Open source
Nell’aprile del 2019 adolescenti ed educatori hanno svuotato la casa e hanno iniziato a costruire gli arredi, dopo avere conosciuto la figura di Mari attraverso i libri e i racconti di Lisa Ceravolo. “Non si è trattato solo di mettere insieme chiodi e assi, era importante farglielo scoprire come figura rivoluzionaria”, dice Ceravolo.
Era proprio Mari che nel ’72 aveva pubblicato i disegni e, in segno di protesta, li aveva messi a disposizione di tutti perché fossero personalizzati. Aveva persino chiesto di inviare i progetti riadattati nel suo studio e, neanche a dirlo, ne erano arrivati migliaia. “Ci sta molto a cuore il processo di open source che era alla base del suo lavoro, che poi è l’idea di Hermete, avere un progetto che funziona e metterlo a disposizione degli altri”, dice Perina, “lo faremo con il letto a castello che ci siamo inventati, che non era previsto nei suoi disegni”. La serie di Mari, in principio, era nata da un fallimento. De Padova gli aveva chiesto di progettare un divano letto, che sebbene fosse piaciuto, non era stato messo in produzione. Si chiamava Day Night ed era molto semplice ed efficiente, in un’epoca in cui l’arredo aveva elementi ricchi e ridondanti. Lo produsse Driade, ma con scarso successo. Per questo Mari si indignò, spiegando che il divano non era abbastanza costoso per essere ostentato nelle case della borghesia e non veniva capito nemmeno dai suoi amici. “Le persone capiscono il prosciutto e il vino, ma non la forma”, diceva. E nel volume Autoprogettazione, ristampato da Corraini nel 2002 si chiedeva, con tono provocatorio: “Se le persone facessero delle cose con le loro mani, un oggetto, un vaso da fiori, una sedia, una scarpa, forse starebbero più attente e migliorerebbero il loro gusto?”.