La villa progettata dall’architetto Sergei Tchoban nel verde dei boschi che collegano Berlino a Potsdam si sviluppa su tre livelli, uno dei quali interamente interrato. La regolarità della geometria in pianta, una forma quadrangolare aperta su tutti i lati con ampie porzioni vetrate, diventa occasione per sperimentare un gioco compositivo che ricorda quelli ‘di costruzione’ froebeliani.
Quei giochi intramontabili costituiti da scatole di diversa misura contenenti blocchetti di legno colorati usati nell’infanzia per erigere case e palazzi di fantasia in miniatura. In questo caso il senso ludico della sovrapposizione diventa tema del progetto caratterizzando l’edificio per lo scarto, l’ardito slittamento dei due livelli sovrapposti.
Il primo ancorato a terra, e rivestito di mattoni rossi, come molte costruzioni locali, sostiene quello sovrastante che si offre come una scatola vetrata scandita da una pelle geometrica di alluminio coibentato che slitta verso l’esterno, lungo la sua diagonale e per più di metà della sua lunghezza, ottenendo una zona porticata che anticipa l’ingresso, e una grande terrazza al primo piano.
L’apparente immagine in equilibrio della figura complessiva, che non denuncia in solette spessorate il necessario sostegno dello sbalzo volumetrico del primo piano verso l’esterno, è risolta a livello statico e strutturale con l’impiego di due travi da ponte di acciaio che calate all’interno del disegno dei fronti del piano superiore scompaiono diventandone parte integrante, identificando l’intero corpo a sbalzo con la trave di sostegno.
In questo modo la voluta semplicità e chiarezza della pianta di riferimento si trasforma a livello volumetrico in elemento complesso, dinamico e sorprendente. Una filosofia di approccio che quasi sembra ripercorrere la strada della felice stagione delle folies architettoniche, che, proprio nel famoso Parco di Sans Souci poco distante, popolano con diverse figure lo strabiliante palcoscenico paesaggistico tardo settecentesco voluto da Federico II.
Avvolta dagli alberi ad alto fusto che la circondano, questa piccola architettura emerge dal contesto per figura e materiali, valorizzando allo stesso tempo su tutti i lati la fruizione del paesaggio, cui si rapporta in modo diretto dagli ambienti interni.
I fusti degli alberi sembrano entrare nel soggiorno al piano terra in cui è posizionato un camino centrale, mentre le chiome si spingono nella zona notte a sbalzo del primo livello collegata al piano sottostante da una scala elicoidale collocata in uno spazio a doppia altezza.
Le camere da letto si aprono poi sulla grande terrazza ricavata su parte della copertura del blocco di mattoni di sostegno. Il piano interrato è dedicato alla cura del corpo con una sala fitness e una spa vetrata interamente rivestita con tessere di mosaico color terra.
Foto di Martin Tervoort – Testo di Matteo Vercelloni