gruppo di designer che dimostra poca attenzione alla disciplina e scarsa conoscenza dei processi culturaliche hanno portato alla nascita di quello che oggi viene definito design, che non può prescindere dalla comprensione del nostro trascorso socioculturale. Serve tanta buona volontà e una certa dose di autocritica”.

Incubatore di talento

Pedrali, marchio bergamasco del contract, si contraddistingue per la gamma eterogenea di prodotti e il mix di designer più ‘strutturati’ e giovani progettisti italiani. È stata lei a scommettere sull’allora emergente Odoardo Fioravanti che, con la seduta Frida, ha vinto il Compasso d’Oro.

Spiega Giuseppe Pedrali, AD dell’azienda: “Nella nuova collezione abbiamo messo in evidenza la centralità del legno e dell’imbottito al fianco dei materiali plastici. Soluzioni che nascono dalla sperimentazione di materiali e tecnologie: come l’innesto delle gambe dello sgabello Babila, progettato da Fioravanti, senza aggiunta di elementi di supporto, o il sistema di aggancio dei bracci dell’appendiabiti Flag, disegnato da Pio e Tito Toso.

Ci piace lavorare con persone con cui riusciamo a stabilire un buon feeling e condividere idee e sogni. Le collaborazioni arrivano da percorsi e sensibilità differenti, accomunati dalla volontà di interpretare la nostra anima produttiva che, grazie allo sviluppo interno della maggior parte delle lavorazioni, si traduce in prodotti di qualità e competitivi nel prezzo.

Seguiamo il lavoro di alcuni designer che stimiamo e con qualcuno ci incontriamo regolarmente per scambiarci idee. Oppure riceviamo e valutiamo le proposte dai progettisti che non conosciamo. Odoardo Fioravanti si è presentato nel 2007 con il prototipo di una sedia in polipropilene che utilizzava la tecnologia gas air moulding. Sapeva che la stavamo utilizzando. Non lo conoscevamo. È stata una scommessa per entrambi.

I giovani designer italiani sanno di poter attingere a un repertorio storico di immenso valore. Rispetto ai loro colleghi stranieri hanno inoltre la fortuna di essere vicini a numerose realtà produttive di eccellenza. E il loro migliore apporto sta in idee progettuali che mixano memoria, conoscenza tecnica e creatività”.

Piccoli oggetti per fare scouting

A Giulio Cappellini è sempre interessato scoprire giovani talenti nel mondo. E per molti di questi l’incontro ha fatto da trampolino di lancio. Per la collezione Progetto Oggetto del marchio Cappellini, il designer-imprenditore ha scelto alcuni creativi italiani under 30 (Antonio Facco, Antonio Forteleoni, Mist-O e Leonardo Talarico) per una collezione di complementi d’arredo che enfatizza l’artigianato e la manifattura italiana, in opposizione agli stampati plastici cinesi.

Spiega Giulio Cappellini: “Di solito, quando inizio un rapporto non è solo per realizzare un solo progetto, ma per costruire una storia destinata a durarenel tempo. Stabilire il giusto feeling è fondamentale, io debbo rispettare la libertà espressiva del designer e lui sapere ciò che Cappellini può fare. Il complemento d’arredo è spesso il primo step. Di frequente sono i designer a propormi dei complementi.

Spesso mi colpisce uno schizzo, un prototipo o semplicemente trovo interessante la persona. La scelta è istintiva, viene dal cuore. Creare un prodotto oggi richiede molto tempo e sforzi: è necessaria la volontà da entrambe le parti di raccontare al mercato qualcosa di nuovo, di fare un oggetto migliore di quello fatto dieci anni fa.

È importante saper usare la tecnologia per progettare, ma lo è altrettanto fare modelli, prototipi e seguire i prodotti passo dopo passo, autonomamente o con gli uffici sviluppo delle aziende. Vedo positivamente l’aumento dell’autoproduzione da parte dei giovani designer italiani. I nostri progettisti in erba devono fare i conti con una grande storia e cultura del design, con personaggi immensi conosciuti in tutto il mondo.

Il confronto può e deve essere uno stimolo a lavorare sull’innovazionee la contemporaneità. Un giovane designer deve avere pazienza: se è bravo prima o poi qualcuno lo scopre”.

Creatività tra analogico e digitale

Marchio trentino pioniere in Italia dell’industrial 3D printing, .Exnovo si è imposto con una collezione di lampade realizzate da giovani designer italiani – Alessandro Zambelli, Gio Tirotto e Stefano Rigolli, 4P1B e Lanzavecchia + Wai – che hanno evidenziato le illimitate potenzialità formali della stampa 3D e il saper fare artigianale tipico del made in Italy.

