Design Zaha Hadid with Patrik Schumacher
Project Director Satoshi Ohashi
Associate Cristiano Ceccato
Project Architect Yoshi Uchiyama
Foto di Iwan Baan
Testo di Davide Giordano
“Zaha Hadid non ha mai progettato un centro commerciale prima d’ora, Galaxy Soho rappresenta quindi una gradita ‘democratizzazione’ del suo lavoro di architetto”.
Così inizia la nomination espressa dal Royal Institute of British Architects a proposito di Galaxy Soho, finalista al Lubetkin Prize 2013. Non un museo quindi, né una opera house: lo studio di Zaha Hadid si è cimentato con la realizzazione di un vasto progetto urbano a programma misto (330.000 metri quadrati di uffici, unità commerciali e di intrattenimento) in una delle zone piú centrali della capitale cinese, all’interno della Second Ring Road. Il Galaxy Soho è composto da quattro volumi principali di quindici piani che, separati e distinti, si fondono in un unicum e comunicano tra loro attraverso un sistema di ponti sospesi che, in armonia con le linee fluide dei quattro edifici, collegano le varie aree della “galassia”. Nella struttura, non mancano corti e zone di interazione, di diverse ampiezze, che rimandano (coerentemente con il linguaggio formale dello studio) alla tradizione architettonica cinese, mai parca di spazi interni comuni. La scelta di “spaccare” la massa totale in quattro volumi asimmetrici di altezze diverse, che raggiungono un massimo di 67 metri, permette alla luce naturale di filtrare fino alle zone comuni al piano terra, ognuna della quali sovrastata da una cupola di vetro, attorno alle quali si articola, senza soluzione di continuità, la circolazione interna. La scelta di impiegare materiali quali alluminio, acciaio e vetro, in concerto con il dinamismo delle forme tanto caro a Hadid, concorre ad alleggerire l’aspetto dell’imponente struttura e, nel contempo, ne riafferma la solidità. Un’architettura di dimensioni importanti, ma non per questo imprigionata in rigidi blocchi ortogonali; linee curve e piani sfalsati, come sospesi in aria, si susseguono in un continuum che avvolge il visitatore e lo “immerge” in questo microcosmo urbano. Galaxy Soho non è un intervento pensato e orientato soltanto al profitto e al business, ma è anche, in modo piú significativo, un progetto dalla forte valenza civica che permette ai cittadini di riappropriarsi degli spazi pubblici; agorá contemporanee dove interazione e comunicazione non devono essere sacrificate allo sviluppo e alla crescita, ma al contrario devono essere preservate e valorizzate come elemento fondante di ogni comunità. Lo potremmo definire un progetto glo-cal: un team di professionisti internazionali, tecniche di progettazione e fabbricazione all’avanguardia, materiali e maestranze del luogo (che hanno permesso di realizzare il progetto in soli due anni e mezzo) sono riusciti a coniugare la visione dell’architetto con le esigenze di un cliente, i bisogni di una comunità e le aspirazioni di una nazione intera. Per dirla con le parole di Hadid: “Ho visitato la Cina per la prima volta piú di 30 anni fa e ricordo di aver pensato fin dal primo momento che un giorno sarebbe stato possibile intervenire in questo contesto in un modo straordinario. Quel giorno è arrivato”.