Foto di Henry Thoreau
Testo di Patrizia Catalano
Una chiesa come nave, con una grande vela che si staglia contro il cielo, dove gli angeli possano sostare.
Quando l’arcivescovo di Taranto propose all’architetto milanese, ormai giunto quasi alla fine della sua lunga e ricchissima carriera di autore, di progettare e realizzare la chiesa più importante della città, Ponti, dopo aver accettato con l’entusiasmo di sempre la sfida di progettare una chiesa (ne aveva già realizzate alcune molto belle a Milano, negli anni del boom economico), proprio a questo aveva pensato, alla vocazione marina della città, alla sua particolare configurazione, i due mari, contigui ma separati, alla sua storia travagliata, alla sua vocazione di città greca, ostile al mondo latino. Un luogo di culto dunque che riflettesse il mare e dal mare venisse riflessa, circondato da un bosco di essenze mediterranee, un’isola aggrappata al mare di Taranto. La facciata, un delicato merletto baroccheggiante, avrebbe dovuto riflettersi nell’acqua delle tre grandi vasche antistanti, così da riprodurre l’effetto di una vela mossa dal vento. Gli interni invece sono caratterizzati da un’unica grande navata, sorretta da un’importante struttura in cemento armato a vista, chiusa dall’altare rivolto verso la platea e da due grandi pilastri anche in cemento che reggono alla sommità due ancore, altare cui pone alle spalle un accenno di coro e una balconata distinta da un gioco geometrico di finestrature goticheggianti. Suoi anche gli affreschi dell’angelo e della Vergine che sovrastano il coro. La prima cosa che colpisce entrando è l’uso del colore, la luminosità e la corposità di certi toni di verde intenso, in una tonalità che Ponti ha già sperimentato altrove, ma che qui assumono la caratteristica di un linguaggio formale che dà il la a tutta la composizione, contribuendo alla percezione, enfatizzata dalla luce intensa del meridione a certe ore del giorno, della struttura come di una grande grotta marina. A questo si aggiungano certi dettagli, come i confessionali in legno chiaro, preziosamente incastrati nella struttura cementizia, i grandi lampadari in metallo dorato che pendono dal soffitto come gocce di luce, e le cappelle laterali, con i piccoli altari e gli accessori in bronzo. Fedele sino all’ultimo al suo pensiero, Ponti realizza una cattedrale che pur nel rispetto di una concezione ‘antica’, ne attualizza in modo dinamico la struttura, permeandola di modernità, riferendosi agli stili classici solo “… per conservare l’antica energia italiana di trasformarli continuamente…”.