SPECIALE EXPO

Lo abbiamo incontrato nello Slow Food Theater, accanto alla Collina Mediterranea, al termine del Decumano. Qui, Carlo Petrini insieme a Jacques Herzog, socio fondatore con Pierre de Meuron del celebre studio di architettura di Basilea, ha presentato alla stampa il ‘suo’ padiglione per Expo 2015. O meglio, le ‘sue’ tre cascine in legno di larice, costruite intorno a un grande orto, dove si parla (e si discute) di biodiversità.

Come ha convinto lo studio Herzog & de Meuron a ritornare a lavorare per Expo dopo che nel 2011, in seguito a una mancata condivisione di obiettivi con gli organizzatori, aveva rinunciato a collaborare con l’Esposizione Universale di Milano?

Con una telefonata (sorride, ndr). E grazie a una grande amicizia nata da una sincera comunione di interessi e di visioni circa il futuro del nostra pianeta. Devo, infatti, ringraziare Jacques Herzog e tutta l’équipe del suo studio perchè hanno saputo ben interpretare la nostra idea: partecipare a Expo Milano 2015 per affrontare le tematiche che a noi stanno più a cuore, prima fra tutte quella della biodiversità. Per garantire a tutti un cibo ‘buono, pulito e giusto’ bisogna proprio ripartire dalla biodiversità, che vuol dire conoscere e, quindi, difendere le ricchezze del nostro pianeta, non disperderne le risorse sfruttando la terra oltre misura, chiedendo sempre di più nel nome di una iperproduzione che distrugge la fertilità dei suoli, che non rispetta il consumo del bene-acqua. Perché la biodervistà è l’elemento più prezioso per uno sviluppo sostenibilie…

…ma il termine sostenibilità oggi è molto inflazionato: per lei cosa significa ?

Il concetto è ben espresso dai nostri cugini francesi, che traducono ‘sostenibilità’ con ‘durable’, cioè duraturo. Bene, qualunque attività che noi facciamo in agricoltura deve agire in modo che gli effetti positivi durino a lungo. Non dura a lungo avvelenare la Terra; non dura a lungo sfruttare le risorse idriche in maniera irresponsabile… Sostenibile è tutto quello che è necessario fare per dare alle cose una vita che prosegue negli anni, nel tempo.

Anche la partecipazione di Slow Food a Expo 2015 va letta in questa direzione?

Certo. Abbiamo voluto essere qui a Expo per costruire in maniera dialettica qualcosa che possa durare. Le Esposizioni Universali del XXI secolo non possono ridursi a una straordinaria impresa di carattere estetico, a una effimera autocelebrazione dei Paesi partecipanti: noi abbiamo voluto concentrarci sui contenuti. E l’architetto Herzog ha saputo ben interpretare con il suo lavoro la filosofia di Slow Food, traducendo il concetto di sostenibilità – e quindi di durabilità – in elementi architettonici.

In quale modo?

Con una struttura in legno semplice, quasi arcaica, pensata all’insegna della sobrietà. Nello sviluppo del progetto, Herzog e il suo team hanno adottato un linguaggio moderato, contenuto, in piena sintonia con Expo 2015 il cui slogan è: ‘Nutrire il pianeta’: un’architettura opulenta e ridondante sarebbe stata in netto contrasto con questo tema. Ma se ne conserverà anche memoria: grazie al taglio modulare, le tre cascine potranno essere smontate e riassemblate altrove a beneficio della collettività ( e di chi ne ha più bisogno).

Insomma un padiglione pieno di risorse…

… Sicuramente, anche perché il 6 ottobre ospiterà Terra Madre Giovani, un importantissimo appuntamento sui temi della biodiversità e della tutela ambientale, che dal 3 ottobre per una settimana vedrà confluire a Milano centinaia di giovani contadini, pescatori, allevatori provenienti da tutto il mondo. E saranno proprio loro, con la loro giovinezza, la loro passione e il loro impegno, a dare un’anima (e un vero significato) ad Expo 2015. Per questo noi abbiamo deciso di essere qui.

 

di Laura Ragazzola

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La struttura è realizzata in legno con elementi modulari prefabbricati, completamente smontabili e riassemblabili (Rubner Objektbau). Luci di Artemide.
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Il Padiglione è caratterizzato da tre edifici che disegnano uno spazio interno triangolare che ospita un orto.