Racconta Giulia Favaretto, responsabile marketing del marchio: “Abbiamo puntato su giovani designer italiani, già riconoscibili sulla scena del design, per conferirci un carattere distintivo che si riassume in oggetti dalla forte cultura progettuale. Puntiamo sui giovani perché hanno più famigliarità con le tecnologie digitali sia come processi produttivi, sia come strumenti per il progetto.

Le collaborazioni sono nate da workshop in azienda, in cui abbiamo spiegato la nostra visione di tecnologia. La stampa digitale consente infatti una libertà creativaquasi illimitata, ma non va intesa fine a se stessa, bensì integrata nella cultura manifatturiera dalla quale attinge. Tutti i prodotti stampati 3D sono rifiniti a mano con una cura del dettaglio che li rende più vicini al pezzo unico che al prodotto industriale. La produzione di .Exnovo nasce dall’ibridazione di competenze, tra il digitale e l’artigianale, che i designer hanno enfatizzato.

I contrasti materici, come il legno o il vetro con il materiale del 3D printing, e il saper fare espresso dagli oggetti rappresentano la quintessenza del made in Italy. I designer hanno inoltre dimostrato unicità e voglia di mettersi in gioco: la libertà compositiva della stampa 3D può essere disarmante nella fase iniziale dell’ideazione.

Nel futuro coinvolgeremo altri giovani designer e artigiani per spingere ulteriormente la contaminazione materica e progettuale. Punteremo sull’alto artigianato e su modelli che sappiano rappresentare l’innovazione della stampa 3D”.

Strategie attraverso il design

Da importatore di oggetti cinesi, Seletti è diventato un brand produttore di complementi d’arredo riconosciuto nel mondo per l’eterogeneità delle collezioniche condividono ironia, originalità e la rilettura di oggetti preesistenti. Il direttore commerciale e creativo Stefano Seletti deve questo successo alle sue intuizioni, ma anche ai contributi di giovani designer come Alessandra Baldereschi, CtrlZak, Marcantonio Raimondi Malerba e Alessandro Zambelli che hanno segnato una svolta nel mercato.

“La collaborazione con Alessandro Zambelli, il primo designer della scuderia Seletti, è nata per vicinanza geografica e per l’esigenza personale di tradurre in progetto le mie idee, visto che non ho competenze a riguardo” racconta Stefano Seletti. “Con la linea Estetico Quotidiano c’è stata la svolta e ci siamo aperti anche nuove collaborazioni. È capitato che fossero italiane perché l’azienda era conosciuta per lo più in Italia, ma non siamo preclusi a collaborazioni con stranieri.

Questi contributi hanno dato importanti apporti per creare un prodotto più maturoe definito, con più attenzione ai dettagli che, per un’azienda che viene dalla grande distribuzione, ha significato un riposizionamento commerciale e un target più alto. Se dieci anni fa l’80% del fatturato derivava dalla grande distribuzione, oggi è solo il 5%, mentre il resto viene da retailer specializzati nel design.

Con i designer abbiamo portato avanti importanti esperimenti: i mobili Wire di Zambelli – armadietti in metallo da palestra trasformati con pochi dettagli in arredi per il domestico – consentono a un ready made di cambiare posizionamento e rete distributiva. Con Marcantonio Raimondi Malerba stiamo rivisitando il concetto di classico con un’operazione più artistica che di design.

Non vogliamo essere come le aziende nordiche del complemento, ma mostrarci più colorati, sistematici e creativi. Ovvero più italiani”.

Contaminazioni materiche e generazionali

In vendita da questo autunno, il progetto Code di Calligaris inaugura una serie di lampade e complementi d’arredo che, da un lato, completa l’offerta dell’azienda friulana, dall’altro, vive indipendentemente con una propria identità di marca e rete di vendita.

Gli oggetti sono progettati da Stefano Claudio Bison, Busetti Garuti Redaelli, Matteo Cibic, Michele Menescardi, Mr Smith Studio, Pio e Tito Toso, scelti dalla brand agency Nascent, direttore artistico di Code, e Massimo Cian, direttore del Centro Ricerca e Sviluppo di Calligaris.

Commenta Andrea Bocchiola, responsabile marketing dell’azienda: “Code è un incubatore di talentoper giovani designer italiani con caratteristiche di originalità nel segno e immagine forte. I prodotti sono integrabili nella collezione Calligaris perché ne condividono il tratto e le finiture, come ad esempio i colori.

