Foto di Think Puglia
Testo di Antonella Tundo
Un palazzo monumentale, dalla facciata scultorea e barocca, impenetrabile.
Siamo nel centro storico di Galatina, un vivace paese nel cuore del Salento, in una stradina davvero stretta, un silenzio assoluto, quasi denso durante la controra, un sole che definisce e taglia ogni geometria con le sue ombre nette, creandone di nuove. È qui che si erge l’imponente palazzo Gorgoni, edificato intorno al 1780 e implementato intorno all’Ottocento, tipica architettura signorile locale. I proprietari, Tiziana e Antonio, giovani e brillanti avvocati romani, affascinati dall’idea di casa marocchina, decidono di ristrutturare questo palazzo dopo un viaggio a Marrakech, vogliono creare il loro riad salentino, un luogo che si sveli solo penetrandolo, incanto dal tesoro celato, imprevedibile e inatteso. Attraversato il portone in legno ci si trova nella corte, spazio filtro tra interno ed esterno, e realmente nessuno dei due luoghi. Intorno a questo ruota vertiginosamente l’intero palazzo e danza lo spettacolo barocco della pietra leccese lungo le facciate e la scalinata che conduce al primo piano. Neanche qui è ancora rivelata la contemporaneità che, nascosta all’interno, ricopre tutto come nuova patina discreta. Al momento dell’acquisto la situazione dell’intero edificio era molto diversa dalla pulizia e dall’eleganza che ora sembra innata. La ristrutturazione ha richiesto un lavoro paziente e chirurgico. Il palazzo era corroso dall’incuria del tempo, diviso e spezzettato in dodici unità abitative, incastrate tra loro, con una distribuzione e un risultato surreale. Superfetazioni avevano stratificato la vecchia struttura, ricoprendola e incrostando l’antico palazzo di una pelle non sua. La decisione forte, una sfida quasi, è stata allora quella di spogliarlo, di denudarlo e riportarlo all’eleganza della sua forma originaria, renderlo scheletro da rivestire nuovamente, con abiti contemporanei e funzionali. Il risultato è un’architettura che diviene scena per opere d’arte e pezzi di design d’eccezione che prendono vita e luce, in una collocazione unica. Questa l’idea degli architetti Massimo Famiglini, Franco Maria Rao e Debora Garra, dello studio Spaceplanners di Roma, che decidono per un rinnovo che lasci intatto l’involucro, conservi l’essenzialità, rispetti la storia, ma guardi concretamente al presente, con una visione allargata verso l’intera tradizione mediterranea. “Abbiamo voluto ricostruire una casa padronale che negli ultimi anni aveva perso la sua originale identità di ‘casa patrizia’, trasformata in una miriade di appartamenti, questo è stato il nostro focus progettuale. Abbiamo poi ‘frullato’ il tutto e aggiunto il profumo e l’aria del Salento” raccontano gli architetti e proseguono: “Per gli infissi esterni, ad esempio, si è scelto di utilizzare il ferro, tinto di un grigio perla, con ampie vetrate. Per due ragioni: la prima per poter effondere all’interno la maggior luce possibile; la seconda per mantenere il contatto con i materiali locali di costruzione, pietra e, appunto, ferro: questa terra è stata sempre povera di legno ed un suo uso eccessivo sarebbe stato filologicamente sbagliato”. Per il pavimento di tutta la casa, all’interno, si è optato per mescolare e combinare la pietra di Soleto, una pietra locale, affiancandola ad una colata di resina grigia. Questo ha donato all’ambiente una mise contemporanea, garantendo però una palette cromatica tono su tono. Nuance neutre e delicate ricoprono anche muri e infissi, esaltano e assecondano le vere protagoniste indiscusse, cioè le opere d’arte, l’arredo di design e la vita di chi può cullarsi in questi spazi, con uno stile e in una concezione che guardano dritto al contemporaneo, senza eccezioni e senza rinunce. Un’idea forte di ospitalità ha felicemente guidato la distribuzione: al piano terra, dove come tre piazze ideali si aprono le aree dedicate alla vita comune e al relax, alimentato dal piacere delle acque e del benessere dell’hammam; al piano superiore, dove si trovano le otto camere da letto, che si aprono a corona lungo la balaustra barocca che guarda il chiostro settecentesco, ognuna con ingresso indipendente. E infine la grande terrazza, arricchita da selezionate piante grasse, costituisce il luogo ideale per godere del sole primaverile e del fresco della sera, alla luce riflessa delle magnifiche chianche bianche di pietra leccese.