La ricerca sul colore di Hella Jongerius inizia dalla sua formazione all’accademia di design, ma diventa una costante del suo lavoro a partire dal divano Polder per Vitra nel 2005, caratterizzato proprio dallo studio dell’accostamento cromatico dei cuscini.
Per lei un colore non è tale se non contestualizzato in una collezione o in un materiale che gli danno vita e senso. Per questa ragione non è attratta dalle tinte unite, né dal cromatismo di per sé, quanto dalla giustapposizione di palette cromatiche.
E questo è ciò che caratterizza progetti come la East River Chair per Vitra, i tappeti per Danskina o i tessuti e la cartella cromatica per la business class della KLM. Nel 2009 è stata chiamata a realizzare una libreria di colori per Vitra che fosse applicabile ai diversi materiali e tessuti, agli arredi più classici e a quelli più contemporanei. Compito non da poco che le ha conferito il titolo di art director per i colori e i materiali dell’azienda svizzera.
Nel 2013 sono stati infatti presentati da Vitra alcuni classici di Charles e Ray Eames e di Jean Prouvé rivisitati secondo una nuova teoria di colori che ha tenuto conto sia delle palette delle rispettive versioni storiche, sia delle nuance tipiche dell’epoca, ma anche delle tendenze più contemporanee.
Altro caso è il tessuto Hopsak realizzato per Vitra dal 1971 e utilizzato per le collezioni di Eames e Nelson nel range cromatico individuato da Alexander Girard. Quest’anno la palette di Hopsak è stata aggiornata da Jongerius con 28 colori e 26 tessuti bicolore che generano inediti contrasti e combinazioni. Un’operazione che ha connesso la storia del design con una sensibilità più contemporanea, affermata dalle famiglie di rossi, verdi e blu e dai gruppi di chiaro-scuro.
La ricerca per Vitra ha segnato negli anni alcuni step di sperimentazione e una progressiva acquisizione di consapevolezza, esemplificata dal progetto Daylight Colourwheel, dalla serie dei Coloured Vases e dall’installazione Color in changing daylight del 2011. In quest’ultima Jongerius ha registrato il cambiamento apparente di colore di una sfera di terracotta dalle ore 8 alle 17.30 di un giorno di giugno inoltrato, dimostrando quanto la percezione cromatica non sia oggettiva ma dipendente dalle condizioni ambientali, dai materiali e dalla sensazione del soggetto.
Nella recente installazione Exemplary al MAK di Vienna le sei pitture su tela e le 25 lastre di metallo laccate hanno mostrato tentativi di giustapposizione cromatica finalizzati a evidenziare quanto il colore influenzi la percezione del materiale o di un medesimo colore, se accostato ad altri caldi o freddi. È un’istallazione che testimonia una metodologia e rievoca il processo d’investigazione.
Tale ricerca richiama alla mente le sperimentazioni e le teorie del colore del Bauhaus, così come i lavori di Josef e Anni Albers. Tuttavia, nel furniture design Hella Jongerius si mostra capace di unire questa indagine a una personale cifra estetica che rende i suoi oggetti immediatamente riconoscibili.
L’accostamento dei colori è uno studio che non si completa mai. Per la designer olandese il colore è materia, uno strumento attivo di progettazione. Travalica le mode e non ha a che fare con il trendsetting. Le ‘ricette’ per creare le palette cromatiche che ritroviamo anche nei prodotti finiti non nascono dai codificati pantoni, ma traggono ispirazione da manuali antichi per la pittura.
La capacità della tela pittorica di catturare la luce e di renderla viva è ciò che Jongerius si prefigge di trasferire nei prodotti di serie. E la tradizione delle Belle Arti si trasmette al mondo dell’industria.
Valentina Croci