È un ‘in-management’, ovvero integrato nella logica produttiva Calligaris e ha lo stesso target di consumatore. È ‘smart’ nel senso di semplicità, funzionalità e praticitàa un prezzo competitivo. E, grazie alla vendita indipendente, consente di creare altri contatti con il nostro pubblico. Il complemento d’arredo è un’opportunità di business perché, rispetto al divano o al letto, ha molta più rotazione di fatturato.

Abbiamo scelto designer italiani per ridare valore a un patrimonio del fare che ha ispirato intere generazioni e sottolineare la nostra italianità. Calligaris è di nuovo 100% italiano, ora che Alessandro Calligaris ha riacquisito le quote societarie. Vogliamo aumentare il mecenatismo verso i giovani talenti.

Ci siamo rivolti a designer con esperienza, ma in futuro, forse in un progetto parallelo a Code, vogliamo rivolgerci a progettisti ancora più giovani, offrendogli l’opportunità di venire a contatto con un’azienda strutturata, ma anche di essere distribuiti in tutto il mondo con la nostra rete di 480 negozi in 90 Paesi”.

 

Valentina Croci

gallery gallery
Lago powered by Lovli presenta la seduta 7 Minuti, prodotta da Ilovelegno in una falegnameria di Vigliano Biellese.
gallery gallery
Il camino Nero di Acquaefuoco Wellness Mood, brand di Giovanni Crosera e Mario Mazzer. Lago powered by Lovli
gallery gallery
Un complemento della collezione Filodolce in filo di ferro di Giovanni Casellato per Lago.
gallery gallery
Un complemento della collezione Filodolce in filo di ferro di Giovanni Casellato per Lago.
gallery gallery
Prodotti da Atipico, i vassoi Arca e Slitta in marmo di Carrara di Carlo Trevisani.
gallery gallery
La lampada da tavolo Badess in fil di ferro cotto nero, disegnata da Antonio Sciortino. Atipico
gallery gallery
Il centrotavola in alluminio Prisionier di Mist-o. Atipico
gallery gallery
La lampada a sospensione Cloche è una riedizione di un prodotto d’archivio del 1995 che interpreta lo stampo per il pudding. FontanaArte
gallery gallery
Gli ‘spot light’ a sospensione modulari Igloo realizzati in tecnopolimero su disegno di Studio Klass. FontanaArte.
gallery gallery
l’applique a led Bonnet che con la sua forma recupera e massimizza l’emissione di luce, design Odoardo Fioravanti. FontanaArte.
gallery gallery
Dalla nuova collezione Pedrali, Flag, design Pio e Tito Toso, è un appendiabiti da terra con bracci componibili in polipropilene e tubo portante in acciaio.
gallery gallery
Lo sgabello in frassino Babila di Odoardo Fioravanti è caratterizzato dalle gambe sottili. Pedrali
gallery gallery
La sedia Tivoli di Michele Cazzaniga, Simone Mandelli e Antonio Pagliarulo che ripercorre il tema delle sedute in legno tradizionali. Pedrali
gallery gallery
Della collezione Progetto Oggetto di Cappellini, dedicata ai designer italiani under 30, i vasi Duo in ceramica di Antonio Facco.
gallery gallery
I vasi Jana in ceramica di terra nera di Antonio Forteleoni. Cappellini
gallery gallery
I vasi Atlantis in ceramica e vetro di Mist-o. Cappellini
gallery gallery
Il portafiori in alluminio Voir di Leonardo Talarico. Cappellini
gallery gallery
Realizzata da .Exnovo in stampa digitale (poliammide sinterizzata) e materiali tradizionali come legno e vetro, la lampada da tavolo Rhizaria di Lanzavecchia + Wai.
gallery gallery
La sospensione Afillia di Alessandro Zambelli. .Exnovo
gallery gallery
La serie da tavolo Voltaire di Gio Girotto e Stefano Rigolli. .Exnovo
gallery gallery
Dalla nuova collezione di Seletti, lo scolapiatti Inception (ispirato all’omonimo film di Christopher Nolan) di Luca Nichetto.
gallery gallery
Gli armadietti Wire di Alessandro Zambelli. Seletti
gallery gallery
La serie di comò Export di Marcantonio Raimondi Malerba. Seletti
gallery gallery
La lampada Woodspot di Alessandro Zambelli. Seletti
gallery gallery
Nel progetto Code di Calligaris sono presenti la lampada Pom Pom con base in cemento di Matteo Cibic.
gallery gallery
L’abat-jour di Michele Menescardi caratterizzata dal gioco di scala. Calligaris
gallery gallery
Il tappeto Marocco di Matteo Cibic. Calligaris
gallery gallery
Lo specchio/contenitore a muro Moss di Busetti Garuti Redaelli. Calligaris